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Sarebbe bello avere una radio che oltre a passare musica si occupasse dei piccoli fatti di cronaca che quotidianamente avvengono in filiale, negli uffici, ormai anche nelle case di lavoratrici e lavoratori;  cronache, per la maggior parte, centrate sull’intrecciarsi di avvenimenti che tutti conoscono perché li vivono e che sono difficili da rappresentare se non con le voci da una radio;  Radio Rebelde lo saprebbe fare e inciterebbe la ribellione collettiva, non dal lavoro, ma solo da coloro che esercitano il “Comando”.

Le cronache racconterebbero di complotti per “bastonare” (cit.) questo o quel collega che non risponde adeguatamente agli ordini; di false comunicazioni di dati da parte di un capo area per vedere se i direttori sono attenti al loro monitoraggio; di rilascio di obiettivi indiscussi tra chi li realizzerà, nel migliore dei casi sparati ad alzo zero dalle direzioni regionali la cui traiettoria viene parzialmente deviata da direttori e capi area più sensibili e perciò intelligenti;  di continue riunioni e telefonate e mail  ossessivamente ripetute anche a chi è in malattia, sugli stessi argomenti e talvolta in conflitto temporale con l’attività commerciale;   di sottili strumenti della comunicazione utilizzati come invisibili clave atte a fiaccare gli spiriti critici (e perciò spesso costruttivi) in favore di una stupida e insensata obbedienza forse anche fine a sé stessa.

Certo, per fortuna non tutto, non sempre e non ovunque è così (sarebbe una doppia follia) e sappiamo bene che il rumore copre il silenzio.   Ecco a cosa servirebbe Radio Rebelde, a dar voce alla voglia di cambiare, di sentirsi umanamente nel Gruppo Intesa Sanpaolo, agli accordi che con fatica vengono trattati e poi scritti nelle regole che governano la vita in azienda.

Un’azienda che non si fida dei propri dipendenti e che si organizza come un esercito sarà anche efficiente in termini di mercato, prenderà premi nazionali e internazionali tuttavia…che tristezza e che rabbia quei comunicati che enfatizzano l’obiettivo, lasciando presumere che sia reale e già realizzato, del miglior posto dove lavorare, del buon clima interno che forse da qualche parte ci sarà e che fa tanto rumore;  vogliamo anche ricordare che il consenso è inopportuno estorcerlo né millantarlo.    Radio Rebelde con le sue voci, con le sue grida, farebbe uscire dal silenzio, inteso contrario al suono, le centinaia di pagine sindacali scritte che denunciano tali condizioni e quella piccola-grande porzione di Banca dei Territori silente, dolente e per certi versi vinta che però ha ancora un briciolo di energia per ribellarsi.

Forse, così, pareggeremmo i rumori, le grida, le voci e contribuiremmo ad un reale e democratico miglioramento.

 

1 febbraio 2021             

 

Fisac Cgil-Intesa Sanpaolo

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