Oggi 24 novembre, alla presenza delle Segreterie Nazionali e delle Delegazioni di gruppo, si è svolto il secondo incontro della procedura di cessione di rami d’azienda tra Intesa Sanpaolo, UBI e BPER. L’operazione di cessione, che interessa complessivamente 5.107 lavoratrici e lavoratori provenienti dai perimetri UBI (4.812) e ISP (295) e destinati all’ingresso nel “mondo” BPER, richiede un adeguato presidio dei processi, che garantisca, ad un tempo, efficacia, efficienza operativa e, come dichiarato da controparte, pace sociale.
Tale equilibrata sintesi può avvenire solo dopo un positivo confronto sindacale che definisca un soddisfacente accordo collettivo.
L’informativa aziendale, che esclude tensioni occupazionali, è stata integrata a cura delle parti aziendali che, su richieste del tavolo sindacale, hanno fornito alcuni ragguagli e chiarimenti precisando i criteri d’individuazione del ramo di azienda oggetto di cessione. Al riguardo, è stato affermato che la scelta aziendale è stata ispirata dall’esigenza di assicurare oggettività, utilizzando criteri omogenei e uniformi, nella definizione del perimetro di cessione, tradottasi, in estrema sintesi, nel criterio-guida della “assegnazione dei lavoratori alla filiale di pertinenza”. Ricordiamo, al riguardo, che oltre alle filiali di UBI e ISP, è oggetto di cessione anche il “perimetro strumentale” funzionale alle stesse: lavoratrici e lavoratori del perimetro UBI che, pur non appartenendo alle filiali, sono stati ritenuti – per tipo di attività – “funzionali” alla clientela di riferimento delle filiali cedute.
Come OO.SS. delle rappresentanze aziendali ISP, UBI e BPER abbiamo congiuntamente rimarcato che l’applicazione pratica del criterio adottato sconta però evidenti differenze applicative nei due bacini da cui provengono le lavoratrici e i lavoratori.
In particolare, è stata evidenziata la criticità derivante dalla mancata assegnazione alle filiali “UBI” oggetto di cessione di personale che, pur rientrando nelle filiali, non è stato ceduto. Si tratta di personale “lungo assente” per ragioni varie (maternità, aspettativa, distacchi), per il quale la parte aziendale ha escluso la possibilità di riadeguamento del perimetro di cessione, giuridicamente definito il 12 novembre 2020.
A questo proposito le OOSS verificheranno che siano garantiti i diritti soggettivi individuali.
Temi particolarmente “sensibili” per il tavolo sindacale unitario, e obiettivi della trattativa e dei suoi esiti, sono i seguenti:
• salvaguardia occupazionale di tutti i 5.107 colleghi anche dopo il loro “traghettamento” in BPER (che peraltro ha dichiarato anche oggi di averne bisogno);
• tutela della professionalità acquisita;
• garanzia di applicazione di processi formativi adeguati ed efficaci per l’ulteriore professionalizzazione, in vista anche dell’assegnazione alle funzioni operative in BPER;
• rispetto di diritti e tutele individuali, rivenienti dalla contrattazione collettiva aziendale di provenienza.
Definire soluzioni adeguate mediante un accordo collettivo omnicomprensivo è condizione di garanzia per le lavoratrici e i lavoratori che è anche l’obiettivo oggi, più volte, dichiarato da Bper!
Il confronto sindacale proseguirà il prossimo 2 dicembre.
Per quanto riguarda l’accordo ESODI, chi ha fatto domanda e rientra nel ramo d’azienda ISP oggetto di cessione e , per effetto della permanenza media di 36 mesi nel fondo avrebbe l’ uscita prevista entro 2021, avrà la possibilità di anticipare l’uscita prima della cessione ? Potrebbe essere oggetto di negoziazione tenuto conto che BPER si ritroverebbe del personale da formare per soli 6 mesi
Gli accordi per esodi – per quanto riguarda la distribuzione temporale delle uscite – definiscono sempre e solo la finestra ultima in cui l’azienda ha la facoltà di collocare l’uscita dei singoli colleghi. Tutte le forme di “anticipo” rispetto a tale data, sono una facoltà aziendale. Nel corso della trattativa di cessione si farà comunque anche un punto sulle intenzioni aziendali in merito a questo specifico aspetto.
IL MIO COMMENTO NON RIGUARDA L’ARGOMENTO IN QUESTIONE, MA FA RIFERIMENTO AL SINDACATO DI BASE, CHE VI CRITICA SEMPRE (SINDACATI CGIL CISL E UIL), E HANNO PROVATO ANCHE A DIRE: sindacati al tavolo di accordi sotto dettatura aziendale. MI SEMBRA UN PO’ OFFENSIVA QUESTA FRASE, VISTO CHE PARECCHIE VOLTE AVETE AVUTO DELLE DIVERGENZE SU QUANTO PROPOSTO DALL’AZIENDA. CHE NE PENSATE?
Noi abbiamo scelto da lungo tempo di non commentare gli attacchi di un altro sindacato che, se avesse riservato all’azienda anche solo una piccola parte delle energie cha ha dedicato a noi, probabilmente avrebbe ottenuto un qualche risultato di cui oggi potremmo discutere (nel bene e nel male, come di tutte le attività umane, a partire dalle nostre). Ma poiché non è andata così, preferiamo continuare a cercare di fare al meglio delle nostre capacità – e dei nostri limiti – il nostro lavoro, invece di occuparci di simili illazioni. Il momento è particolarmente complesso ed è in gioco il futuro professionale di migliaia di colleghi: noi cercheremo di ottenere le migliori e più ampie garanzie e poi ci rimetteremo al loro giudizio, non a quello di chi potendo (dovendo?) esercitare un ruolo negoziale con le aziende preferisce scrivere comunicati contro chi tale compito si assume l’onere di esercitarlo.