Oggi abbiamo spedito questa lettera al dott. Barrese.
Dopo le “non risposte” ricevute negli incontri ufficiali di trimestrale dell’Area Torino e Provincia, abbiamo deciso di scrivere direttamente al capo della Banca dei Territori per tentare un’altra strada, sicuramente non rituale, e provare ad avere quelle risposte che l’azienda non è stata finora in grado di fornirci.
In questa lettera chiediamo al dott. Barrese cosa ne pensa su pressioni politiche commerciali (soprattutto in merito alla nostra ultima segnalazione a “iosegnalo”), uscite per esodi e nuove assunzioni, razionalizzazione della rete distributiva, orario delle filiali flexi, programmazione della formazione e formazione “da casa”.
Non possiamo aspettare oltre, soprattutto alle porte di una pesante riorganizzazione che interesserà la rete filiali.
Buongiorno; il nostro lavoro, nella rete filiali ma non solo, ricorda vagamente una catena di montaggio dove i pezzi da lavorare cadono a caso sulla postazione di lavoro; formazione, appuntamenti, flusso spontaneo, riunioni, uffici interni che chiamano per qualsivoglia loro legittima urgenza, programmi che rallentano o bloccano le operazioni e una serie di altre piccole e grandi lavorazioni si ammassano durante la giornata senza che ci sia nemmeno un minimo di sequenza organizzata; come e perché si è arrivati qui? Quanto di questa disorganizzazione incide sullo stress da lavoro correlato? Le pressioni commerciali diminuirebbero se ci fosse una “catena di montaggio” ben organizzata?
Ciao Bruno,
hai centrato perfettamente il senso della lettera che abbiamo deciso di inviare a Barrese.
I temi fondamentali sono tre, e tutti legati fra loro: organizzazione del lavoro, formazione e pressioni commerciali.
E sono problemi che sicuramente riscontriamo su tutto il territorio nazionale.
Il tutto inserito in un’Area (Torino e provincia) che vedrà complessivamente 500 uscite di colleghi per esodo nelle sole filiali (anche se lo stesso discorso si può fare per gli uffici di sede centrale) senza alcun apporto dalle ex banche venete perché a Torino c’erano solo due piccole filiali.
Noi pensiamo che, con più colleghi in filiale, ci si potrebbe organizzare meglio (rispetto ai turni e a tutte le incombenze lavorative, amministrative e commerciali), si potrebbe fare una migliore formazione (formazione flessibile da casa o in ambiente protetto in filiale, senza essere interrotto tutti i momenti) e – di conseguenza – anche le pressioni (ops, politiche) commerciali probabilmente si ridurrebbero.
Un caro saluto,
Claudia
Bellissima lettera! e condivido in pieno quello scritto sia da Bruno che da Claudia! attendo risposte…..se ci saranno…..