Nella giornata di mercoledì 15 giugno si è svolto un incontro nell’ambito della procedura relativa al Piano d’Impresa del Gruppo Intesa Sanpaolo.
L’Azienda ha illustrato alcuni progetti funzionali a raggiungere l’obiettivo aziendale degli 8.000 efficientamenti indicati nel Piano d’Impresa:
- lo spostamento di versamenti e prelevamenti su Atm-Mta;
- l’accorpamento o chiusura di circa 400 filiali;
- la conversione di 600 filiali da operatività piena a prevalentemente commerciale;
- la riorganizzazione della Direzione Operation di Rete (Back Office Isgs) su 8 Poli Hub, con funzioni di coordinamento dei Poli minori, che diventerebbero quindi distaccamenti, oltre alla chiusura di alcuni Poli di piccole dimensioni;
- l’accentramento di ulteriori attività amministrative dalla Rete ai Poli di Back Office.
L’Azienda ha inoltre comunicato che, secondo i dati al momento in suo possesso, i lavoratori che maturano il diritto alla pensione entro il 2013 sono 2.445.
I progetti e i dati esposti continuano a non convincere
La riconversione di 600 filiali in ambiti quesi esclusivamente commerciale e’ tantissimo! Anche il gruppo nel quale lavoriamo, ormai intende trasformare il lavoro del bancario in un mero mercatino commerciale e sono sicuro che il fine ultimo sara’ quello di raggiungere le retribuzioni su di una base prevalentemente provvigionale. L’Italia non e’ territorio di cambiamenti rapidi, e penso che una simile prospettiva non impieghera’ meno di una ventina d’anni prima di attuarsi, ma nel frattempo su di noi verra’ attuata una politica di pressione enorme.
I numeri in effetti sono molto grandi e i tempi di cambiamento molto lenti. In ogni caso non credo che quello su cui ci dobbiamo concentrare sia la prospettiva di una trasformazione del nostro salario in una quota provvigionale (è un timore molto grande e didffuso, ma decisamente lontano dalla reraltà sul tavolo, a meno che con provvigione non si intendano le quote discrezionali collegate ai budget, che però sono aggiuntive, non sostitutive del salario contrattato). Quello di cui ci dobbiamo preoccupare è il mantenimento delle quote occupazionali (serve al paese, all’azienda e alla nostra qualità di lavoro che è collegata ai carichi di lavoro) dei livelli di reddito e di mantenimento dei diritti. Il nostro lavoro è in questa direzione.