Ha avuto esito negativo l’incontro del 18 e 19 giugno con l’Azienda previsto in occasione del fallito tentativo di conciliazione svoltosi in Abi.
L’Azienda non ha risposto alle richieste sindacali e ha dichiarato che la riforma previdenziale ha annullato i contenuti dell’accordo del 29 luglio.
Di conseguenza ha avviato in modo provocatorio una nuova procedura relativa agli articoli 18 e 19 del Contratto Nazionale sul Piano d’Impresa 2011-2013 e di “ciò che risulterà necessario in relazione all’intervenuto peggioramento dello scenario economico”, prevedendo:
– il blocco definitivo delle uscite di personale con il Fondo di Solidarietà e la riassunzione dei 561 lavoratori esodati dal 1° gennaio al 31 maggio 2012;
– la riduzione del costo del lavoro per 250 milioni di euro “utilizzando tutti gli strumenti di legge e di contratto, tra i quali, a titolo esemplificativo, la sospensione dell’attività e riduzione di orario, revisione del sistema degli inquadramenti e attribuzione delle mansioni, mobilità territoriale, applicazione degli orari di lavoro e di sportello stabiliti dal rinnovo del Contratto Nazionale, flessibilità delle articolazioni individuali di orario e ricorso al Part Time, oltre che fruizione delle ferie ed ex festività”.
Riteniamo l’iniziativa aziendale grave e inaccettabile.
Quindi SCIOPERO PER L’INTERA GIORNATA DEL 2 LUGLIO!
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Vi ringrazio per la vostra attenzione, ma in concreto, noi che siamo usciti il 31/12/2011 e siamo ancora senza l’assegno di sostegno, per quanto tempo ancora dobbiamo aspettare? Quando ci verrà corrisposto insieme con gli arretrati? E che cosa significa che verremo riassunti? Dovrò tornare al lavoro? Com’è possibile non avere ancora una risposta certa su niente! Grazie comunque per tutto.
Non si può avere certezze su nulla, perché la vostra situazione dipende da quando l’INPS certificherà se i 17.710 salvaguardati relativi ai fondi esubieri sono sufficienti a coprire le posizioni di tutti coloro che sono già usciti dalle aziende. La pressione sindacale sul governo perché sciolga questo nodo è costante: proprio oggi ci sono stati presidi in tutte le principali città italiane proprio su questo argomento. La posizione aziendale, intesa come disponibilità a riassumervi, è un’estremissima ratio “fai da te” qualora i numeri definiti dal governo non si rivelassero sufficienti (cosa peraltro molto improbabile). Il nostro obiettivo, come da volantino, è invece quello di trovare una soluzione in sede governativa.
E che succedera’ a coloro che dovevano uscire il 1/7 e hanno gia una lettera di uscita in mano?
Perche’ l’accordo era vincolante per i lavoratori e l’azienda lo puo’ dichiarare carta straccia. E perche’come sindacato non abbiamo portato questo problema nel dibattito del ccnl, perche’ in quella occasione non abbiamo usto i ns rapporti di foirza per modificare l’intransigenza padronale.
E perche’ non usare anche l’arma della responsaboilita’ sociale di impresa di cui l’azienda si ammanta ogni giorno per dirle che e’ vergognoso come sta trattando i suoi clienti interni.
Non si gioca con il futuro delle persone, non siamo merci, ne variabili del profitto, non si gioca con noi come al gatto e al topo, dopo che per quasi quarant’anni ci abbiamo messo l’anima per raccontarla in positivo nonostante le sue magagne e i suoi veleni. Vergogna!
In uno Stato di diritto gli accordi presi in una certa data devono seguire la legge esistente a quella data. Se tutto questo non capita (come attualmente in Italia) allora possiamo dire addio alla democrazia. Se ogni accordo sottoscritto puo’ essere modificato e/o cambiato in ogni momento successivo allora che non si facciano più accordi di nessun tipo. Che serietà e credibilità può avere uno Stato e le persone che lo rappresentano (leggasi Governo) che modifica e/o annulla retroattivamente accordi tra le parti (in questo caso Intesasanpaolo, Ministero del Lavoro, Inps, Ispettorato del Lavoro,Abi) discussi e sottoscritti in data 29 luglio 2011 ? Che allora non se ne facciano più e che si viva alla giornata come nel Medioevo.
Emblematico e’ il mio caso di esodante. Ricevo nel mese di maggio la lettera con cui Intesasanpaolo mi informa che “….cesserò di far parte degli organici della Società e dal 1 luglio 2012 accederò al Fondo di Solidarietà del settore del credito”.
Ieri invece ho letto che in questi giorni probabilmente riceverò un’altra lettera dalla banca del seguente tenore: “scusi ma con la lettera precedente abbiamo scherzato, lei non andrà piu’ in esodo ma dovrà continuare a lavorare !” Ma la situazione un mese e mezzo fa (periodo in cui la banca ha inviato le lettere alle persone che sarebbero dovute andare in esodo dal prossimo 1 luglio) non era la stessa di incertezza di adesso? Perche’ la banca, anziche’ inviare le lettere agli esodanti e successivamente disdettare unilateralmente l’accordo sugli esodi del 29 luglio 2011, non ha sospeso, magari già da aprile/maggio scorso le uscite del 30 giugno 2012 ed eventualmente farci uscire nei prossimi mesi (30 dic 2012).
Ma in che Paese viviamo ?? Neanche nello Zimbawe e in Uganda accadono queste cose !!!!!!!!!
Mi auguro che il Sindacato intrapprenda in ogni sede iniziative legali di qualsiasi tipo a tutela di noi dipendenti “esodanti” (anche ricorrendo alla Corte Costituzionale) affiche’ l’accordo del 29 luglio 2011 sottoscritto dalla ns banca sia valido a tutti gli effetti e si proceda quanto prima alle uscite programmate regolate ovviamente con la vecchia legge sulle pensioni. Se ciò non accadesse sarebbe intollerabile perche’ verrebbe a mancare totalmente la fiducia nei confronti di questo Governo fatto si di tecnici, ma di “tecnici imbroglioni”.
Cordiali saluti
Solo un breve chiarimento tecnico. Allo STATO ATTUALE non è possibile fare le uscite perchè i decreti non sono pubblicati sulla gazzeta ufficiale e perchè, per quanto noto, il decreto prevede cite debbano essere autorizzate preventivamente e individualmente dall’INPS! pena la riproposizione della situazione di coloro che sono andati in esodo da gennaio 2012 che sono effettivamente usciti dall’azienda, ma per i quali l’INPS (mica l’azienda o il sindacato) non solo non ha ancora pagato nulla, ma nemmeno ha accettato la domanda di inserimwnto nel Fondo. Questo è un fatto, pure molto spiacevole per chi vi è coinvolto, non un’opinione. Quindi, sulla scorta di quanto sopra, non posso che ripetere quanto scritto anche in altre sedi. Nesuno può esere messo fuori in assenza di garanzie, tutti quelli che possono DOVRANNO uscire appena ci sarà uno straccio di garanzia (garanzia che, spero sia ormai chiaro, non dipende dalle volontà aziendali o sindacali), ma dalle disposizioni ufficiali (non desiderate, dichiarate, smentite, presunte) di parte del governo (pubblicazione del decreto) e dell’INPS (attivazione della procedura di certificazione delle uscite). Nel frattempo scioperiamo affinché il governo sia sotto pressione (e quindi sciolga positivamente la questione delle coperture per chi deve uscire) e l’azienda non cerchi di sfruttare indebitamente la (ATTUALMENTE inevitabile) sospensione delle uscite per mettere in discussione gli accordi. Tutti gli accordi.
L’odissea del famigerato “gruppo B” di Intesa Sanpaolo, che a 10 giorni dall’uscita sembrava finalmente finita, invece continua!
Mi chiedo cosa vada a fare l’Italia alle riunioni del G8, quando potremmo partecipare, FORSE, a quelle dei “paesi in via di sviluppo” !!
Tutto quello che è successo col capitolo pensioni, fornero, ed esodati non ha assolutamente senso.
Ed ora anche ISP ci si mette, a fare cose che non hanno senso!
Annullare completamente l’accordo?
E perchè non vedere prima chi avrà titolo di uscire secondo il testo definitivo che “dovrebbe” uscire presto?
Perchè mai dovrebbero annullare anche le uscite di chi sarà salvaguardato, e uscirà dal fondo dopo i 62anni senza nessun aggravio di spesa per la Banca?
– Non è che siamo a “scherzi a parte” ?
Ricordo a quei signori, che “noi numeri”, siamo fatti di CICCIA !!!
uscita 1°gennaio 2012. a fronte di una decisione unilaterale di disdetta di un accordo valuterei la possibilità di una class action contro Intesa e INPS con richiesta di danni materiali e morali.
Anch’io sono uscito in data 01/1/2012, dopo che governo, azienda, sindacati, avevano dichiarato il decreto salvaitalia “coerente” per poter andare via con le vecchie regole. Dopo 6 mesi ora mi si dice di rientrare in azienda. Ma questi signori pensano che io sia in condizione ancora di lavorare? E magari pretendere budget e numeri? Li faccio morire se rientro in azienda. Se così sarà non andrò mai più a votare
Rcordo che il decreto che il testo di legge di riforma dichiarava che ne erano tenuti esenti tutti coloro chr rientravano in accorci sottoscritti ante 4/12/11 e quindi era certamente coerente con il nostro accordo. È la tragica ridda di eventi sucesivi (liti pubbliche tra INPS e ministero, Fornero che ogni giorno da numeri diversi e in definitiva da proprio i numdri, il decreto attuativo che non esce mai) che hanno messo in discussione tale coerenza. Ricordo anche che per contrastare tanto la posizione governativa che le incredibili posizioni aziendali, in termini di esodi e DELL’INSIEME DELLE NORME DI ARMONIZZAZIONE (IL NOSTRO INTEGRATIVO), abbiamo avviato una vertenza con scioperi degli straordinari e sciopero di tutto il giorno del 2 luglio.
….ben venga qualche iniziativa, i sindacati devono iniziare a farsi sentire, anche se la controparte (fisica) è il Dott Micheli che tratta (con incarichi speciali dati dal Dott Corrado Passera) anche per ISP , e visto come ci ha trattato per il contratto nazionale in ABI……..
dopo 10 giorni nonostante gli sforzi mentali fatti, non riesco ancora a capire il perche’ la banca abbia disdeddato l’accordo sugli esodi del 29 luglio 2011.
Qualcuno mi potrebbe spiegare la ragione logica di tale decisione?
Io proprio non riesco a trovarla.
grazie et saluti
Tecnicamente l’azienda non ha disdeddato l’accordo di luglio 2011, ma l’ha sospeso a fronte del fatto che la normativa previdenziale allo stato attuale non consente di conoscere se esiste copertura previdenziale per le uscite ancora da realizzare per esodo. Tale situazione permarrà fino alla pubblicazione del decreto attuativo e alla conseguente compilazione delle liste da parte dell’INPS. Peraltro che non di disdetta si tratta, ma di sospensione, viene chiaramente scritto nella lettera che l’azienda sta consegnado individualmente a tutti coloro che avrebbero dovuto uscire a giugno. Cito letteralmente: “Nel confermare la volontà aziendale di dare piena attuazione a quanto previsto nel mensionato accordo, nel considerare le persistenti incertezze di caratere legale, ivi compreso l’indirizzo che andrà ad assumere l’INPS in materia, non possiamo che comunicarle la nostra decisione di sospendere l’efficacia della predetta risoluzione…“
Cito dal volantino emesso a seguito dell’incontro del 18 e 19 giugno: “l’azienda ha dichiarato che la riforma previdenziale ha ANNULLATO i conteuti dell’accordo del 29 luglio (annullato non sospeso). Mi sembra inoltre, che da parte di chi risponde, non sia presa sufficientemente in considerazione la situazione dei 516 ai quali verrebbe concessa la grazia di poter rientrare al lavoro. Ebbene io questa grazia non la voglio; voglio che sia rispettato il patto (=impegno RECIPROCO) in base al quale ho firmato a suo tempo la lettera di dimissioni con cessazione del lavoro al 31.12.2011. Che risposta avrei avuto se il 29 dicembre avessi annuciato che a seguito della riforma previdenziale ritenevo nullo l’accordo?
Ad oggi non ho visto un centesimo, certo non per colpa dell’azienda o del sindacato come si è tenuto a sottolineare; ma di tutte le garanzie che ci erano state date (dal sindacato e dall’azienda) che ne è?
Morirò di fame per colpa dell’INPS e del governo, adesso che lo so mi sento molto meglio…..
Ci sentiamo dopo lo sciopero.
Un cordiale saluto
Chi ha risposto (Paolo Barrera) ha perfettamente chiara la situazione terribile in cui si trovano coloro che sono usciti a gennaio e non hanno visto un soldo. Se non altro perchè si confronta con molti di loro quotidianamente per telefono, mail, su FB e su questo blog. Ciò non toglie che la situazione sia quella che ho delienato e non altra. Ovvero:
1) chi ha il potere di definire se chi è uscito a gennaio sia tenuto esente dallle ricadute della “riforma” previsdenziale è solo il governo; nessun altro soggetto in nessun modo può fare altro che applicare le decisioni del governo, approvate dal parlamento. In questo senso la pressione sindacale (della CGIL in primis) sull’argomento esodati si dirige al governo e mi sembra con una certa veemenza e con progressivi avanzamenti. Vedremo se, come credo, il decreto attuativo sancirà definitivamente le coperture per chi è già uscito e quindi non dovremo esercitarci più a lungo su ipotesi di riassunzioni, scoperture, cause, ecc.
2) L’ipotesi di riassunzione, purtroppo, è il rispetto dei patti tra azienda e lavoratore sotoscritto nel momento dell’uscita. Infatti il regolamento del fondo dice chiaramente che in caso di allungamenti pensionistici o altri eventi che non consentano l’erogazione dell’assegno le part isociali individuano le soluzioni più idonee per non lasiare i colleghi senza reddito. Il mancat orispetto del patto ci sarebbe se l’azienda dicesse: “Sai che c’è? Il governo ti ha fregato, ti ha spostato il diritto a pensione e non ti mette nel fondo, ma tu ormai non sei più un mio dipendente e quindi fatti tuoi…”
3) Dicevo che l’ipotesi di riassunzione è PURTROPPO il rispetto dei patti. PURTROPPO per chi è già fuori perchè comprensibilmente non ha nessuna voglia di rientrare (peraltro, come ovvio, nessuno assume nessuno obbligatoriamente e chiunque, nel caso, non vorrà essere riassunto certo non verrà portato a forza in azienda) e PURTROPPO per tutti coloro (e sono la stragtrande maggioranza) che restano e resteranno al lavoro e che dovrano gestire l’aggeravio di costi che il vostro rientro comporterebbe. Il tutto mentre stanno per fare uno sciopero per difendere l’esistente messo fortemente a rischio da una situazione congiunturale pessima e da una politica aziendale dissennata.
In conclusione ti assicuro perciò che il sindacato ha ben chiara la situazione e le sue implicazioni. E che sta cercando le necessarie soluzioni, ciascuna presso i soggetti che le possono (direi le devono) offrire. Ovvero il governo per la questione esodi e l’azienda per la questione accordi aziendali.
Il governo continua a DARE I NUMERI, sulla testa delle persone!
I giornali riportano oggi della nuova salvaguardia per 55.000 persone, di cui solo 1.600 per il fondo esuberi del settore del credito.
Da dove salta fuori questo 1.600?
Cosa ci copriamo con un numero così ridicolmente basso?
A questo punto dobbiamo aspettarci veramente la cancellazione del fondo esuberi, e lo “spettro” di riduzioni di orario, part-time forzosi, mobilità, licenziamenti, ecc?
Quando sapremo finalmente CHI potrà uscire e CHI NO?
Il caos regna sovrano, e c’è la TOTALE ASSENZA di comunicazione e di informazione a tutti i livelli, SOPRATTUTTO AZIENDALE!
Grazie.
Che il governo dia i numeri è, putroppo, un fatto di tutta evidenza e ormai condiviso da tutti. E qaundo dico tutti, voglio proprio dire tutti. Basta leggere, ad esempio, le recenti dichiarazioni del Presidente di Confindustria…
Con 1.600 per il settore non ci si fa nulla, ovviamente. Tantomeno ci si fanno le uscite di chi deve ancora andare in esodo. E se non si fanno tali uscite…, si l’ipotesi aziendale è proprio quella di riduzioni di orario, part-time forzosi, mobilità, FINO ai licenziamenti. L’intervista di Micheli al Sole 24 ore della settimana scorsa ( http://www.fisac.net/intesasanpaolo/doc/24ore.pdf ) è molto chiara in proposito e lancia una specie di di “ultimatum” al governo di circa 15 giorni prima di affrontare le crisi aziendali con gli strumenti di legge.
Noi non siamo assolutamente sicuri che il governo vari i decreti entro l'”ultimatum”, ma siamo invece sicurissimi che la trattativa sarà molto diversa a seconda che i decreti ci siano (e ci siano in forma positiva, ovviamente) o non ci siano. Nel primo caso sarà sicuramente complessa perché il piano industriale era comunque disegnato su una prospettiva di crescita del PIL per il 2012 dell’1,5% e sappiamo stutti come sta andando, quindi certamente l’azienda cercherà comunque dei risparmi. Nel secondo caso sarà terrificante perché invece di dover “solo” difendere e manutenere i nostri accordi dovremo concentrarci anche sul respingere le ipotesi aziendali di riduzione dell’occupazione…
In ogni caso la mobilitazione dovrà continuare e dovremo attrezzarci per gestire una fase complicata o complicatissima…
In tutto questo non posso concordare sul fatto che manchino informazioni a livello aziendale, soprattutto dal fronte sindacale: noi vi aggiorniamo non solo su tutti i fatti, ma come vedi, ci prendiamo la responsabilità di tracciare anche ipotesi e relative contromosse…
Scenari drammatici, anche per chi si ostina a “vedere il bicchiere mezzo pieno” !
Speriamo almeno che i tempi siano brevi, comunque vada, perchè questo stillicidio che si protrae ormai da molti mesi, ci sta logorando non poco…
Quando parlavo di totale assenza di comunicazione aziendale, intendevo proprio della AZIENDA, che anche tramite i vari uffici del personale, è assolutamente avara di aiuto, supporto, e notizie.
Devo inoltre riconoscere, che fra tutti i sindacati, l’UNICO che offre un servizio di informazione puntuale e addirittura risponde online ai quesiti dei colleghi, è proprio la Fisac Cgil.
E questo è un dato oggettivo.
Cordiali saluti.
Esodata dal 1/01/2012.
Alla luce anche delle recentissime notizie intorno al decreto dei 65.000,tutto quello che accade intorno a noi, sulla nostra pelle impunemente, è letteralmente terrificante, paralizzante. Perché tutto ciò non può altro che impaurire.