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Non molti giorni fa l’azienda ha inviato una mail invitando i colleghi a emulare Patrick de Gayardon quale esempio di superamento dei limiti.

Ancora una volta sarebbe tutto (abbastanza) bello, se non fosse che tra pochi giorni ricorre il 20° anniversario della morte del compianto Patrick. Morte intercorsa a 38 anni di età mentre cercava di rientrare sull’aereo da cui si era appena lanciato indossando solo una “tuta alare”.

Come sempre, dalle storie esemplari, ognuno è autorizzato a trarre la “morale” che preferisce. La nostra è che anche se sei un grande professionista, è sempre meglio valutare bene i rischi e darsi degli obiettivi sensati. Altrimenti la possibilità di andare presto a schiantarsi è altissima.

Il povero Patrick ha consumato velocemente la sua sola vita facendo quello che gli piaceva di più e in cui era davvero bravo. Enorme entusiasmo e grandissima professionalità non sono bastati. I limiti – che ci piaccia o meno – esistono e bisogna tenerne conto. E bisogna tenerne conto davvero, non come una “clausola di stile” infilata con fastidio in una mail “motivazionale”. Bisogna tenerne conto soprattutto quando è qualcuno a fissarli per qualcun altro.

Perché anche se lo schianto non è fisico, ma “solo” professionale, non è che non ci si faccia male sul serio. E sempre più spesso ci si fa male anche fisicamente, con danni al proprio benessere e alla propria salute.

Noi non siamo certo come Patrick de Gayardon, ma non vogliamo nemmeno essere come Willy il Coyote, perennemente alla rincorsa di un obiettivo sempre irraggiungibile e talvolta truccato non si sa bene da chi e perché.

Noi siamo ottimi professionisti e diamo sempre il massimo: ci piacerebbe essere trattati con il dovuto rispetto anche quando ci raccontano le favole del buon giorno.

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