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Incombe all’orizzonte l’avvento di Isy Bank, progetto che, a sentire le dichiarazioni entusiastiche del nostro upper management in quel di Milano, nel fantasmagorico palazzo detto “Scheggia di Vetro”, ci condurrà verso un luminoso avvenire.

Nel frattempo i colleghi e le colleghe della rete schiantano dai carichi di lavoro e dalle pressioni commerciali – nonostante una fase di marginalità di tassi che consente lauti utili alla nostra azienda anche soltanto aprendo la bussola la mattina – e quindi una domanda sorge spontanea: l’azienda sa cosa succederà nel momento in cui i clienti riceveranno la fatidica lettera?

Perché noi un’idea ce l’abbiamo e non è per niente rassicurante.

Siamo ben consapevoli degli effetti della rivoluzione digitale sul nostro settore e di quanto Intesa sia all’avanguardia in questo campo. Assunzioni in rete non ce ne saranno, lo sappiamo.

Ma in attesa del luminoso futuro digitale – quando saremo sostituiti dall’IA nella relazione con i clienti, quando il contante scomparirà con l’avvento dell’euro virtuale, quando rimarranno forse una decina di filiali in tutta la regione – l’azienda come intende gestire la carenza degli organici che di fatto impedisce la mobilità professionale e una gestione decente dei carichi di lavoro della rete?

Le filiali devono chiudere – lo abbiamo capito. Ma, strano a dirsi, i clienti non scompaiono magicamente. Una parte sarà trasferita di forza a Isybank ma nel frattempo in queste condizioni come si pensa di affrontare questo cambiamento epocale?

NESSUNA LOGICA, NESSUNA SOLUZIONE

I cassieri ormai sono per l’azienda animali mitologici: non esistono e non servono, se non nella fantasia nostra e dei clienti. Talmente pochi, e a volte abbandonati a loro stessi, che di fatto sono privati del diritto alla fruizione della formazione flessibile (per tacere dello smart working) e costretti a far fronte a una clientela sempre più esasperata, con rischi operativi e di aggressione, verbale e non, sempre più elevati.

Dobbiamo vedere una notizia di cronaca sul giornale per trovare qualche soluzione alle situazioni al limite mentre aspettiamo il virtuale e il digitale? O essere sommersi dai reclami? O vogliamo testare magari i dati sul consumo di psicofarmaci in questa azienda?

E quale logica di senso compiuto sta dietro a certi accorpamenti decisi per luglio – periodo di picchi di lavoro a condizioni normali, con le ferie in corso – prima di aver eseguito i lavori necessari nella filiale accorpante, sommando così i disagi da gestire dei clienti con il caos delle ristrutturazioni?

E’ evidente che delle condizioni di lavoro delle filiali non interessa a nessuno. Conta solo vendere, a prescindere, per garantire alle funzioni commerciali medaglie sul petto, lauti premi e cotillon ma di sicuro non la nostra salute.

Ma nella Scheggia di Vetro è tutto bellissiMO.

 

Coordinamento rsa Fisac Cgil Area Pistoia e Lucchesia

 

 

 

 

 

 

 

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