Se il capo di Banca dei Territori ostenta il suo ottimismo, in merito ai risultati raggiunti dall’azienda, ci fa molto piacere, ma per coloro che contribuiscono in modo determinante al loro raggiungimento è difficile trovare altri motivi per essere allegri. Infatti, quei numeri positivi, derivano certamente e in modo preminente dall’impegno quotidiano profuso dalle colleghe e dai colleghi che, però – oltre ad affrontare le difficoltà organizzative che aumentano di giorno in giorno, conseguenti alle scelte aziendali, con organici che si riducono e carichi di lavoro che crescono – si trovano a fronteggiare quotidianamente comportamenti aziendali, messi in atto lungo tutta l’articolata “filiera di comando”, che esasperano i problemi e accentuano il deterioramento del clima aziendale; si arriva a fine giornata stravolti, col “fiatone”, sfiancati psico-fisicamente e sviliti, a livello personale e professionale. Le “cattive pratiche” sono in costante aumento, politiche commerciali che sarebbe bene chiamare con il loro nome, cioè “pressioni commerciali”, improntate al ripetitivo sermone giornaliero di richieste: telefonare, pianificare, incontrare, rispondere, proporre, collocare, vendere, rendicontare… e così via, in un “loop” costante e sfibrante, che sminuisce il valore delle colleghe e dei colleghi che non hanno certamente bisogno di queste ripetute sollecitazioni e sono perfettamente in grado, con le loro capacità personali e professionali, di gestire proficuamente la loro quotidiana attività lavorativa.

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