A partire dal 7 luglio 2014 la fase pilota del “Nuovo modello evolutivo di copertura territoriale” sull’Area Torino e Provincia produrrà situazioni diverse:
- Casse operative fino alle 13:00 in filiali che chiudono alle 16:55 (Filiale tradizionale)
- Casse operative fino alle 13:00 in filiali che chiudono alle 20:00 (Banca estesa)
- Filiali tradizionali con chiusura per intervallo dalle 13:40 alle 14:40
- Filiali di Banca Estesa con chiusura per intervallo dalle 13:30 alle 14:30
- Filiali di Banca Estesa con orario continuato
- Filiali 100X100 commerciali con orario tradizionale
- Filiali che avranno l’orario estivo
Il 30 giugno 2014, su richiesta delle Organizzazioni Sindacali dell’Area Torino e Provincia, c’è stato l’incontro di trimestrale con le competenti funzioni aziendali.
quindi, a parità di inquadramento, di stipendio e di ore lavorate, ci saranno cassieri “fossilizzati” nel fare le solite 3 operazioni (versamenti, prelievi, rilascio carnet) per gestire anche la clientela delle filiali “non flexi” che il pomeriggio sono chiuse.. poi ci saranno altri cassieri che potranno agilmente incrementare il loro bagaglio formativo e di esperienze commerciali avendo tutto il tempo a disposizione e nessuno in fila davanti.. sempre più complimenti a chi permette tutto questo!
Una premessa doverosa, solo per non creare aspettative che sarebbero deluse. L’organizzazione del lavoro è una prerogativa inalienabile dell’imprenditore, che ha il diritto (e il dovere) di organizzare al meglio i propri sistemi produttivi e distributivi, in relazione alle esigenze del mercato, alle iniziative della concorrenza e nei limiti di legge.
Il sindacato ha il diritto (e il dovere) di negoziare le regole, i diritti, le tutele e il salario dei dipendenti dell’azienda, limitando le ricadute individuali e collettive sui lavoratori rispetto all’organizzazione del lavoro che l’azienda liberamente si da.
In questa cornice, si possono e devono fare alcune considerazioni.
La prima è che la nostra azienda non sembra esattamente in grado di organizzarsi per il meglio. Il volantino a cui si riferisce il tuo commento lo evidenzia molto chiaramente. Il sindacato fa anche questo: denuncia le storture anche di ciò che è patrimonio aziendale e cerca di costringere l’azienda a ripensare le sue decisioni, quando appaiono inadeguate. E’ un lavoro complesso e certamente dagli esiti sempre incerti e sfumati, ma nel medio periodo ogni volta che sono state introdotti nuovi modelli operativi, le nostre osservazioni (puntuali e ripetute) hanno prodotti spostamenti anche significativi.
La seconda è che nell’ambito di ciò che invece è strettamente contrattuale, non tutte le soluzioni sono ugualmente gradite alla miriade di soggetti coinvolti. Per fare un esempio molto concreto in relazione alla situazione dei cassieri, alcuni temono la ghettizzazione e l’impoverimento professionale, altri ritengono in ogni modo di dover essere tutelati da ogni forma di coinvolgimento in processi di consulenza o, peggio, “vendita” comunque intesa. Il sindacato (e nessun altro in questo caso) DEVE trovare soluzioni contrattuali e gestionali che salvaguardino: le aspirazioni individuali, l’aggiornamento professionale come strumento di salvaguardia dell’occupabilità in un periodo di forti cambiamenti e grande tensione occupazionale, la conciliabilità tra vita e lavoro dei dipendenti, le esigenze delle filiali, le compatibilità con le normative esistenti. Credo che sia evidente che non si tratta di una piccola o banale sfida. Su questo mi sento di garantire il massimo impegno e anche una certa storia di successo. Successo che non si misura nell’impedire ciò che non è nelle nostre disponibilità decidere, ma nel vigilare e pungolare l’azienda rispetto alla sue decisioni e nel contrattare le ricadute di queste sui colleghi.
Nel caso di specie, credo che un’attenta gestione del sindacato sul territorio, proprio filiale per filiale, possa essere uno strumento fondamentale per incrociare le diverse esigenze, aspirazioni e opportunità dei diversi colleghi.
Fatto salvo infine il dato che il progetto aziendale NON prevede lo spostamento di masse di clienti dalle casse di una filiale a quelle limitrofe, ma il generalizzato e diffuso lavoro di convincimento della clientela a orientarsi progressivamente verso sistemi di gestione autonoma delle operazioni transazionali. Ovviamente la scommessa (e i pesanti dubbi sindacali in merito) sono sulla realizzabilità concreta di tale progetto…
Complimenti e grazie.
anziché preoccuparsi degli orari di chiusura dovremmo chiederci se in certe filiali negli orari di apertura siamo ”presentabili” e adeguati nei confronti della clientela.