In merito al bonus 200 euro, introdotto dal cosiddetto Decreto Aiuti (D.L. n. 50/2022) a favore dei redditi più bassi – la cui erogazione è prevista per luglio – e su cui ci arrivano le prime richieste di chiarimento, forniamo alcune informazioni essenziali, che come sempre integreremo appena possibile.
REQUISITI:
- Non si deve essere titolari di trattamenti pensionistici: occorrerà dichiarare all’azienda che non se ne percepiscono (le modalità non sono ancora state rese note).
- Occorre aver beneficiato, almeno in uno dei mesi tra gennaio e aprile, dello sgravio contributivo dello 0,8% previsto dalla Legge di Bilancio 2022, che spetta a chi ha una retribuzione imponibile mensile entro 2.692€.
In ISP questa condizione può essere verificata sulla busta paga di maggio ricercando sul cedolino la voce con codice 73DV Es.L.234/21-INPS arr. che si riferisce allo sconto contributivo complessivo per il periodo gennaio-aprile. Attenzione: L’analoga voce 73WQ (che pure è relativa allo sgravio dello 0,8%) si riferisce all’ultimo mese, e quindi non è sufficiente a determinare il diritto al bonus (essenziale la presenza dell’altra voce 73DV).
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Vorrei esprimere il mio disappunto per un bonus che si discosta notevolmente da una finalità perequativa. E’ evidente che in tale circostanza la presenza forte di un grande sindacato debba farsi sentire. Non comprendo come mai in taluni casi (assegno universale) valgano i criteri dettati sulla situazione sintetica familiare (ISEE) e in altri, aventi più o meno lo stesso scopo, invece criteri individualistici (come in questo caso). Chiedo riflessione su tale situazione:
Caso 1: famiglia monoreddito e con reddito annuo di Euro 37.500 – prende il bonus?
Caso 2: famiglia con percezione di reddito di marito e moglie rispettivamente di Euro 30.000 ciascuno – prende il bonus? e di che importo?
Chiediamo troppo se pretendiamo che la FISAC CGIL sia più presente in certe circostanze?
La FISAC è il sindacato dei bancari e negozia con ABI e noi siamo la FISAC di Intesa Sanpaolo e negoziamo con Intesa: nessuno dei nostri interlocutori ha voce in capitolo sulle politiche fiscali.
Poi noi facciamo parte della CGIL e la confederazione tramite il Segretario Landini ha espresso proprio ieri la sua ferma contrarietà alla politica dei bonus chiedendo interventi diversi e strutturali in tema fiscale. Come puoi vedere ad esempio da questo articolo di uno dei principali quotidiani nazionali, non si può certo dire che la CGIL non faccia sentire la sua voce. https://www.repubblica.it/economia/2022/06/11/news/maurizio_landini_cgil_basta_con_i_bonus_ce_unemergenza_sociale_e_il_governo_non_lo_capisce-353485491/
Purtroppo ho potuto leggere solo il trafiletto, essendo l’articolo dedicato agli abbonati. Tuttavia il mio riferimento era ovviamente alla CGIL alla quale la FISAC appartiene. Stimo moltissimo Landini e mi piacerebbe capire in che termini è stato affrontato l’argomento, vale a dire soffermandosi sulla necessità di garantire un bonus mensile quale giusto aumento degli stipendi e dei salari, oppure entrando nel merito di certi meccanismi che diventano armi per amplificare una sperequazione già esistente.
“Basta con gli interventi una tantum come i 200 euro che andranno nelle buste paga di luglio per chi guadagna fino a 35 mila euro. Questo governo continua a non capire che le persone non arrivano alla fine del mese. La situazione sociale sta diventando esplosiva. Servirebbero 200 euro al mese!”.
Lei cosa propone?
“Questo è il momento – risponde Maurizio Landini, segretario generale della Cgil – di fare scelte strutturali per aumentare i salari e le pensioni a partire da quelli più bassi. Si deve tagliare strutturalmente il carico fiscale su lavoratori e pensionati che sono anche coloro che in questo Paese pagano le tasse”.
Il governo ha già ridotto le tasse rimodulando le aliquote fiscali con l’ultima legge di Bilancio, ora si prospetta un nuovo intervento per tagliare il cuneo fiscale.
“Contro quelle misure fiscali la Cgil insieme alla Uil ha scioperato. La situazione attuale dimostra che avevamo ragione. L’intervento del governo ha, nei fatti, finito per favorire i redditi più alti, quando l’80% dei lavoratori sta sotto i 30 mila euro. L’inflazione è una tassa occulta che colpisce chi guadagna meno ed ora sono tanti i lavoratori e i pensionati che non arrivano a fine mese. Siamo in emergenza ed è bene che il governo lo capisca”.
Ma gli spazi di manovra sono oggi molto più limitati. L’ombrello protettivo della Bce non c’è più. Difficile pensare a nuovo deficit con lo spread che risale. Dove si trovano i soldi per tagliare le tasse?
“Guardi, le risorse ci sono, basta decidere dove andarle a prendere. Penso a tutti i settori che hanno ottenuto extraprofitti durante la pandemia: c’è il settore dell’energia ma anche quello farmaceutico, per esempio. E poi vorrei capire perché, tra l’altro, le tasse sulle rendite finanziarie e sugli affitti, con il meccanismo della cedolare secca, debbano essere inferiori a quelle che gravano sul lavoro. Perché si penalizza il lavoro?”.
Propone di aumentare le tasse sulle rendite e sugli affitti?
“Certo che va fatto, insieme ad una riforma fiscale complessiva fondata sul principio costituzionale della progressività. E propongo anche, se necessario, un contributo straordinaria a carico di chi ha di più. Si chiama solidarietà”.
Facile aumentare le retribuzioni con la leva fiscale. Il sindacato non ha sempre rivendicato di essere “autorità salariale”? Non è anche colpa dei sindacati se gli italiani guadagnano poco?
“Si cominci a rinnovare i contratti scaduti e lo si faccia, come chiediamo, sulla base del tasso di inflazione effettiva e non di quella depurata dai fattori energetici. E poi, proprio perché in Italia c’è un sistema contrattuale importante, si recepisca al più presto la direttiva europea sul salario minimo e si stabilisca per legge la validità erga omnes dei contratti di lavoro certificando anche la rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali che li stipulano. Efficacia che deve riguardare non solo i trattamenti economici complessivi ma pure le ferie, la malattia, il Tfr, gli infortuni e gli altri istituti contrattuali, per stabilire una soglia di diritti che valga per tutto il mondo del lavoro. Oggi non è più accettabile che ci sia competizione tra le persone che per vivere devono lavorare. Tra contratti a termine, part-time involontario e tutte le varie forme di contratti in Italia ci son almeno sei milioni di persone che vivono con un reddito annuo loro intorno ai diecimila euro. Le sembra un dato da Paese civile? Le forme contrattuali più assurde, come, tra le altre, il lavoro a chiamata, vanno cancellate e va introdotto un unico contratto di ingresso a contenuto formativo finalizzato alla stabilità occupazionale”.
Se l’economia non cresce, nemmeno il lavoro può aumentare e migliorare.
“Già, per questo sono necessari gli investimenti pubblici e privati. È il momento di costituire un’Agenzia pubblica per lo sviluppo. Ma penso anche che si debbano indirizzare, con le dovute garanzie, le ingenti risorse (oltre 100 miliardi) dei fondi previdenziali verso investimenti che facciano crescere il nostro Paese e creino nuovo lavoro”.
Autarchia finanziaria?
“No, investimenti intelligenti. Da una parte garantisco una quota della mia pensione, dall’altra il lavoro di mio figlio. Il nostro è un Paese con un alto debito pubblico ma anche un alto tasso di risparmio privato che con adeguati strumenti finanziari andrebbe orientato a fare sistema per ricostruire il nostro apparato manifatturiero e dei servizi avanzati”.
Intanto l’Europa ha bandito dal 2035 le auto diesel e a benzina. Sono a rischio 70 mila posti di lavoro. Lei sta con l’Europa o con le imprese che chiedono più tempo per la riconversione?
“Io ricordo che su questo terreno l’Italia ha accumulato una serie di ritardi. È almeno dal 2010 che il sindacato chiede di investire sulle nuove filiere della mobilità sostenibile e dell’elettrico. Ma allora Marchionne e i vari governi al suo fianco sostennero che il futuro non era nei motori elettrici. Oggi siamo costretti a rincorrere. Stesso discorso sulla rete unica di telecomunicazioni”.
Non siete più a favore delle rete unica?
“Certo che la sosteniamo ma il rischio è che ci sia la rete unica e lo spezzatino delle altre attività di Tim. Per questo il 21 giugno scioperano unitariamente i lavoratori di Tim. Su tutte le questioni industriali c’è una grave carenza di iniziativa da parte del governo”.
Eppure gli ultimi dati dell’Istat sulla produzione industriale smentiscono molte Cassandre e dicono che l’Italia, ad aprile, è andata meglio anche di Francia e Germania.
“E questo rafforza il mio giudizio. Abbiamo lavoratori ricchi di creatività, di competenze, di capacità. Oggi, dunque, il tema è fare sistema perché il mercato da solo non metterà mai le cose a posto. Anzi. Servono gli investimenti sul fronte della transizione energetica e climatica ma anche per rilanciare il lavoro privato e pubblico. Non è più tollerabile una situazione di tale precarietà nel sistema di welfare, a cominciare dalla sanità e dalla scuola. Per queste ragioni la Cgil ha promosso per sabato prossimo a Roma una grande assemblea-manifestazione, che si terrà in piazza del Popolo, e avvierà il congresso confederale”.
Un avviso a Draghi?
“No, è una richiesta precisa di cambiare: aumentare i salari e superare la precarietà”.
Buongiorno, per il Bonus si dovrà inviare una richiesta? Oppure sarà riconosciuto in automatico a Luglio come mi era sembrato di capire quando si sono avute le prime notizie in merito?
PROBABILMENTE si. Probabilmente perché fino a due giorni fa le fonti giornalistiche dicevano che il pagamento sarebbe stato in automatico (come peraltro previsto dalla formulazione del decreto) e poi è uscita una circolare INPS che invece dice che il lavoratore di fatto deve certificare la sua situazione (di non percepire nessun tipo di pensione né reddito di cittadinanza) al datore di lavoro. Domani cerchiamo di capire meglio con l’azienda come procedere concretamente.
la voce indicata (73DV…) non è presente nel cedolino. Potreste indicarci con precisione a quale voce occorre far riferimento per verificare?
Se la voce 73DV Es.L.234/21-INPS arr. non è presente sul proprio cedolino, vuol dire che il proprio reddito lordo mensile ha superato i 2.692€ e quindi non si ha diritto al bonus 200€
Salve nella busta paga di Maggio 2022 è presente la voce 73DV Es.L.234/21-INPS ma in quella di Giugno 2022 non è presente. Si ha diritto comunque al bonus? Io personalmente ho compilato autocertificazione visto come indicato sopra…non vorrei trovarmi in difetto. Grazie.
La voce 73DV Es.L.234/21-INPS arr. si riferisce al periodo gennaio-aprile ed è presente esclusivamente sulla busta di maggio, ed è la voce a cui fare riferimento per la richiesta bonus 200€. Chi aveva la voce in questione nella busta paga di maggio ha diritto al bonus (se non percettore di pensione o con familiare percettore di reddito di cittadinanza).