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Che la Rete filiali ISP sia allo stremo è un dato di fatto. Basta leggere uno qualsiasi degli innumerevoli volantini che le OO.SS. di tutte le Aree stanno pubblicando in questi giorni.

Se alle ragioni di questi volantini aggiungiamo le specificità della nostra Area:

  • il tasso più alto in assoluto di adesione agli esodi e ai pensionamenti incentivati (dati ufficiali aziendali)
  • il tasso più basso di presenza di filiali di aziende inglobate (solo due filali ex venete in tutta l‘Area e la quasi totalità di filali ex UBI cedute a Bper)
  • il tasso più alto in assoluto di passaggi di colleghi dalla Rete alle Direzioni (dati statistici ricavabili dalle informazioni aziendali fornite negli incontri annuali)
  • la minor incidenza assoluta dei processi di razionalizzazione della Rete (dati statistici ricavabili dalle informazioni periodiche aziendali sugli interventi in Rete)

non vi è alcun dubbio che la situazione dell’Area Torino e provincia ha raggiunto un altissimo livello di insostenibilità.

E questo lo sanno tutti.

Lo sanno i colleghi, che sono costretti quotidianamente a provare a gestire l’ingestibile. Lo fanno perché il loro senso del dovere è profondamente radicato e finora gli ha impedito di lasciare che le cose vadano a rotoli, a dispetto dei propri diritti e perfino della propria salute. La misura è colma e sempre più spesso – non solo giustamente, ma finalmente – un numero sempre maggiore di colleghi prende atto che non solo è impossibile, ma sbagliato, provare a sopperire con il sacrificio individuale alle mancanze aziendali.

Lo sanno i clienti, che sono costretti quotidianamente a sopportare disagi, disservizi, informazioni contraddittorie, costi crescenti. Lo fanno perché finora sono rassegnati, in un mondo di aziende che sempre di più considera i clienti (e quindi tutti noi, perché tutti noi siamo clienti di qualcuno) come una fastidiosa mandria da mungere. Finora, perché l’esasperazione cresce, l’insoddisfazione monta e mentre l’azienda si preoccupa di come tacitare (non di come accudire) i “detrattori”, aumentano i dati sulle aggressioni e sulle violenze verbali e fisiche che i colleghi delle filiali sono costretti a subire.

E soprattutto lo sa l’azienda, che gira gli occhi dall’altra parte e finora si “accontenta” di godersi gli utili crescenti e di ripetere la favola della buona notte sul miglior posto dove lavorare. Finora, perché gli scricchiolii di questa narrazione si fanno sempre più frequenti ed evidenti. L’antitrust commina multe milionarie a ISP per comportamenti commerciali scorretti e quasi ogni giorno sui maggiori quotidiani compaiono lettere e articoli che lamentano una gestione molto discutile da parte di ISP.

Insomma tutti sembrano sapere tutto, ma invece probabilmente non è chiaro fino in fondo chi paghi il prezzo di questa gestione irresponsabile. I lavoratori della Rete ISP sono le vittime designate di questo sfacelo. Da un lato capi e capetti si inventano le iniziative più surreali per spingere sui risultati, chiedere sorrisi, pretendere risposte alle telefonate, colpevolizzare i colleghi se qualche cliente giustamente osa ribellarsi alla disorganizzazione della banca che anche i colleghi subiscono. Dall’altro i clienti (esasperati, ma in errore nell’individuare le responsabilità) sbraitano e si sfogano con chi si sta dannando l’anima per aiutarli e venire loro incontro.

Tutto questo non è più accettabile. Se l’azienda non interverrà in fretta e concretamente, vorrà dire che incominceremo noi a raccontare come stanno le cose.

COORDINAMENTO DELLE RSA AREA TORINO E PROVINCIA
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA -UNISIN

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