Di fronte alla drammatica situazione del sistema produttivo, la nostra priorità è la tutela dell’occupazione attuale e futura.
Per questo abbiamo rivendicato con forza la conferma dei colleghi apprendisti ottenuta con l’accordo del 19 ottobre scorso.
Per questo abbiamo preteso e ottenuto che gli esuberi derivanti dalle riorganizzazioni societarie fossero gestite a livello di gruppo e non di singola azienda.
Per questo abbiamo condiviso la possibilità prevista dal CCNL di ampliare l’orario di servizio della clientela per ricercare nuovi margini di produttività e di crescita, affinché le eccedenze di personale derivanti dalle razionalizzazioni in corso e dalle chiusure delle filiali non diventino “esuberi”.
Per questo riteniamo di vitale importanza che l’estensione dell’orario di apertura delle filiali parta con il piede giusto.
Purtroppo i primi segnali della gestione operativa sono fortemente negativi, rischiano di creare disservizio alla clientela e stanno comportando pesanti sacrifici per i lavoratori.
Premesso che in tale situazione economica è giusto scegliere cio’ che piu’ è giusto per l’occupazione e per evitare gli esuberi.
Cio’ premesso non trovo giusto che i part time non aderiscano ai turni. E’ questa cosa discriminante per chi economicamente non puo’ permettersi l’aggravio previsto dal lavoro part time; anche i full time hanno famiglia, figli e problemi e non è giusto che debbano accollarsi i turni degli altri.
E’ un mio pensiero, ma condiviso da molti lavoratori.
La scelta individuale di ricorrere al Part Time spesso è collegata alla necessità di gestire particolari situazioni familiari. Spesso ma non sempre. E certamente non in modo da esaurire tutte le esigenze individuali. Esistono certamente casi in cui le esigenze familiari non vengono gestite tramite il ricorso al Part Time (per i più diversi motivi) e non per questo non esistono o non sono rilevanti. La scelta di escludere i part time dalle turnazioni è certamente discutibile, ma risponde alla logica di tutela di quelle situazioni contrattualmente definite come collegate a particolari esigenze. Proprio in ragione di ciò sono stati esclusi anche i benficiari (per sè) della legge 104. Tuttavia proprio perché tali fattispecie non ricoprono tutte le problematiche a carico dei vari lavoratori, stiamo lavorando per un’attenzione gestionale a tutte le varie casistiche che sono a carico dei colleghi. Attenzione gestionale, che deve essere massima e improntata alla più ampia flessibilità. Fermo restando comunque, che se davvero si ritiene di percorrere tutte le strade (anche quelle oggettivamente spiacevoli e che innegabilmente peggiorano la qualità di vita dei colleghi) per la salvaguardia dei livelli occupazionali (posto che si creda che sono davvero a rischio), il successo di tali vie non può essere subordinato all’eliminazione di ogni e possibile disagio ad esse collegato. Non siamo infatti di fronte alla scelta di ciò che si desidera (certamente nessuno desidera uscire alle 8 di sera dal lavoro), ma alla riduzione del danno (perdita di migliaia di posti di lavoro: in un’azienda da oltre 60.000 persone, anche una “semplice” riduzione del pesonale del 10% comporta la perdita di 6.000 posti di lavoro…).
…POSTO CHE CI SI CREDA che sono davvero a rischio ????…riferito ad i posti di lavoro…. ma che vuol dire posto che ci si creda? è stato fatto passare sia il ccnl che il protocollo del 19 ottobre con questo DOGMA sparso dall’azienda e supportatto da i sindacati senza colpo ferire…e ora si dice posto che ci si creda???? e per di più la Fabi(Sileoni nella lettera all’ABI) scrive e accusa le banche di guadagnare l’impossibile cambiando lo scenario disastroso esposto ad i colleghi 30 gg prima??? un pò di coerenza x cortesia!siamo stufi
Posto che ci si creda davvero, nel senso che molti colleghi non sembrano volersene rendere conto… La FISAC ci crede eccome e cerca di correre ai ripari. E non perchè è credulona, ma perchè legge e analizza autonomamente i dati di bilancio.
Guardiamo ad esempio l’ultima trimestrale della nostra azienda, al di là delle operazioni di maquillage sottoposte ai giornali. Riporto alcuni dati forniti dalla stessa azienda (ovviamente e per fortuna è costretta a farlo dalla legge), ma che tende a non mettere in evidenza (usiamo questo eufemismo) anche se dicono più di tutti gli altri dove stiamo andando…
“L’utile netto consolidato è pari a 414 milioni di euro, rispetto ai 470 milioni del secondo trimestre 2012 e ai 527 milioni del terzo trimestre 2011.”
L’utile netto è l’indicatore della redditività reale di un’azienda. La redditività è quello che convince chiunque a investire (fornire capitali per lavorare) in un’azienda. Se non hanno rendimento, i capitali vengono investiti in altre aziende più redditizie e quelle senza capitali chiudono. La redditività della nostra banca è in costante calo. E per di più, un terzo di questa redditività calante è garantita da operazioni straordinarie non collegate all’attività bancaria.
“La voce utili/perdite su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti registra un saldo negativo di 5 milioni, rispetto a quello negativo di 2 milioni del secondo trimestre 2012 e a quello positivo di 7 milioni del terzo trimestre 2011.”
La componente finanziaria stabilizzata degli investimenti diciamo così “obbligati” (ad esempio i titoli di stato che le banche di riferimento hanno dovuto comprare per evitare il default del paese) sono in perdita crescente.
“Il complesso degli accantonamenti e delle rettifiche di valore nette (accantonamenti per rischi e oneri, rettifiche su crediti e rettifiche su altre attività) è pari a 1.310 milioni di euro, rispetto ai 1.155 milioni del secondo trimestre 2012. Gli accantonamenti per rischi e oneri ammontano a 69 milioni, rispetto ai 34 milioni del secondo trimestre 2012 e ai 18 milioni del terzo trimestre 2011; le rettifiche nette su crediti sono pari a 1.198 milioni, rispetto ai 1.082 milioni del secondo trimestre e ai 695 milioni del terzo trimestre 2011; le rettifiche nette su altre attività sono pari a 43 milioni, rispetto ai 39 milioni del secondo trimestre 2012.”
Il complesso degli accantonamenti e delle rettifiche di valore nette (accantonamenti per rischi e oneri, rettifiche su crediti e rettifiche su altre attività) è pari a 1.310 milioni di euro, rispetto ai 1.155 milioni del secondo trimestre 2012. Gli accantonamenti per rischi e oneri ammontano a 69 milioni, rispetto ai 34 milioni del secondo trimestre 2012 e ai 18 milioni del terzo trimestre 2011; le rettifiche nette su crediti sono pari a 1.198 milioni, rispetto ai 1.082 milioni del secondo trimestre e ai 695 milioni del terzo trimestre 2011; le rettifiche nette su altre attività sono pari a 43 milioni, rispetto ai 39 milioni del secondo trimestre 2012.
“Per quanto riguarda lo stato patrimoniale consolidato, al 30 settembre 2012 i crediti verso la clientela sono pari a 375 miliardi di euro, in flessione dello 0,5% rispetto al 31 dicembre 2011 e dell’ 1,7% rispetto al 30 settembre 2011 (in flessione del 3,3% se si considerano i volumi medi anziché quelli di fine periodo, principalmente a seguito della contrazione dei crediti alle grandissime imprese). Il complesso dei crediti deteriorati (in sofferenza, incagliati, ristrutturati e scaduti/sconfinanti) ammonta – al netto delle rettifiche di valore – a 27.266 milioni di euro, in aumento del 20,1% rispetto ai 22.696 milioni del 31 dicembre 2011. In quest’ambito, i crediti in sofferenza crescono a 10.689 milioni di euro rispetto ai 8.998 milioni del 31 dicembre 2011 (nel primo trimestre 2012 erano stati ceduti pro-soluto 1.640 milioni di sofferenze lorde a un prezzo – pari al loro valore netto di carico – di circa 270 milioni), con un’incidenza sui crediti complessivi pari al 2,9% (2,4% al 31 dicembre 2011) e un grado di copertura del 61% (leggermente diminuito anche per effetto della cessione rispetto al 64% di fine 2011). Gli incagli salgono a 10.586 milioni di euro da 9.126 milioni di dicembre 2011, i ristrutturati scendono a 3.107 milioni da 3.425 milioni di fine 2011 e i crediti scaduti/sconfinanti aumentano a 2.884 milioni di euro da 1.147 milioni di fine 2011.”
Infatti (vedi punto precedente) lo stato patrimoniale è in costante flessione. La banca presta meno soldi (il 3,3% in meno) il che vuol dire che lavora meno e guadagna meno, ma in compenso i suoi crediti deteriorati (soldi che non le verranno restituiti) aumentano del 20%.
le Banche non sono un settore produttivo qualunque, qui si concentra potere e ricchezza mondiale, e il sistema BANCA non fallirà mai almeno che non finisca tutto il sitema che ad oggi conosciamo,…mancano soldi? interviene la Bce con LTRo..una volta due tre e così via a mò di FED reserve con il quantitative easyng…fino a quando? nessuno lo sa? Il costo del lavoro è elevato e va tagliato? certo dice il Banchiere…ma oplà si scorda di dire che B.Intesa ha patteggiato lo scorso anno una multa di 270 mil di euro per evasione fiscale accertata di oltre 1mld di euro e i cugini di unicredit idem con l’operazione Brontos… etutta questa evasione naturalmente si riperquote sul cuneo fiscale che i dipendenti si trovano da parte dello stato che solo li sa colpire… e le fughe dei capitali all’estero??? con altrettanta evasione e tasse …chi li le aiuta a compiere??
certamente le sedi in LUX non ce l’hanno i fruttivendoli…detto questo leggete quanto afferma la FABI che fa parte insieme e firma insieme le trattative Bancarie….ADNKRONOS, venerdì 28 dicembre 2012
BANCHE: FABI, ABI HA TORTO, MIGLIORAMENTI STRUTTURALI IN 2012-2013 = BIENNIO GARANTIRÀ UTILI PER 10 MLD DI EURO
Roma, 27 dic. (Adnkronos) – «I numeri che l’Abi ha presentato al Fondo Monetario Internazionale dimostrano che lo stato di salute delle banche italiane va nettamente migliorando». Il segretario nazionale della Fabi, Giuliano De Filippis, risponde così alla lettera inviatagli dal Dg dell’Abi, Giovanni Sabatini, secondo cui i numeri del 2013, seppur positivi, non permettono di prospettare un futuro roseo per le banche. La Fabi, dunque, smentisce l’Abi. Infatti, «rispetto alle pesanti perdite accumulate nel 2011 il biennio 2012-2013 è di segno opposto e garantirà, complessivamente, utili per oltre 10 miliardi di euro», spiega De Filippis.Una cifra, questa, non certo bassa e che con «il rendimento sul capitale all’1,1% quest’anno e all’1,7% nel 2013 » porterà ad una «indubbia inversione di tendenza rispetto al recente passato». L’Associazione bancaria inoltre, ricorda sempre la Fabi, indica un miglioramento su tutti i versanti «dalle sofferenze (cala il ritmo di crescita: dal 27,6% dello scorso anno si passa al 18,4% del 2012 e al 13,8% del 2013) agli impieghi (il mercato del credito torna a correre: +0,5% quest’anno e +1,9% l’anno prossimo.)», dice ancora De Filippis. «Destinato a diventare positivo è l’andamento di depositi e raccolta: alla frenata del 2011 (-2,7%), le banche hanno davanti un biennio previsto in miglioramento (+4% e +3,8%). Sarà positivo, stando alle previsioni Abi, anche il margine di interesse che, dopo un lieve calo dell’1,2% quest’anno, passerà a +2,5% nel 2013», prosegue la Fabi che chiarisce: «l’andamento positivo del settore è una buona notizia per tutti. Non facciamo il tifo (Amo/Ct/Adnkronos) 28-DIC-12 15:58
Tanto per finire il concetto….c’è qualcosa che non torna nel ragionamento…..ehi ehi Banca non ti fare bella e vincere premi come Best Bank e pubblicare dati positivi ad i mercati finanziari, perchè io sindacato ti esaminmo i bilanci!!! e se guardo bene qualcosa trovo sai !! inizia a fare qualche taglio sui costi del personale che è meglio, prendi qualche giorno di cassa integrazione, blocca gli automatismi, riduci il vap e tieni i lavoratori sul chi va là che potrebbe andare peggio. IL Sindacato deve dire questo? mah!
Vedo appunto che appartieni alla categoria di coloro che (legittimamanete, sia chiaro, ma secondo noi in modo errato) pensano che la crisi non riguardi le banche. Ed è per questo che scrivevo “posto che ci si creda”.
Dire che il Sindacato cerca le magagne dei bilanci per poter peggiorare le condizioni dei colleghi è come sostenere che sono i vigili del fuoco ad appiccare gli incendi per poterli spegnere o che i medici vaccinano i bambini per farli ammalare. C’è chi sostiene queste cose, ma io non le credo.
Che c’è una crisi del settore (che ha già avuto e potrà ancora avere pesanti ricadute occupazionali) non lo dicono le speculazioni della FISAC: lo dicono altre cose. Lo dicono il fallimento e conseguente licenziamento di tutti i dipendenti di Delta e Sedici banca. In Monte Paschi hanno cancellato l’integrativo ed esternalizzato migliaia di colleghi. In UBI hanno congelato l’integrativo le giornate di solidarietà sono 16. In Unicredit l’integrativo è bloccato, i pensionamenti e gli esodi sono obbligatori, il VAP è progressivamente più che dimezzato e si è proceduto a pesanti esternalizzazioni. Santander Italia sta licenziando decine di persone e la banca Bovio ha praticamente dimezzato (licenziando) i suoi dipendenti… Sono questi i fatti di cui deve occuparsi il Sindacato. E tanto meglio fa il suo lavoro quanto più riesce a prevenirli, invece di inseguirli.
Quanto alle dichiarazioni della FABI, credo sarebbe più corretto chiedere a loro le ragioni e le interpretazioni delle loro dichiarazioni, peraltro contestuali alla firma di accordi (tipo MPS e UBI) che la FISAC non ha ritenuto di sottoscrivere a causa dell’eccesiva (secondo noi) pesantezza per i lavoratori. Tuttavia, nonostante non sia appunto corretto interpretare il pensiero altrui, credo di poter dire che le affermazioni FABI siano le stesse della FISAC quando combatte l’ipotesi prospettata dall’ABI di disdettare il Contratto Nazionale sottoscritto un anno fa per eccessiva onerosità. Secondo noi (e credo secondo la FABI) è molto diverso cercare soluzioni per la produttività nelle aziende (volte a difendere concretamente l’occupazione) dallo sfruttare in modo strumentale una situazione di crisi per cancellare le regole e le tutele di tutto il settore, compreso il salario minimo.
……seguo il ragionamento che le banche trovano la situazione attuale perfetta per adire a pesanti ristrutturazioni sul costo del lavoro. Detto questo un esempio per tutti sulle banche citate nella risposta, il Sig Mussari è , a seguito dell’acquisto di Antonveneta , il principale artefice del “disastro” dell’ MPS, e queste non sono considerazioni soggettive, (acquisto pilotato a solo vantaggio dei soliti noti, ci resta solo di sperare nella magistrtura…ma la vedo dura). Ma qualcuno si chiede come tale personaggio possa essere Presidente dell’ABI ???… eil suo vice il Sig Micheli nostro sceriffo in intesa….ed io mi devo fidare di questi personaggi che ci fanno digerire sacrifici di busta paga e di tempi di vita/ lavoro?. Concludo facendo cmq i complimenti a questo sito sempre bene aggiornato e utile.
Mussari (tra l’altro costretto alle dimissioni in queste ore) e tutti gli altri banchieri e top manager NON sono certo soggetti di cui fidarsi. Spero che questa idea non sia trasparsa dai miei interventi. Sono piutosto soggetti con cui è necessario (nel senso letterale, ovvero che non se ne può fare a meno) interloquire, ovviamente da posizioni sempre diverse e molto spesso opposte. Il senso di controllare i bilanci, di replicare alle dichiarazioni (ondivagamente ottimistiche o terroristiche a seconda dei destinatari e degli scopi), di entrare nel merito dei fatti e, per quanto possibile, delle strategie è proprio quello di avere uno sguardo completamente autonomo e autorevole.
Nel nostro piccolo, con questo sito, cerchiamo di contribuire a queste analisi e più in generale alla circolazione delle notizie e delle idee. Grazie quindi per il riscontro.