In data 15 luglio 2016, dopo la pubblicazione del volantino che denuncia un preoccupante caso di aggressione avvenuto a Torino e la conseguente consegna di una lettera direttamente al “Responsabile della Direzione di Tutela Aziendale”, i RLS sono stati immediatamente convocati dal nuovo “Datore di Lavoro” e dal “Responsabile dell’UfficioPrevenzione e Protezione”, per discutere dei sempre più frequenti casi di aggressione ai danni dei colleghi della rete.
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MA che senso ha il “post-aggressione”?… perché dobbiamo sempre lavorare sul “post”??…Non si risolvono assolutamente i problemi i questo modo e nemmeno si interviene sulle criticità. Si avrà semplicemente modo da parte dell’azienda di dire: Noi qualcosa lo abbiamo fatto… lasciando però sempre sul lavoratore il problema, la gestione dello stress, del cliente, della giustificazione delle scelte aziendali….
Ehilà Gianluca. E’ sempre un piacere risentirti. Anche se a distanza di tempo e solo virtualmente…
In ogni caso, a me sembra che delle tre richieste avanzate dagli RLS nel loro comunicato e già sottoposte all’azienda due abbiano carattere apertamente e radicalmente preventivo, e solo l’ultima si occupi del “dopo”. Anche il fatto di aver chiesto (e – cosa più importante – ottenuto) l’avvio di un confronto nel giro di una settimana dall’evento scatenante non è una cosa banale.
Volendo fare parallelismi col mondo medico, è come se ci attrezzassimo immediatamente ai primi sintomi di una malattia (la prima aggessione fisica) e ci impegnassimo per i 2/3 sulla prevenzione e per 1/3 sulla cura. Non è una percentuale così disprezzabile, tenendo conto che per quanta prevenzione si faccia, le malattie esistono e quando si manifestano sarebbe comunque meglio curarle.
Chiedere di e lavorare per intervenire sull’organizazione del lavoro e sulle sue ricadute presso colleghi e clienti non ha nulla di ex post ed è estremamaente ambizioso. Peraltro neanche così nuovo, visto che nella nostra Azienda il Sindacato e gli RLS hanno preso numerose iniziative, anche con coinvolgimento di soggetti esterni (ASL e Università) rispetto al tema dello stress lavoro correlato, fino a cercare di ottenerne il riconoscimento come vera e propria malattia professionale. Non è una cosa semplice e certamente non si porta a casa in tempi brevi, ma la strada è iniziata.
Infine non è un caso se i termini di “valutazione preventiva” e “anticipazione” sono stati messi in evidenza e scelti non a caso in questo documento, ma mi rendo anche conto che con le mille incombenze che ci inseguono quotidianamente a volte si può essere indotti a trascurare alcuni aspetti dei testi che ci tocca leggere, a non essere così attenti e pignoli nelle valutazioni… Succede, e non sempre ha delle conseguenze, anche se io personalmente cerco sempre di mettere parecchia attenzione in quello che faccio. Persino in quelle sindacali…
Ciao e a presto!
Paolo Barrera