Nell’ambito dell’informazione puntuale che ci siamo ripromessi di assicurare sulla questione fringe benefit e mutui, rendiamo noto che nella giornata di ieri, presso la Commissione Finanze della Camera (rispondendo a un’interrogazione che poneva in evidenza gli effetti pesantemente negativi della normativa attualmente in vigore) la Sottosegretaria del MEF Sandra Savino ha dichiarato che nell’ambito della legge delega per la riforma fiscale “sono previste la revisione e la semplificazione delle disposizioni che riguardano il trattamento fiscale delle somme e dei valori esclusi dalla formazione del reddito di lavoro dipendente” (fringe benefit) e che “pertanto in questo contesto sarà valutato dal governo un intervento di razionalizzazione della disciplina di settore”.
La notizia conferma come le iniziative che come FISAC e come CGIL abbiamo messo in campo in questi mesi abbiano finalmente posto all’attenzione delle forze politiche gli effetti distorti e iniqui dell’attuale normativa.
Nel contempo rileviamo con preoccupazione come il richiamo alla legge delega rischi di posticipare la soluzione a un problema che invece non è più rinviabile; per tale ragione non viene meno il nostro impegno per sollecitare misure urgenti finalizzate a un fisco più equo.
Anche per questo saremo in piazza domani, sabato 7 ottobre, alla grande Manifestazione nazionale organizzata dalla CGIL e dalle oltre 100 associazioni che vi hanno aderito.
.
Buongiorno, vorrei esprimere due considerazioni :
a) la norma è illegale perchè non si puo’ tassare un reddito non percepito
b) il problema va girato ad Intesa perchè se un benefit erogato a un certo punto non è piu’ un benefit la banca o lo sostituisce o paga lei l’onere.
NON SI CAMBIANO LE REGOLE IN CORSA
Ciao Alessandro.
1) La norma non può essere definita “illegale”. Al contrario è proprio ciò che impone la legge. Ci troviamo di fronte a un caso in cui “legale” non è sinonimo di “giusto”.
Per questo noi abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere che la legge deve essere cambiata.
Finora non siamo stati ascoltati.
L’obiettivo della Manifestazione organizzata dalla CGIL per il 7 ottobre (a cui molti di noi, sindacalisti della FISAC di Intesa Sanpaolo, saremo presenti) è anche quello di portare avanti con maggiore forza la nostra richiesta di un fisco più equo, in contrapposizione con l’attuale sistema che grava sempre di più su lavoratori e pensionati, e che contiene altresì (come abbiamo appena visto) fattori estremamente distorsivi che lo rendono ancora più ingiusto.
2) Va tenuto presente – come abbiamo spiegato in una nostra recente nota – che anche le banche si troveranno a pagare a loro volta pesanti oneri sociali nei casi di superamento della soglia (che si affiancheranno a quelli che graveranno su lavoratrici e lavoratori); la quota più rilevante a carico delle aziende (il 23,81% dell’imponibile aggiuntivo) andrà a finanziare la futura pensione erogata alla/al collega dall’INPS (così come il 9,19% versato dalla/dal dipendente, per un totale pari al 33%).
Alla fine per i datori di lavoro si tratterà di un esborso non troppo distante dalle trattenute fiscali che graveranno sui dipendenti, di cui lavoratrici e lavoratori beneficeranno al momento della pensione.
Tutto ciò si delinea tra l’altro in una fase già di per sé complessa, quale quella delle trattative per il rinnovo del Contratto nazionale di settore.
Buongiorno,
la mia è solo una considerazione.
Ho fatto un mutuo a tasso fisso, di importo elevato, quando i tassi erano negativi ma il mio rapporto rata/reddito era capiente e quando solo un folle avrebbe stipulato un tasso variabile. Ho anche richiesto un prestito per la ristrutturazione con la certezza che la mia rata sarebbe stata costante per 20 anni. Visto il differenziale di tasso ora mi ritrovo a dover pagare di tasse più di quanto guadagno in un mese.
Distribuendo queste tasse aggiuntive sui 12 mesi, non starei più nel rapporto rata/reddito previsto dalla legge.
Come risolvo con il mio bilancio famigliare? Non mi basta neanche la tredicesima.
La cosa perversa è che quanto maggiore sarà l’inflazione, tanto più dovrò pagare di tasse e il mio potere d’acquisto diminuirà.
Dovrò andare a fare una surroga in un’altra banca per farmi aumentare il tasso?
Follia! Pura follia!!!
Ciao Carla,
purtroppo non c’è una risposta rispetto alle tue considerazioni, che rappresentano un legittimo sfogo rispetto ad altrettanto legittime preoccupazioni per gli effetti distorti e iniqui di una norma per la cui modifica (come ampiamente illustrato) ci stiamo impegnando da mesi.
La questione sui fringe benefits dei mutui a tasso fisso è ormai nota da tempo e universalmente riconosciuta da sindacati, datori di lavoro (ABI) e parti politiche come iniqua e derivante da normativa modificata in maniera scellerata e quindi chiaramente incostituzionale per gli effetti che produce. Ha già determinato prelievi ingiusti per il 2022 e ne farà ancora molti di piu’ per il 2023 con un tasso al 4,5%. In questo anno che cosa si è fatto oltre che parlare , parlare, parlare? NIENTE e quello che si sta facendo in questi ultimi giorni arriva con gran ritardo e per tanti non consentirà di evitare la forte tassazione per il 2023. La sospensione del mutuo che si sta ora suggerendo arriva tardivamente visto che anche attivandola oggi si sospendono solo 2 delle 6 rate possibili (se avvisati a giugno avremmo potuto subito abbattere 6 mesi di fringe benefit e molti sarebbero oggi ampiamente sotto la soglia dei 3.000 euro di esenzione). Dal SINDACATO non è arrivata una proposta di class action o azione individuale per il recupero delle somma già prelevate per il 2022 anche al fine di minimizzarne i costi ingenti richiesti da singoli legali. NON CI DEVE MUOVE SOLO NELLA DIREZIONE DELLE MODIFICHE NORMATIVE (notoriamente non veloci)! UN SINDACATO ATTENTO alle esigenze immediate dei lavoratori a questo punto dovrebbe: A) agire anzitutto per ottenere che il datore di lavoro sospenda, a chi ne fa specifica richiesta, 6 rate di mutuo consentendo la decorrenza della sospensione dal 1 luglio 2023 B) accompagnare i colleghi che hanno avuto i prelievi o che ne avranno nel 2023 verso una azione legale che consenta di avere indietro quanto pagato (la norma e’ chiaramente incostituzionale) individuando dei legali di riferimento che non chiedano cifre esorbitanti per portare avanti una causa che sebbene individuale è nella sostanza uguale per tutti.
Buongiorno Alessandra,
perdonami, ma alcune delle tue considerazioni mi paiono quantomeno ingenerose.
In parte le comprendo, perché nascono evidentemente da una situazione di frustrazione e preoccupazione di fronte alla prospettiva di un onere rilevante, che può indurre a “prendersela” con l’interlocutore più prossimo, ovverosia con il Sindacato: Sindacato a cui però non è mancata la capacità di compiere tempo per tempo iniziative concrete (per molto tempo in solitudine).
Del resto se ormai molte testate giornalistiche evidenziano il problema, parlandone con cognizione di causa (mentre fino a pochissimo tempo fa il meccanismo perverso di tassazione legato ai mutui era oscuro a molte colleghe e colleghi) non è casuale: è il risultato dell’iniziativa politico-sindacale – partita dalla presentazione da parte della CGIL degli emendamenti per la modifica del Decreto-Lavoro – svolta in questi mesi, e di cui vi abbiamo (sia pure sinteticamente) dato conto.
Non sole parole, quindi.
Non si è neppure trattato di un intervento tardivo (tantomeno avvenuto pochi giorni fa), ma al contrario di un’azione messa in atto in tempi adeguati in quanto correlati alla discussione parlamentare.
Non il tempo è mancato, quindi, ma la VOLONTÀ POLITICA del Governo di stabilire un intervento immediato.
Ora sembra che qualcosa si stia muovendo, e non è un risultato piovuto dal cielo.
Non siamo inclini ai facili ottimismi (e ancor meno alla propaganda) e per questo abbiamo riportato la notizia esprimendo per il momento cautela ed evitando di promettere una soluzione nell’immediato.
Non ci fermeremo nella nostra iniziativa, che ci vede impegnati anche oggi nella Manifestazione nazionale di Roma citata più volte. Saremo in tanti, ma una presenza più significativa di lavoratori e lavoratrici bancari (non di soli sindacalisti del settore, per intenderci) sarebbe stata più in linea con il malcontento che ci viene quotidianamente rappresentato per la normativa in questione (che va ricompresa nella più ampia tematica fiscale).
Concludendo, ci siamo mossi nel solco di quella che abbiamo individuato come l’unica via di azione, evitando presunte soluzioni di dubbia efficacia o che sarebbero state individuate dall’Amministrazione finanziaria come tentativi di elusione della normativa fiscale (con i rischi conseguenti).
A questo proposito evidenzio che gli interpelli direttamente posti all’Agenzia delle Entrate da singoli colleghi che presentavano tesi e argomentazioni finalizzate a una applicazione più flessibile e favorevole della normativa, hanno al contrario prodotto l’emanazione di risoluzioni e circolari contenenti al contrario interpretazioni restrittive e stringenti che non lasciano alcun margine (in altri termini un effetto opposto a quello ricercato e atteso).
Purtroppo vediamo le cose da due prospettive diverse. Che l’attuale governo non fosse a favore di una richiesta sindacale che agevola i lavoratori dipendenti e che comporta una rinuncia ad entrate fiscali, in un momento di bilancio così difficile era scontato, e quindi era da intuire che i tempi sarebbero stati lunghi e non si sarebbe necessariamente risolto nel 2023. Che la LAGARDE aveva intenzione di rialzare notevolmente i tassi, anche quello non era un mistero già alla fine del 2022. Il sostegno al sindacato non venite a dirlo a noi lavoratori bancari tesserati Fisac che riceviamo la trattenuta in busta paga parametrata alla retribuzione; in particolare io bancaria considerata “ricca”, nonostante i 3 figli a carico, sono 32 anni che sostengo economicamente la FISAC per ideologia ossia al solo scopo di fornire i mezzi economici ad una organizzazione di sinistra che ci tuteli e si batta per noi (chi del sindacato locale mi conosce sa che non sono mai andata al sindacato se non per il brindisi di fine anno) . Comunque mi pare che la manifestazione di Roma sia riuscita….. vediamo ora cosa succede. Purtroppo i ns punti di vista sono troppo diversi ed il mio è ora quello di un dipendente che sta per subire per quest’anno una tassazione di quasi 5.000 per un mutuo a tasso fisso in cui si considera come se dovesse essere retribuito alla banca al 4,5%……Peccato che nello stesso contratto di mutuo ISP inserisca una clausola dove indica un tasso molto piu’ basso dovuto laddove si perda la qualifica di dipendente (p.e. dimissioni) e quindi si perda la relativa AGEVOLAZIONE DIPENDENTE. I profili per battersi anche a livello giuridico ci sono e sono molteplici: nessuno che abbia detto a chi ha tra di noi ha già pagato o chi sta per pagare vi aiuteremo ad affrontare i passi necessari per non regalare queste tasse palesemente INIQUE allo Stato. SOPRATTUTTO NON MI VA BENE che mi si dica che me la prendo con il sindacato perchè è l’interlocutore a me vicino, me la prendo con la FISAC perche’ a giugno in una risposta ad un commento su un articolo suggerisce una soluzione (sospendere le rate) per ridurre almeno per il 2023 il FRINGE BENEFITS dando quindi una interpretazione in tal senso già nel primo semestre 2023. Non sempre i lavoratori hanno tempo per leggere articoli, commenti e relative risposte. La mia rabbia e’ anzitutto con me stessa per non aver letto quello specifico commento. Ma sono ancor di più arrabbiata con la FISAC che come ha scritto in un commento a giugno suggerendo e orientando chi leggeva, aveva il dovere di comunicare/pubblicizzare la suddetta indicazione almeno ai suoi iscritti così come sta facendo in questi giorni. Il perche’ non l’abbia fatto non e’ scritto nella lunga risposta data sopra e resta un mistero; questo omessa comunicazione a me come a tanti altri costa quest’anno un bel po’ di euro.
Buongiorno Alessandra,
non aggiungerei altro rispetto a quanto avevo già argomentato in precedenza; suggerirei eventualmente per approfondire ulteriori aspetti (incluso quello della quantificazione dell’onere) di contattare i rappresentanti sindacali FISAC sul territorio.