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È un 2019 in salita, noi lo sapevamo. Evidentemente la nostra Direzione Regionale no.

Sono due anni che in ogni occasione ufficiale segnaliamo la carenza di organico di questo territorio e le difficoltà che una non attenta programmazione delle sostituzioni dei colleghi in esodo avrebbero portato.

Siamo stati apostrofati come allarmisti, disfattisti e menagramo. Spiace constatarlo ma, ancora una volta, avevamo visto giusto. Ancora una volta, la nostra Direzione – solo all’ultimo e in modo molto discutibile – tenta di correre ai ripari per mettere una toppa alla disastrosa situazione degli organici.

L’intervento di razionalizzazione sugli orari delle filiali flexi doveva essere solo il primo passo verso una gestione responsabile e consapevole delle uscite dei nostri colleghi. La realtà purtroppo ci dice che al momento non è stato pianificato altro e il rischio chiusura dei punti operativi per carenza di personale si sta concretizzando.

Come sapete, il 30 giugno è prevista un’uscita per esodo per i colleghi che (salvo quelle che dovevano essere pochissime e documentate eccezioni) matureranno il diritto pensionistico entro una certa data. All’inizio della scorsa settimana, dopo una serie di segnalazioni da parte di colleghi che aspettavano la mail di convocazione alla conciliazione in ABI, abbiamo avuto modo di verificare che la nostra Direzione Regionale ha posticipato l’uscita di parecchi colleghi (peraltro senza nemmeno avvisarli) che rientrano in questa finestra pensionistica. Tra questi “fortunati” possiamo trovare tra l’altro:

  • colleghi che hanno la sventura di lavorare in filiali che non possono più stare aperte anche perché in quelle medesime filiali delle colleghe sono state costrette a licenziarsi perché non gli sono stati concessi pochi mesi di part time;
  • colleghi che hanno saldato in fretta e furia contenziosi con l’azienda rinunciando perfino alla rateizzazione sulla garanzia che la chiusura del provvedimento non avrebbe impattato con l’uscita per l’esodo;
  • colleghi avviati a visita dal medico competente per iniziativa aziendale e che si sono visti dichiarare idonei, ma con limitazioni all’attività lavorativa;
  • colleghi “improvvisamente” ritenuti troppo importanti per poter essere lasciati andare.

Cosa serve di più per certificare quello che noi stiamo dicendo da tempo, ovvero che nell’Area Torino e Provincia gli esodi senza assunzioni né razionalizzazione della rete distributiva e degli orari ormai non permettono di garantire il servizio e di tenere aperte le filiali?

Questa Direzione non può più fare finta di niente e deve dare segnali concreti, sia alle legittime aspettative di esodo dei colleghi, sia a chi rimane in filiale e deve lottare non solo con una clientela inferocita per tutta una serie di disservizi, ma anche per rinnovare un part time, avere un’aspettativa, pianificare le giornate di sospensione volontaria e quelle di formazione flessibile.

È troppo tempo ormai che chiediamo a questa Direzione e a quest’Area un cambio di rotta: chi ha sbagliato venga messo di fronte alle proprie responsabilità, è il minimo che un’Azienda seria e attenta al benessere lavorativo dei propri dipendenti deve fare.

Torino, 27 maggio 2019

FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

Area Torino e Provincia Intesa Sanpaolo

 

 

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