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Correva l’anno 1821: ci fu il primo avvistamento di terra emersa all’interno del circolo polare artico e la costituzione concessa da Carlo Alberto di Savoia fu immediatamente cancellata da Carlo Felice con annesso intervento austriaco per reprimere i moti liberali in Piemonte. Da allora molte cose sono cambiate: il cambiamento climatico scioglie i ghiacciai sempre più rapidamente e le monarchie hanno sempre meno influenza negli assetti geopolitici.

Molto è cambiato, ma non tutto. Se il 1821 (inteso come anno) è stato archiviato da quasi due secoli, il 1821 (inteso come modulo) gode ancora di ottima salute. Un salto logico temporale folle? Non così tanto, se ci pensiamo per un momento.

L’informatica e la globalizzazione hanno plasmato definitivamente la società. Basti pensare all’impatto che questi due fenomeni storici hanno prodotto nel mondo del lavoro. Dalla fine negli anni settanta, il settore bancario ha progressivamente introdotto automazioni informatiche dapprima sulla gestione della contabilità, successivamente sulla gestione dei dati anagrafici seguendo le esigenze di mercato conseguentemente alla trasformazione delle banche di diritto pubblico in società di capitali. 

I processi produttivi nelle aziende sono radicalmente mutati. Adesso i PC coadiuvano (anche se sarebbe meglio dire “indirizzano”) i dipendenti: dalla formazione alla vendita di servizi e prodotti finanziari ed assicurativi tutto passa attraverso software sempre più mirati (e pervasivi).  In Intesa Sanpaolo la filiera commerciale è monitorata informaticamente dal vertice fino ai singoli gestori di filiale. Gli organigrammi si sfoltiscono di persone, l’operatività è stata estesa oltre le ore 17 e soprattutto oltre il perimetro delle filiali attraverso il web ed i telefoni cellulari che raccolgono dati comportamentali per aumentare l’efficienza commerciale della rete di vendita.  Anche i contratti sono stati digitalizzati per aumentare la sicurezza dei clienti e degli addetti ai lavori, il tutto totalmente tracciabile (anche se sempre meno comprensibile) e che – per di più – fa molto “green”.

Nel nuovo contesto organizzativo di Intesa Sanpaolo “dovrebbero” crescere sia l’efficienza che la saturazione del ciclo produttivo. Quel che invece è certamente aumentata è la densità della prestazione ed il carico cognitivo richiesto alla persona.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a due fenomeni opposti: l’incessante richiesta di efficienza ai colleghi accompagnata a quella che potremmo definire una vera e propria “rivolta delle macchine”.

Le disfunzioni operative si moltiplicano e producono gravi conseguenze in termini di rispetto delle normative aziendali.  Contratti ed ordini di borsa eseguiti ma senza la produzione di documenti grafometrici da far firmare al cliente, bancomat capricciosi che trattengono banconote e carte di pagamento e così via. Ovviamente è l’uomo che si districa in questa difettosità dei sistemi informatici e di robotizzazione, ricreando efficienza anche quando appare impossibile.

Oltre alla fede, i colleghi di Intesa Sanpaolo si aggrappano a strumenti ingialliti ma sempre attuali, presenti in quantità illimitate negli archivi delle filiali, che nonostante i prodigi dell’informatica non si sono mai estinti, né l’azienda sembra voler “esodare”.  Arnese simbolo della operatività analogica è appunto il 1821. Un caposaldo in carta chimica che ha resistito al succedersi di tre papi, alla guerra fredda, al terrorismo internazionale, ad una dozzina di governi, alla Apple computers, alle fusioni bancarie ed alle minacce di conflitti nucleari. Un modulo fisico, che sfugge a tutte le policy correnti, con cui il lavoratore può dare estro alla sua immaginazione e (a suo rischio e pericolo!) tradurre in fatti concreti la sfilza di messaggi criptati riprodotti con frequenza sempre crescente dai monitor dei pc delle filiali.

Questo tipo di operatività, in tutte le sue forme più fantasiose, è ben nota ai colleghi delle filiali. Purtroppo è meno noto che queste soluzioni “fai da te” sono sicuramente apprezzate dai Responsabili commerciali, ma ancora una volta possono attirare le attenzioni tutt’altro che benevole delle funzioni Compliance e Audit. Ricordiamoci che vale sempre quanto abbiamo già detto a proposito di “Vendite malate”, “MiFID2” e “PSD2”.

Comunque sia, in Intesa Sanpaolo stiamo già sperimentando nella realtà uno dei possibili futuri distopici paventati dai più pessimisti tra i futurologi: l’uomo al servizio delle macchine per produrre più profitto con meno sicurezza.

Diventa quindi necessario identificare chiaramente quali sono le ricadute in termini di stress accumulato da parte dei lavoratori considerando i continui “start & stop” dovuti all’utilizzo delle comunicazioni digitali mobili. In particolare vanno considerati i sempre più frequenti malfunzionamenti delle nuove procedure così come delle strumentazioni hardware. Questo per preservare sia la salute mentale e fisica dei colleghi impegnati ad una operatività di filiale sempre più complessa ed ulteriormente gravata da richieste di produzione economica da capogiro, sia per evitare rischi disciplinari connessi ad un uso troppo forzato di strumentazioni cartacee quali il 1821.

La FISAC di Torino mette tra i suoi obiettivi per il 2018 un monitoraggio costante delle cause di stress nella rete e l’individuazione degli strumenti più idonei alla sua riduzione. In questa attività collaboreremo strettamente con gli RLS, creando una forte sinergia tra le diverse competenze sindacali e professionali a nostra disposizione.

Siamo nel 2018 e con gli strumenti a disposizione della nostra azienda sarebbe saggio e giusto trovare soluzioni definitive per pensionare il 1821 e – soprattutto – le ragioni del suo utilizzo.

click qui per il comunicato in pdf

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