Nel corso dell’incontro di oggi l’Azienda ha ribadito lo scenario e le motivazioni che hanno portato all’operazione delle ex Banche Venete, sottolineando i vincoli posti da UE:
- chiusura di 600 filiali nel perimetro degli ex Gruppi Banche Venete,
- riduzione di 3.900 persone di cui almeno 1.000 nelle ex Gruppi Banche Venete,
- integrazione dei sistemi informatici e della gestione dei rischi,
- soppressione dei marchi.
Per la gestione degli esuberi si procederà con l’esodo volontario.
Intesa Sanpaolo propone l’adesione volontaria al Fondo di Solidarietà in due fasi:
- una prima fase per chi matura il diritto a pensione entro il 31/12/2024 per il perimetro ex Gruppi Banche Venete, con le uscite a partire dal 1/10/2017,
- una seconda fase, solo dopo la verifica degli esiti in merito al raggiungimento delle 1.000 adesioni nel perimetro ex banche venete, per il personale del gruppo Intesa Sanpaolo che matura i requisiti pensionistici al 31/12/2022 fino al raggiungimento delle ulteriori circa 3.000 riduzioni previste.
Per quanto riguarda i Contratti Integrativi Aziendali, l’Azienda ha comunicato che sono superati dal 1° luglio, con mantenimento in via transitoria dei trattamenti di welfare (previdenza, assistenza sanitaria, condizioni agevolate e ticket) e dei trattamenti economici percepiti al 30 giugno, nelle more di un confronto, da iniziare a settembre, che dovrà essere finalizzato al controllo dei costi.
Tutto l’impianto è condizionato alla conversione in Legge del Decreto governativo.
La trattativa prosegue domani.
Mai sentito parlare di vincoli UE.
L’UE che obbliga Intesa a liberarsi di 2.900 risorse è proprio da non credere.
Facciamo qualche verifica: Chi ha il documento o il link per lo il documento UE lo metta a disposizione.
Grazie.
Bepi Faliero
Da alcuni anni le banche come Intesa Sanpaolo, così come le stesse Banche Venete, sono sotto la vigilanza diretta della BCE (si può consultare direttamente il sito della BCE per approfondire la questione https://www.bankingsupervision.europa.eu/about/thessm/html/index.it.html) che ha ampi poteri discrezionali anche in merito alla valutazione di acquisto / cessione in partecipazioni creditizie e garanzia del rispetto della conformità alla normativa prudenziale dell’UE. Nell’ambito dell’operazione di salvataggio delle ex banche venete sono stati posti parecchi vincoli. Tra i quali 3.900 (e non 2.900) esuberi, dei quali almeno 1.000 nell’ambito ex banche venete e 600 chiusure di sportelli nel perimetro ex banche venete.
Mi sembra discriminazione nei confronti dei dipendenti di intesa l’adesione volontaria a 5 anni contro i 7 delle banche venete
Non è una discriminazione, ma una necessità legata al rispetto delle disposizioni dell’autorità di vigilanza europea che ha dato il via libera all’operazione, devono essere esodati 3.900 dipendente del Gruppo, di cui almeno 1.000 dal perimetro delle ex banche venete. Ovvero almeno 1.000 su circa 10.000 dipendenti ex Banche Venete e circa 3.000 su oltre 60.000 dipendenti Intesa Sanpaolo. Per rispettare queste proporzioni stabilite dagli Enti di Controllo pubblici (non negoziabili né dal Sindacato, né dall’Azienda) occorre necessariamente individuare due platee distinte con durate distinte.
Da alcuni anni le banche come Intesa Sanpaolo, così come le stesse Banche Venete, sono sotto la vigilanza diretta della BCE (si può consultare direttamente il sito della BCE per approfondire la questione https://www.bankingsupervision.europa.eu/about/thessm/html/index.it.html) che ha ampi poteri discrezionali anche in merito alla valutazione di acquisto / cessione in partecipazioni creditizie e garanzia del rispetto della conformità alla normativa prudenziale dell’UE. Nell’ambito dell’operazione di salvataggio delle ex banche venete sono stati posti i vincoli di cui sopra.
Perche’ platee distinte se l’esodo e’ volontario ? ok all’esodo fino a concorrenza numeri BCE (1000 + circa 3000), ma nella scelta i dipendenti invalidi ISP con diritto al 2024 sono figli di un Dio minore ?
L’esodo è volontario, ma nell’ambito dei vincoli imposti dagli organismi di vigilanza prepost ia impedire che si ripetno le condizioni di dissesto tipo banche venete. Come abbiamo scritto in una delle risposte precedenti un organismo di vigilanza che autorizza degli aiuti di stato (trovando una scappatoia per non considerarli tali) e una procedura di salvataggio molto “al limite” rispetto alle regole dell’unione bancaria in cambio pretende l’applicazione di interventi molto stringenti su quella realtà che è andata in dissesto e in misura percentualmente molto minore nella realtà che non ha i medesimi problemi. In altri termini spostare i tagli (perché al di là del valore soggettivo per il singolo lavoratore di poter andare in pensione prima, gli esuberi sono un taglio della capacità produttiva e di stare sul mercato) dalla parte “malata” a quella “sana” di un’azienda non è quello che un organismo di vigilanza intende avallare.
concordo pienamente, perché noi che abbiamo dato 37 anni all’azienda dobbiamo essere discriminati da questi colleghi appena arrivati?
La questione è ampiamente dibattuta qui: http://www.fisac.net/wpgisp/report-dalla-prima-sessione-di-trattativa-ex-banche-venete.html#comments (88 commenti finora).
Probabilmente nelle banche venete ci sono più raccomandati e graduati rispetto Sanpaolo e quindi essendo una bella casta anche europea si fanno le leggi ad personam. Che schifo
Questa è certamente una possibile interpretazione.
Un’altra potrebbe essere che un organismo di vigilanza che autorizza degli aiuti di stato (trovando una scappatoia per non considerarli tali) e una procedura di salvataggio molto “al limite” rispetto alle regole dell’unione bancaria pretenda in cambio l’applicazione di interventi molto stringenti su quella realtà che è andata in dissesto e in misura percentualmente molto minore nella realtà che non ha i medesimi problemi. In altri termini spostare i tagli (perché al di là del valore soggettivo per il singolo lavoratore di poter andare in pensione prima, gli esuberi sono un taglio della capacità produttiva e di stare sul mercato) dalla parte “malata” a quella “sana” di un’azienda potrebbe non essere quello che un organismo di vigilanza intende avallare.
Moderazione moderazione finiamo la anche in Francia c e stata la rivoluzione ai tempi attenti perché è finita male……………..
Contratto integrativo superato… confronto finalizzato alla riduzione dei costi… Una storia già sentita foriera di qualche altro disastro. Cari sindacati, ATTENTI A QUELLO CHE FIRMATE
Il comunicato esplicita chiaramente che i Contratti Integrativi DEGLI EX GRUPPI VENETI non ci sono più perché non ci sono più le aziende presso cui avevano valore. NON è una questione sindacale, ma proprio legale. NON è possibile applicare il Contratto Aziendale di un’Azienda che non esiste più perché è in liquidazione.
Da questo ne consegue che bisognerà trovare una via contrattuale (questa sì) per consentire ai nuovi colleghi delle ex Venete di essere gradualmente integrati nella struttura contrattuale aziendale di Intesa Sanpaolo.
Ti possiamo assicurare che siamo sempre molto attenti a quello che firmiamo. Ovviamente questo non significa che tutti siano sempre soddisfatti di quello che si ottiene o che – più in generale – non capiti di fare degli errori (peraltro la fallibilità è strettamente connaturata a qualsiasi attività umana). Ma certo non prendiamo alla leggera le nostre responsabilità e le esercitiamo con il massimo scrupolo.
Si, ma al di la delle ipotesi, visto che si denunciano surplus di personale ovunque, non era meglio anche per l’azienda stessa uniformare i 2900 di Intesa a 7 anni?
Certo si potrebbe, ma con quale effetto pratico? Se le persone che devono uscire sono un numero definito (nel nostro caso 2.900/3.000) che cosa cambia ampliando la platea di coloro che possono fare domanda di adesione? Verranno accolte sempre e solo le 2.900/3.000 domande dei colleghi più prossimmi al diritto pensionistico. Infatti è bene ricordare che nel caso di esodi volontari con numero definito, vengono accolte solo le domande sufficienti a raggiungere quel numero, accettendole secondo il criterio di maggior prossimità al diritto di uscita pensionistica. L’unico effetto che si otterrebbe ampliando la platea a numeri molto al di sopra di queli che devono uscire, sarebbe di dover respingere molte più domande.
Se non si raggiungono le 2900 adesioni previste fra chi matura la pensione entro il 31/12/2022, c’è possibilità che anche per Intesa sia ampliata la platea a chi matura il requisito pensionistico entro il 31/12/2024 (come già avviene per le banche venete)?
Assolutamente sì. Le 2.900 uscite dal perimetro Intesa Sanpaolo dovranno avvenire in ogni caso e quindi se non dovessero essere suffcienti 5 anni la platea verrà estesa fino al massimo possibile.
In relazione alla risposta a LUCA, per i dipendenti INTESASANPAOLO invalidi con diritto al 2024, esclusi dalla platea di adesione che mi consta in caso di rientro nella platea avrebbero avuto la priorità, come la mettiamo ?
Le regole per l’accesso al Fondo per i colleghi con Invalidità sono regolati dalle norme generali sulla Previdenza e sull’Invalidità, mentre quelle dei colelghi con la titolarità di benefici della Legge 104 saranno definite nell’ambito dell’accordo. Al più presto, dopo la sottoscrizione dell’accordo, redigeremo una dettagliata nota informativa.
Buongiorno.
…………….i Contratti Integrativi Aziendali, ……………………..sono superati dal 1° luglio, …………………….., nelle more di un confronto,…………. che dovrà essere finalizzato al controllo dei costi.
Riguarda solo quelli delle ex Banche Venete, o il controllo (leggi RIDUZIONE) di costi verrà calato anche sui colleghi del gruppo ISP?
Grazie
La rispsota a Paco data qui sopra dovrebbe aver chiarito ulteriormente che stiamo parlando degli ex contratt idelel ex venete e del processo di integrazione di quei colleghi che attualmente si trovano senza contratto.
finché non avremo fame non credo ci sarà rivoluzione, i bancari si indignano, sbraitano, ecc., ma poi da buoni borghesi rientrano nei ranghi
IO CREDO CHE UN SINDACATO SERIO NON PUO ESSERE D’ACCORDO SU UNA DISCRIMINAZIONE DI QUESTO GENERE FRA LAVORATORI ORMAI DELLO STESSO GRUPPOI.
Le ragioni (e gli obblighi) della gestione diversa di platee diverse con situazione di dissesto o di solidità assolutamente non raffrontabili sono stati ripresi nelle risposte a Franca e Luca.
Solite cose all’Italiana -5/7- siamo figli diversi ? Non cambierà mai questo paese………
Le ragioni (e gli obblighi) della gestione diversa di platee diverse con situazione di dissesto o di solidità assolutamente non raffrontabili sono stati ripresi in parecchie risposte precedenti.
Se si intende 5 anni filo al 2022, significa che viene compreso sicuramente anche chi matura i requisiti nel 2018, nonostante il protocollo del 1 febbraio 2017 che da’ l’incentivo all’esodo ?
La trattativa – di un’ampiezza e una complessità enormi, come appare evidente – è iniziata solo ieri. Le prime valutazioni e IPOTESI di partenza sui vari temi sul tavolo sono quelle riportate nel comunicato. Ad oggi qualsiasi risposta che approfondisca maggiormente i termini di tali questioni o – peggio – cerchi di fornire fin da subito delle certezze, sarebbe del tutto priva di fondamento.
Come abbiamo scritto, forniremo tutte le informazioni passo passo e man mano che le questioni verranno definite.
Anche per me l’ U.E mi giunge nuova … ma sinceramente mi preme maggiormente sapere se i 3000 esodi Intesa sono sufficenti a coprire le richieste degli assunti negli anni 1978/80
Eppure è un dato diffuso da molte fonti giornalistiche specializzate e – sopratutto – parte integrante dei compiti dell’organismo di Viogilanza Europeo a partire dell’attivazione dell’Unione Bancaria Europea.
Invece l’analisi di quante persone abbiano la propria finestra prensionistica nel 2019, 20, 21, 22 e così via è uno dei temi sul tavolo di trattativa. La ricognizione precisa e puntuale di questi dati è la base di partenza per definire le platee coinvolgibili.
Evidentemente il nuovo accordo riguarderà solo chi matura i requisiti dal 2019 al 2022, escludendo quindi coloro che li maturano entro il 2018 in quanto, questi ultimi, fanno già parte della platea dell’ultimo accordo di febbraio che prevedeva, se non sbaglio, anche un incentivo a differenza, mi par di capire, di questo.
Occorre precisare che l’accordo precedente NON era un accordo di esodo, ma di incentivazione al pensionamento. Questo significa che nessuno veniva pre-pensionato, ma si offriva a chi fosse interessato un incentivo economico per non rimanere al lavoro dopo il raggiungimento del proprio diritto pensionistico. Questa platea NON aveva alcun limite numerico e – ovviamente – le eventuali adesioni dei colleghi NON comportano costi per l’Azienda: la pensione la paga l’INPS, mentre l’assegno di esodo lo paga l’azienda. Questo (l’assenza di costi strutturali) ha determinato la possibilità di definire un incentivo (questo a carico dell’azienda) al pensionamento.
La situazione che si sta trattando adesso, ha natura profondamente diversa: i costi degli assegni di esodo sono a carico dell’azienda (che però ha usufruito di un consistente contributo di denaro pubblico) e i numeri degli esuberi sono stati fissati in apllicazione delle direttive degli organismi di vigilanza sovranazionali. Questi numeri non sono perciò “forzabili” se non in misura marginale e ben difficilmente prevederanno incentivi, perché nei fatti è difficilmente compatibile il finanziamento con denaro pubblico volto a evitare licenziamenti con l’erogazione di somme aggiuntive per incentivare i dipendenti ad aderire a questa forma di ammortizzazione sociale.
In questo quadro molto complesso e con vincoli esterni non comprimibili la trattativa dovrà definire i criteri di volontarietà (nessuno deve essere licenziato) e di accessibilità secondo criteri oggettivi, il mantenimento delle prerogative tipiche del rapporto di lavoro anche per il periodo di esodo, nonché tutelare i colleghi che resteranno al lavoro (e sono la stragrande maggioranza) affinché non ci siano ricadute socialmente insostenibili in termini di mobilità territoriale e professionale.
Fatto questo bisognerà prediporre un persorso di integrazione contrattuale per i nuovi colleghi, che al momento – lo ricordiamo – NON hanno più i loro Contratti Aziendali perchè le loro aziende sono state liquidate e non esistono più.
Fatto anche questo bisognerà – a fine anno – rinegoziare tutti gli accordi aziendali di Intesa Sanpaolo, che come noto scadono il 31/12/2017.
A seguire bisognerà poi negoziare le ricadute del nuovo piano industriale che è anch’esso alle porte…
MA QUALCHE SPERANZA DI ESODO PER CHI E’ STATOASSUNTO IL 13/04/1981 ESISTE??
Le possibilità di adesione all’esodo non dipendono dalla data di assunzione, ma da quella della propria finestra pensionistica che a sua volta dipende solo in parte dalla data di assunzione. Inoltre bisognerà sapere quante persone maturano la loro finestra pensionistica prima della tua e, ancora, quante di queste decideranno di aderire all’esodo e quante no. Una serie di variabili che non consente – al momento – nessun tipo di risposta alla tua domanda.
Nonostante tutte le spiegazioni, E’ UN’INGIUSTIZIA!!!!!!!
Anch’io penso che non sia giusto!
Io maturerò i requisiti il 31/12/2022. Esiste la remota possibilità che venga data una specie di “precedenza” a coloro che hanno particolari situazioni di necessitàdi assistenza dei familiari nell’accoglimento delle domande?
La trattativa è appena partita. Non sarebbe serio – o anche solo credibile – avanzare ora delle ipotesi su casi particolari.