Pubblicato il – 14 Gennaio 2021


Nulla sarà come prima

NULLA SARA’ COME PRIMA
(ma qualcuno sembra non capire)
Inizia un nuovo anno, ma purtroppo, nel passo di quello trascorso: la pandemia, aldilà delle opinioni,
dimostra nei fatti di accompagnare e condizionare pesantemente le nostre vite, anche lavorative
Assistiamo, e purtroppo subiamo, riunioni nelle quali non viene mai considerato il peso dello stress
pandemico a cui si è stati sottoposti, subendo la leggerezza disarmante di scelte istituzionali
governative, ma anche aziendali (ancora oggi, dopo un anno che avrebbe dovuto generare la
necessaria esperienza, i colleghi non si sentono sicuri, ne considerano le soluzioni dell’azienda idonee
a tutelarli realmente).
L’unica, la sola preoccupazione di chi ci dirige è esclusivamente macinare numeri e risultati: questo
lascia in tutti noi un segno di grande disorientamento.
Il paese non sa dove e come andrà incontro al proprio futuro: incombe il peso dei licenziamenti, di
una crisi delle aziende strutturale legata anche all’assenza di proposte e soluzioni di lungo periodo.
E’ fortissimo il senso di precarietà e paura dimostrato anche dall’aumento vertiginoso della raccolta
non impiegata: preoccupa anche il momento in cui si dovrà riprendere con il pagamento delle rate
dei prestiti.
Con gli innegabili riflessi sulle banche che tutto ciò avrà
In questo scenario non proprio roseo, cosa fanno i nostri capi: riprendono a indire riunioni in cui si
chiede come sia possibile fare prestiti small senza polizze, (ricordiamogli che noi siamo Intesa, non
Unicredit); si invitano i gestori a lavorare liste per prestiti personali che includono anche clienti in cassa
integrazione, si sollecitano appuntamenti continui in filiale per i collocamenti.
Ma hanno minimamente idea di come si sentano i colleghi? Di quanto siano stanchi e provati: hanno
dimostrato superiori capacita di contenimento degli effetti negativi della pandemia, ma ciò non
significa che questo non li abbia profondamente segnati.
I lavoratori hanno bisogno di normalità, serenità, tempi umani, organizzazione di luoghi e di risorse
efficienti, adeguate e conformi alle richieste; fra i tanti paradossi abbiamo gestori aziende retail che
hanno visto triplicare il lavoro ma il loro numero è rimasto invariato.
Ma nulla di tutto questo si vede all’orizzonte
Filiali in affanno di personale, con carenze storiche, richieste di nuovi percorsi professionali impossibili
da considerare. Il CTS avvisa e richiama all’attenzione per una terza pericolosa fase all’orizzonte,
mentre da noi si dice che ormai tutto è passato, addirittura che è iniziata la ripresa.
E mentre la fame è tanta che in banca ormai entrano solo personQuanto segnalato, anche alla luce di tristi vicende recenti, deve nei fatti dimostrare che occorre
ascolto, attenzione, rispetto e considerazione del capitale umano, prima di quello economico.
Ricordando anche che i risultati sono sempre di squadra mai personali che il vero leader è quello
che parla al gruppo e del gruppo; non sono quindi comprensibili elogi personalizzati o gratificazioni
di vari superman o wonder woman: tutti i colleghi sono stati eroi, non dimentichiamolo.
E infine cosa dire poi del sistema premiante: l’Italia resta a casa, ma in Intesa si torna a scuola: come
d’abitudine nelle scuole elementari, da noi si torna a premiare il dipendente diligente con la
cioccolata o con la marmellata: forse dovremmo indossare una tuta da ballerini o cantare ad un
microfono, affinchè l’azienda predisponga consone risorse per premiare adeguatamente i propri
dipendenti: ne sono state trovate per tutto e per tutti, si troveranno per premi veri e non offensivi.
Ma l’Azienda purtroppo pretende lavoro manageriale, pagandolo in modalità operaia.
Reggio Calabria 14.1.2021