Pubblicato il – 2 Febbraio 2018


Quando delle ferie ne hanno bisogno soprattutto i Capi

Le ferie sono un diritto (perfino un obbligo stringente, in base alla regola ferrea della fruizione entro l’anno voluta dall’Azienda) dei Colleghi. E i Colleghi ne hanno bisogno, come dell’aria per respirare, visto i ritmi che devono sostenere, gli obiettivi che devono raggiungere, le inefficienze che devono superare.

Evidentemente ne hanno bisogno – e con urgenza – anche i loro Capi, soprattutto quelli che stanziano in uffici sempre più distaccati dalla realtà quotidiana che si vive in rete. Non si può infatti spiegare se non con una impellente necessità di ferie la sfilza di esternazioni, suggerimenti, diktat – tutti peraltro privi di qualsiasi fondamento contrattuale – che sono stati ribaltati sulle filiali in questi giorni.

La collezione delle “perle” è sorprendente per qualità e quantità: si va dalla fruizione nel periodo estivo di massimo due settimane consecutive (questi sono gli indomiti nostalgici del regolamento San Paolo, cancellato con l’omonima azienda da oltre 10 anni) al fatto che la concessione delle ferie è subordinata al raggiungimento dei budget di vendita (e questi non sappiamo neppure come definirli). Abbiamo poi un susseguirsi di amenità: non ci può essere sovrapposizione di colleghi in ferie nella stessa filiale, la sospensione volontaria non si può pianificare se non si sono prima esaurite ferie e permessi, la sospensione volontaria non è un diritto ma una “concessione” e così via. Ovviamente tutte indicazioni prive di fondamento. Tra l’altro vi ricordiamo che le giornate di sospensione per il 2018 sono 15 e non 7, come alcuni Capi vanno dicendo.

Come classificare poi affermazioni del tipo: “Non è più possibile che ad agosto i budget scendano al di sotto della media dell’anno”? Questa affermazione non è nuova: ogni anno si ripresenta uguale a sé stessa e a poco valgono le rimostranze sul fatto che agosto è appunto “il” periodo di ferie. Dobbiamo forse continuare a specificare l’ovvio? Le città deserte, i negozi chiusi, sono il risultato delle ferie concesse ai colleghi o sono figlie del (poco opportuno per i nostri budget) costume italico che concentra e costringe le famiglie a organizzarsi seguendo le chiusure forzate delle aziende del nostro bel paese?

Ebbene sì, se ne facciano una ragione i nostri Capi della Direzione Regionale. Loro possono provare a impedire ai colleghi di andare in ferie, ma certo non possono riuscirci con i clienti!

Quest’anno si sommeranno inefficienze da integrazione, panico da promesse di dividendi mirabolanti, attese salvifiche dell’evoluzione tecnologica (che in realtà al momento si traduce in rallentamenti operativi), ulteriore stretta sulle regole di Compliance (vedi Mifid2), disallineamento temporale tra uscite per esodo, nuove assunzioni e riduzione della rete fisica. Se il modo per affrontare tutto questo è ipotizzare la forzatura di ogni e qualsiasi regola, la strada diventerà veramente impervia.

Come Sindacato apriremo una conflittualità diffusa, ma sarà la quotidianità stessa dei colleghi a generare disaffezione, scoramento, senso dell’inutilità di obiettivi irraggiungibili in un contesto privo di rispetto per le esigenze fondanti dei lavoratori in quanto esseri umani.

Perciò, e lo diciamo col cuore, anche nell’interesse dell’azienda che ci paga lo stipendio: signori Capi degli uffici più o meno alti, prendetevi qualche giorno di ferie e schiaritevi le idee. Noi nel frattempo continueremo a lavorare per mandare avanti la baracca.

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