Due giorni fa c’è stata la pubblicazione dei dati semestrali di Intesa Sanpaolo. La Banca ha diramato un comunicato stampa entusiasta che tutti i giornali hanno ripreso con titoli molti espliciti: “I migliori risultati dal 2008”, “Significativi dividendi per gli azionisti”, “Semestre boom” e così via.
Anche la FISAC è molto soddisfatta di questi risultati raggiunti anche grazie all’impegno, alla professionalità e allo spirito di sacrificio dei colleghi chiamati ogni giorno a misurarsi da un lato con riorganizzazioni e tagli e dall’altro con un mercato sempre più esigente e complesso. L’ultimo incontro con l’azienda prima della pausa estiva è stato quindi per noi l’occasione di chiarire che alla ripresa di settembre intendiamo avviare una trattativa che ci consenta di scrivere news di livello pari ai titoli dei giornali sulla semestrale: “Un grande e significativo PVR per i lavoratori di Intesa Sanpaolo”.
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Buongiorno , il PVR riferito al 2019 spetterà anche ai colleghi provenienti dalle ex banche venete?
Un saluto,
Si.
Buona giornata.
Anni orsono esistevano e venivano utilizzati, metodi di “lotta” convincenti ed efficaci, pur nel rispetto delle regole contrattuali, che consentivano alla platea dei “lavoratori” di accedere a livelli di garanzie normative ed economiche soddisfacenti. Negli ultimi tempi, che risalgono all’attuale panorama del mondo del lavoro, dominato da precarietà, elevate percentuali di disoccupazione specie tra le nuove generazioni, mancanza di prospettive per il futuro dell’economia e forti disuguaglianze sociali, si assiste sempre più sovente al diffondersi di un atteggiamento rinunciatario, fatalista, privo di stimoli al cambiamento, elementi che segnano una deriva inesorabile verso il vuoto ideologico, favorendo le elites economico-finanziarie alla guida del Paese da decenni. Ancora una volta, nel solco della politica degli annunci tanto cara alla nostra classe politica, si sbandierano risultati economici entusiasmanti per il Gruppo Intesasanpaolo i cui benefici ricadranno, come al solito, nelle mani dei pochi che, secondo la legge dei grandi numeri, di sicuro non hanno contribuito, in proporzione, al raggiungimento dei cosiddetti “obiettivi sfidanti”. La politica della “pacca sulla spalla”, dunque, funziona sempre e, di questi tempi, ancor meglio e a costo zero.
Riportiamo quanto scritto alcuni giorni fa da una nostra sindacalista in risposta a un commento che prendeva in considerazione temi affini a quelli che sollevi tu.
Ciao xxx,
condivido pienamente quanto scrivi. La possibilità di cambiare davvero le cose passa innanzitutto attraverso il recupero della consapevolezza – direi l’orgoglio – del nostro ruolo di lavoratori dipendenti. Non c’è accordo, legge, regolamento, intervento esterno che possa di per sé e da solo invertire la deriva culturale che legittima comportamenti e pretese aziendali tanto assurde quanto accettate.
Sole se tutti insieme recuperiamo il senso di quello che tu hai perfettamente descritto, ovvero che “il lavoro è un diritto e non un privilegio e che noi questo posto di lavoro ce lo meritiamo e guadagniamo ampiamente giorno dopo giorno” sarà possibile pensare agli accordi e alle regole come un bene che ci appartiene e che individualmente dobbiamo pretendere che venga rispettato e non come qualcosa di astratto e lontano dalla realtà. In questo i colleghi non sono e non devono sentirsi soli. Da solo l’individuo è certamente più debole di una struttura organizzata quale è l’azienda. Tuttavia se gli individui trovano un obiettivo comune e sono disponibili ad impegnarsi insieme per raggiungerlo, allora una concreta correzione di rotta, per quanto lenta e faticosa, è possibile. Noi siamo quotidianamente nei posti di lavoro e interveniamo a tutti i livelli sulle situazioni che ci vengono segnalate. Chiamateci, parliamoci e insieme studiamo un intervento caso per caso. Insieme possiamo farcela.
Buona giornata,
claudia.stoppato@fisac.net
Buongiorno,
è ora che i sindacati si svegliassero, smettessero di fare chiacchiere e fingere di stare al fianco dei lavoratori. Al tavolo delle trattative facessero valere le richieste che giungono loro quotidianamente dai lavoratori, sempre più stressati dalle condizioni di lavoro inaudite ed ingestibili nei termini e nei modi richiesti dall’azienda: raggiungimento di obiettivi e budget sempre più sfidanti da raggiungere ad ogni costo nel ristretto tempo stabilito dai livelli alti della banca, con tutte le problematiche di tipo tecnico e non solo. Il tutto ripagato con un offensivo, indegno, umiliante premio netto di 450 euro. La mia filiale nel 2018 ha raggiunto i risultati per accedere al premio di eccellenza che non è stato distribuito perché la Regione non ha raggiunto gli obiettivi ai quali era subordinata l’erogazione alle filiali. Vi sembra giusto tutto questo?
Noi siamo da sempre al fianco dei lavoratori e sempre lo saremo. Il PVR è salario contrattato, ma variabile, collegato per definizione a parametri che non sono controllabili a priori. A proposito, l’eccellenza non è stata erogata per il mancato raggiungimento del budget da parte della Divisione Banca dei Territori, non della Regione. Il risultato concreto è lo stesso, ma le ragioni sono diverse.
Più in generale l’importo del PVR è basso, perché il PVR è parte integrante del Lecoip che ha importi decisamente superiori anche se di valenza quadriennale. Il corretto calcolo del salario di risultato per la durata del piano industriale in corso è dato dalla somma dei 4 PVR + il Lecoip.
Detto questo, i risultati e l’impegno dei colleghi vanno premiati di più e meglio: le nostre richieste in merito sono chiare e forti.