Dopo aver ascoltato questa affermazione del Capo della Banca dei Territori nella sua ultima Web Tv, la mente avrebbe potuto volare al mitico numero di aprile 1991 di “Cuore”, il compianto settimanale satirico.
Ma noi non facciamo satira, e peraltro qui c’è veramente poco da ridere. Quindi nessuna battuta e invece poche – serissime – domande.
Lo sa, dott. Barrese, che nella nostra Area i colleghi vengono assegnati di giorno in giorno da una filiale all’altra perché ogni giorno qualche filiale non è in grado di alzare la serranda se un collega, banalmente, si ammala?
Lo sa che ormai i turni serali vengano fatti da un paio di colleghi per ciascuna filiale (se non un collega solo, a volte), sempre gli stessi, perché non ce ne sono altri che possano sostituirli?
Peraltro, lo sa che di sera, oltre ai due colleghi di cui sopra, nella maggior parte delle filiali non c’è nessuno perché ai clienti di venire in banca di sera non gliene può importare di meno?
Sempre a proposito di clienti e servizio, lo sa che così come non sanno che farsene di venire a fare serata in filiale, allo stesso modo non amano fare giornata intera in coda prima di riuscire (forse) a raggiungere una cassa? E magari poi essere richiamati il giorno dopo per l’ennesimo appuntamento…
Lo sa che ottenere il rinnovo di un Part Time o un periodo di aspettativa per motivi personali e familiari è più complicato che prendersi il Trono di Spade?
A proposito, lo sa che una collega è stata costretta a licenziarsi (dopo aver preavvisato di questa scelta) perché non ha ottenuto un paio di mesi di Part Time verticale, Part Time che non le era stato concesso perché la filale era sotto organico? Magari, con l’occasione, lei potrà spiegarci quale sia la logica per cui è meglio avere una filiale sotto organico per sempre, anziché per due mesi.
E sempre a proposito, lo sa che nella filiale sotto organico per sempre, è stata posticipata l’uscita per esodo a due colleghe, perché non c’era nessuno a cui affidare il portafoglio della collega costretta a licenziarsi?
E lo sa dell’ormai imbarazzante susseguirsi di down informatici che impediscono ai clienti di utilizzare la tanto sbandierata App che i colleghi devono “spingere” ad ogni costo? Lo sa che i clienti inferociti si rivolgono alle strutture di Filiale on line che – inevitabilmente – collassano a loro volta in breve tempo e li indirizzano in filiale? Come crede reagiscano questi clienti prima respinti dalle filiali fisiche perché devono “digitalizzarsi” e poi rispediti a quelle stesse filiali nel frattempo private di quasi tutte le casse?
Sa che i colleghi stanno sempre più male a causa anche dei carichi di lavoro insostenibili e delle pressioni (ops, politiche) commerciali sempre più soffocanti? Basterebbe dare un’occhiata all’impennata delle richieste di visita medica da parte del personale.
E lo sa delle riunioni continue, spesso anche fuori orario, dei monitoraggi asfissianti (persino sul numero di telefonate e appuntamenti fissati nella giornata), delle istruzioni su come utilizzare il cellulare aziendale in ferie per non far spendere troppo all’azienda (!) quando l’unico uso corretto del cellulare aziendale fuori dal proprio orario di lavoro è quello di spegnerlo?
Davvero non sa tutte queste cose, dott. Barrese? In ogni caso la invitiamo a rivedere le sue informazioni o le sue convinzioni. E a prendere qualche provvedimento concreto affinché le sue affermazioni sul benessere dei colleghi (in teoria assolutamente condivisibili) suonino meno urticanti e lontane anni luce dalla realtà.
Mi fa molto piacere che il sindacato abbia stigmatizzato questo intervento del capo della banca dei territori. Io credo fermamente che l’unico modo che abbiamo per difenderci e ottenere qualche risultato positivo sia una rivoluzione a livello culturale che noi dipendenti dobbiamo attuare. Dobbiamo cominciare a pensare che il lavoro è un diritto e non un privilegio e che noi questo posto di lavoro ce lo meritiamo e guadagniamo ampiamente giorno dopo giorno, dobbiamo pensare che sappiamo fare bene il nostro lavoro e non farci condizionare da chi continua a dire che non siamo adeguati e attraverso le “oppressioni commerciali e i carichi di lavoro ci sta rovinando la qualità della vita.
Ciao Luca,
condivido pienamente quanto scrivi. La possibilità di cambiare davvero le cose passa innanzitutto attraverso il recupero della consapevolezza – direi l’orgoglio – del nostro ruolo di lavoratori dipendenti. Non c’è accordo, legge, regolamento, intervento esterno che possa di per sé e da solo invertire la deriva culturale che legittima comportamenti e pretese aziendali tanto assurde quanto accettate.
Sole se tutti insieme recuperiamo il senso di quello che tu hai perfettamente descritto, ovvero che “il lavoro è un diritto e non un privilegio e che noi questo posto di lavoro ce lo meritiamo e guadagniamo ampiamente giorno dopo giorno” sarà possibile pensare agli accordi e alle regole come un bene che ci appartiene e che individualmente dobbiamo pretendere che venga rispettato e non come qualcosa di astratto e lontano dalla realtà. In questo i colleghi non sono e non devono sentirsi soli. Da solo l’individuo è certamente più debole di una struttura organizzata quale è l’azienda. Tuttavia se gli individui trovano un obiettivo comune e sono disponibili ad impegnarsi insieme per raggiungerlo, allora una concreta correzione di rotta, per quanto lenta e faticosa, è possibile. Noi siamo quotidianamente nei posti di lavoro e interveniamo a tutti i livelli sulle situazioni che ci vengono segnalate. Chiamateci, parliamoci e insieme studiamo un intervento caso per caso. Insieme possiamo farcela.
Buona giornata,
Claudia