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Ma insomma, l’azienda ha fatto i turni in filiale, ha incrementato Smart Learning e Smart Working, ha lasciato a casa pagati gli immunodepressi, vi ha pure regalato sei giorni di ferie. E adesso che vi chiede di fare otto giorni di ferie entro fine maggio ve la prendete. Ma che volete, ancora?

E’ molto semplice: non vogliamo sentirci raccontare favole o mezze verità.

Ad esempio la favola dell’azienda buona che fa molto di più di quello che deve fare. I provvedimenti di riduzione del servizio al pubblico e di quelli cautelativi per le persone a rischio non sono stati una generosa iniziativa aziendale. Sono la necessaria – nel senso di doverosa – difesa dei dipendenti e dei clienti della prima banca del paese. Che altre aziende siano arrivate dopo o siano inadempienti a quello che hanno prima chiesto i sindacati e dopo imposto i DPCM e i Prefetti, non può essere il metro di paragone che trasforma un preciso dovere verso la salute pubblica in un atto di generosità. E tutto questo per tacere sui ritardi, impuntature, pregiudiziali nella gestione dei dispositivi di protezione individuale che non pongono certo la nostra azienda ai vertici del settore, tutt’altro.

Oppure la mezza verità del regalo delle sei giornate di ferie. Un regalo è un regalo, e la saggezza popolare vuole che a caval donato non si guardi in bocca, ovvero che non si stia troppo a sottilizzare su quello che arriva gratis. Vero, ma non è questo il caso. Di questi giorni di ferie si sa davvero ben poco: ad esempio non si sa a chi verranno riconosciuti, né quando saranno fruibili. Ma soprattutto non si è trattato di qualcosa che arriva (arriverà, invero) gratis, bensì a fronte di una precisa e immediata contropartita: la richiesta aziendale di fissare un numero rilevante di giorni di ferie (quelli contrattuali, non quelli “regalati”) entro un periodo predeterminato. E – per di più – questa richiesta vale per tutti, sia i colleghi della Rete sia quelli delle Direzioni; sia per coloro che (forse, senza nemmeno sapere quando potranno usufruirne visto che non possono essere inseriti in piano ferie) riceveranno i sei (o forse qualcuno in meno, chissà?) giorni aggiuntivi, sia per coloro che non avranno avuto nemmeno un minuto di ferie in più.

Ma la cosa veramente meravigliosa è la motivazione di questa richiesta, ovvero il “contesto operativo determinato dall’emergenza sanitaria… e l’esigenza di assicurare il completo godimento delle ferie entro la fine del 2020 come contrattualmente previsto”. Questo è un vero capolavoro.

In quale modo il contesto operativo suggerisce di collocare obbligatoriamente le ferie nel pieno dell’emergenza? Forse che in questo periodo non si devono contattare e rassicurare i clienti, gestirli alle porte prima e allo sportello poi, sospendere rate e mutui, attivare finanziamenti straordinari, pagare pensioni, rilasciare carte a attivare App, prepararsi agli anticipi della CGIS e magari anche fare l’offerta a distanza per la gestione “ordinaria” delle aspettative aziendali di collocazione? Forse che le FOL non stanno gestendo un flusso di lavoro senza precedenti e molto più complesso dell’ordinario? Forse che i colleghi informatici del Polo Tecnologico di Moncalieri non stanno facendo i salti mortali per recuperare i clamorosi ritardi nell’estensione dello Smart Working dovuti a una visione aziendale del rapporto fiduciario con i propri dipendenti veramente fuori dal tempo? E a proposito di Smart working, forse che i colleghi del Grattacielo e di tutte le Direzioni non stanno lavorando duramente e molto spesso oltre gli orari standard per svolgere impeccabilmente le funzioni di competenza, tutte più o meno “stressate” dalla condizione generale del paese?

E che dire dell’esigenza di completare le ferie nell’arco dell’anno di competenza? Quando mai questo principio è stato messo in discussione? Ma cosa c’entrano otto giorni obbligatori entro maggio con questo principio? La completa fruizione delle ferie nell’arco dell’anno è garantita dalla ordinaria redazione dei piani ferie che come ogni anno ha consentito il raggiungimento di questo scopo senza forzature o collocazioni obbligatorie. E così deve essere anche quest’anno.

Invitiamo pertanto i colleghi a redigere il loro piano ferie sulla base delle loro esigenze di recupero psicofisico e nella garanzia della continuità del servizio e dei processi lavorativi, senza cedere a pressioni sulla collocazione in periodi o, peggio, in giornate particolari. O, cosa che pensavamo assolutamente inimmaginabile fino a pochi giorni fa, a resistere a richieste nemmeno troppo velate di “scaricare” le ferie, ma continuando a lavorare in quegli otto giorni “perché non è certo questo il periodo per mettersi in ferie”. Questi sono comportamenti veramente indegni della prima banca del paese, altro che generosità. Chiediamo formalmente alle funzioni di alto livello della Gestione del Personale di farsi garanti della ferma repressione di queste incredibili iniziative.

Le donne e gli uomini di intesa Sanpaolo hanno garantito senza tentennamenti il servizio ai clienti nelle Filali senza anteporre in alcun modo i più che giustificati timori personali. Allo stesso modo hanno garantito la continuità di tutti i processi aziendali nelle Direzioni senza risparmiarsi e anzi ampliando sforzi e estendendo i propri orari proprio perché in Smart Working. Sono donne e uomini orgogliosi del proprio lavoro e del proprio impegno. Sono donne e uomini forti e responsabili. E per questo meritano un po’ di dannato rispetto.

COORDINATORI FISAC /CGIL AREA TORINO E PROVINCIA

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