image_pdfimage_print

Quello che un po’ tutti avevamo paventato si è puntualmente realizzato. Il trasferimento coatto della prima, peraltro percentualmente piccola, quota di clienti che ISP ha destinato a Isybank ha visto crescere l’irritazione fino a costringere l’azienda a fare una precipitosa e maldestra retromarcia rispetto alle sue strategie e dichiarazioni.

I clienti avranno il diritto di rientrate in ISP ben oltre i tempi previsti da comunicazioni prive di trasparenza e di qualsiasi orientamento al cliente fino al limite dell’illecito, e potranno farlo a condizioni almeno uguali a quelle di provenienza, se non migliorative. Per poter ottenere ciò dovranno però aprire un nuovo conto (con tutti i disguidi che questo comporta) e soprattutto superare una serie di consulenze nel loro stesso interesse che i colleghi di filiale dovranno attivare per scongiurare questa nefasta eventualità.

Non amiamo le frasi fatte, però come definire questa situazione se non l’aggiunta del danno alla beffa?

Per i clienti coinvolti, che hanno dovuto strepitare, organizzarsi, coinvolgere legali e associazioni consumatori per difendersi dalla loro banca. E che una volta ottenuto il diritto teorico al ripristino alla situazione precedente, devono però conquistarselo individualmente sul campo, a fronte di persone che dovrebbero spiegargli come non siano in grado di scegliere per il loro meglio.

Per i colleghi delle filiali a cui era stato spiegato che l’avvio di Isybank non solo non li avrebbe coinvolti con maggiori compiti, ma anzi li avrebbe progressivamente liberati da carichi di lavoro e invece si trovano a dover fronteggiare – con argomenti inconsistenti quando non irritanti – numerosi clienti, spesso già mal disposti, e a dover procedere con operazioni di riaperture di conti già esistenti.

Per i colleghi e i clienti di Filiale Digitale che hanno visto moltiplicarsi i tempi di attesa e di conseguenza di abbandono, con tutte le conseguenze del caso.

Sarebbe davvero facile fare della pesante ironia su una tale situazione, su come si è venuta a determinare, sulle modalità delle “soluzioni”, ma non è questo il tempo.

Questo è il tempo di un’analisi lucida e purtroppo sconfortante nella sua sintesi: ISP, in particolare in alcune sue funzioni e Dirigenti, sta perdendo il senso della misura. Lo dimostrano:

  • I ripetuti fallimenti di iniziative estemporanee destinate a fini ingloriose per l’azienda e pericolose per i colleghi coinvolti, valga per tutte l’infelicissima parabola di ISP Casa.
  • La gestione sconsiderata di un progetto potenzialmente interessante quale il Contratto Misto, che invece di essere corretto e rivisto secondo le aspirazioni professionali dei colleghi chiamati a svolgerlo è stato prima utilizzato in modo punitivo e poi privato di uno dei cardini che lo sosteneva, senza intervenire invece sulle storture e problematiche che continuano ad affliggere la parte Autonoma di questo contratto.
  • L’approccio complessivo al personale di Banca dei Territori che – ben lungi da una concreta applicazione delle dichiarazioni aziendali in tema di centralità delle persone e di ricerca di un equilibrio tra le esigenze aziendali e dei colleghi – arriva ad attuare scelte organizzative e gestionali palesemente contrarie all’ottenimento dei risultati pur di poter esercitare politiche arbitrarie e dimostrative, persino nei confronti di persone malate e in difficoltà.
  • E da ultimo l’intera vicenda Isybank, gestita con raro cinismo: si prova a forzare i clienti con mezzi e mezzucci e quando va buca si fa una bella inversione a 180° lasciando la palla ai colleghi di Rete e Filiale Digitale senza dare loro delle linee guida e lasciandoli in balia degli eventi.

Questa è una deriva davvero preoccupante ed è necessario che chi ne è direttamente responsabile – per scelte strategiche e gestione corrente – inizi a rivedere questa sua politica, oppure sia chiamato a risponderne.

qui il documento in Pdf

X