Dal primo agosto scorso, sulle Filiali Terzo Settore sono state riversate una quantità abnorme di adempimenti di adeguata verifica delle Organizzazioni non Profit (NPO), a seguito di una “news di ABC” che fa riferimento all’aggiornamento delle relative “FAQ AML”.
Detto intervento segue le ultime disposizioni introdotte dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) e da Banca d’Italia in materia di rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo, con riferimento ai clienti Non Profit.
Fin qui si tratta di evoluzioni, della normativa in materia, che vanno senza ombra di dubbio rispettate da parte della nostra Azienda.
Il punto su cui vogliamo portare l’attenzione è, però, quello delle ricadute delle conseguenti scelte organizzative aziendali sulle condizioni di lavoro ed, in particolare, sui carichi di lavoro dei colleghi delle Filiali Terzo Settore che si sono visti riversati, durante il periodo delle legittime ferie estive ed in aggiunta alle già pesanti carenze di organico, una mole enorme di ulteriori incombenze.
Vengono, infatti, aggiunti numerosi presidi da adottare non solo in fase di “onboarding”, ossia di accensione di nuovi rapporti bancari continuativi con ogni nuovo cliente NPO, ma anche in fase di revisione di tutte le NPO già clienti.
Il peso di queste attività, per i colleghi delle Filiali Impact, diventerebbe tale da occupare buona parte della giornata lavorativa di Direttori di Filiale, Gestori FTS e Gestori Base, che hanno comunque e sempre tutte le altre incombenze di ruolo.
Infatti, ai tradizionali controlli previsti dalla normativa aziendale, in materia di operazioni con enti diversi dalle società, che a tutt’oggi parrebbe invariata, si sono aggiunti quelli più gravosi ricavabili dalla menzionata FAQ.
Si parte con la necessità di compilare una check list composta da 5 sezioni con risposte multiple, per la cui compilazione (in piena responsabilità dei colleghi della filiale, vista l’assenza della previsione di firma del cliente) occorrono complessi approfondimenti che richiedono tempi lunghi di esecuzione, quali richiesta al cliente e raccolta di documentazione specifica, colloqui approfonditi con tutti i componenti dei CDA (spesso molto numerosi in questi enti), con tutte le figure apicali (indipendentemente se da censire come titolari effettivi), con i beneficiari della NPO ecc. Il tutto, spesso, con clienti residenti in zone molto distanti dalla Filiale stessa.
Gli adempimenti richiesti vengono così, di fatto, estesi a tutti i clienti NPO in essere e nuovi, in occasione del primo incontro o, per i già clienti, alla prima occasione di contatto. Questo senza che vi sia alcuna distinzione dimensionale o di tipologia.
TUTTO CIO’ CI SEMBRA TROPPO PENALIZZANTE PER I COLLEGHI DELLE FILIALI IMPACT!
Occorre, quindi, che l’Azienda si faccia carico in modo diverso dell’organizzazione di queste ulteriori attività richieste, perché le stesse sono difficilmente compatibili con il ruolo commerciale assegnato ai Gestori Terzo Settore (caratterizzato da ricevimento clienti inbound/con appuntamenti, visite presso i clienti ecc., ecc.) né sono attività del tutto delegabili ai Gestori Base, perché questi ultimi sono privi di alcune delle abilitazioni a tal fine necessarie.
Qualora l’Azienda non intervenga, con adeguati e tempestivi correttivi organizzativi, si rischiano anche dei riflessi negativi sull’operatività delle Filiali, ad iniziare dall’incidenza negativa sull’apertura di nuovi rapporti, sempre più laboriosa.
Si rende pertanto necessario che, per i clienti già in carico alle filiali, venga effettuata a monte una più accurata selezione delle Organizzazioni non Profit (NPO) che effettivamente necessitano di una così approfondita valutazione, secondo il dettato della nuova normativa di settore. Questa selezione deve precedere la richiesta alle Filiali di attivarsi soltanto su determinati clienti oggetto di maggiore e più importante analisi, andando ad esempio ad escludere clienti impact già censiti presso il Registro Imprese o presso il R.U.N.T.S. o individuando un codice anagrafico ad hoc che identifichi le NPO che principalmente si occupano della raccolta o dell’erogazione di fondi ai fini caritativi, religiosi, culturali, educativi, sociali e solidali, individuando così la fattispecie di clientela realmente a maggior rischio.
Qualora invece si voglia portare avanti questa attività, di più approfondita valutazione, in modo massivo per tutti i clienti, chiediamo l’istituzione di una “task force” che si occupi, nei tempi che si renderanno necessari, di tutti i rapporti non profit che le filiali hanno in carico.
Anche in fase di acquisizione di nuovi clienti, sarebbe forse opportuno discernere tra quelli che, dimensionalmente e per tipologia, necessitano di maggiore accuratezza nel processo di adeguata verifica, e quelli per i quali sono sufficienti le regole finora in vigore.
Ciò, fermo restando, il monitoraggio costante delle relazioni onde cogliere ed intervenire in caso di segnali di maggior rischio.
I CAMBIAMENTI ORGANIZZATIVI, ANCHE CONNESSI A MODIFICHE NORMATIVE EUROPEE, NON VANNO SCARICATI SULLE SPALLE DEI COLLEGHI DELLE FILIALI
MONITOREREMO CON ATTENZIONE L’EVOLVERSI DELLA PROBLEMATICA
11/09/2024 COORDINAMENTO FISAC/CGIL INTESA SANPAOLO PUGLIA BASILICATA MOLISE