Nelle scorse settimane si sono svolte in tutta Italia assemblee partecipatissime nei Presidi di Recupero Crediti di ISGS. Le Lavoratrici ed i Lavoratori hanno rappresentato la massima preoccupazione e sconcerto a fronte delle notizie di stampa sulle trattative in corso per cedere la piattaforma di lavorazione degli NPL.
Le assemblee hanno espresso netta contrarietà all’esternalizzazione del comparto, confermando il pieno mandato alle Organizzazioni Sindacali di Gruppo ad intraprendere tutte le iniziative più opportune a tutela delle “Persone” coinvolte.
Nel frattempo, mentre i giornali riportano anche la notizia della “due diligence” finalizzata all’esternalizzazione, e mentre l’Azienda si prepara alla cessione inviando alla clientela lettere di intimazione di pagamento e decadenza dal beneficio del termine, in rete abbiamo rinvenuto una notizia dirompente. Lindorff, che recentemente si è fusa con Intrum Justitia, e gode di agevolazioni a livello europeo, sta licenziando in Spagna per “motivi organizzativi” 449 lavoratori acquisiti da Banesto solo due anni fa.
Lindorff e Intrum Justitia sarebbero i potenziali partner della nuova società per la lavorazione degli NPL, della quale il Gruppo Intesa Sanpaolo dovrebbe detenere solo il 49%.
Quello che sta accadendo ci offre una ragione di più (peraltro ce ne erano già a sufficienza) per ribadire la nostra contrarietà all’esternalizzazione.
Un partner socialmente spregiudicato, che licenzia e al quale dovrebbero essere affidati 26 miliardi di crediti deteriorati è inaccettabile per i lavoratori, per gli azionisti e per il Paese: difficilmente, infatti, sarebbe meno spregiudicato con imprese e famiglie in difficoltà.
Come Sindacato siamo ancora più convinti che proseguire all’interno del Gruppo con l’attività paziente e professionale di recupero dei crediti deteriorati sia la soluzione migliore.
.
Io non ho parole
sono operazioni per fare cassa. E si rinuncia ad un introito maggiore nel tempo. e’ scandaloso che una banca che macina utili debba raschiare il fondo del barile come una azienda decotta. e come al solito farlo sulle spalle dei lavoratori. non hanno coscienza, è la solita operazione per chiedere maggiori premi da parte del ceo e su di li’?.
Posso?
Dire che Instrunzum Justitia sia un “un partner socialmente spregiudicato” credo aiuti poco a capire gli scenari futuri e tanto meno quelli attuali. Sembra quasi un aggettivo riservato a chi lo ha privilegiato come partner.
Il termine spregiudicato significa (dizionario alla mano) “che ostenta un’assoluta indipendenza e libertà di modi e di atteggiamenti; anticonformista, disinibito, audace, spavaldo, disinvolto”.
Amabile, insomma.
È, quindi, il partner più idoneo per un piano industriale “che ostenta un’assoluta indipendenza e libertà di modi e di atteggiamenti; anticonformista, disinibito, audace, spavaldo, disinvolto”.
E mettiamoci pure, perché no, iconico.
Dire che “come Sindacato siamo ancora più convinti che proseguire all’interno del Gruppo con l’attività paziente e professionale di recupero dei crediti deteriorati sia la soluzione migliore” è corretto, condivisibile. È vero. Questo almeno il mio parere.
Ma è pericoloso.
L’affare è troppo grosso perché chi lo può fare non lo faccia.
Il governatore Visco, per averlo affermato (più o meno “la gestione interna degli npl porta le banche ad un recupero medio del 47%, la vendita a non più del 15-20%”) è stato quasi licenziato. Visco – (altro che la Boschi & co.).
Il vero ed enorme affare, nel settore della finanza sono gli npl – ed ora ci troviamo di fronte ad un nuovo tentativo di creare (e gestire) il mercato degli npl. E la concorrenza è tanta, feroce e non guarda in faccia nessuno.
Progetto nuovo dopo il fallimento del progetto Atlante – fallimento poi pagato non da chi ci ha provato ma da tutti i cittadini (istat: aumento del debito pubblico, dai soci con il valore delle azioni azzerato, dai territori e dai dipendenti di quelle banche).
Mi ripeto forse, ma se volessi anche solo una volta guardare il problema dal solo punto di vista occupazionale ripeterei fino alla noia che il mio timore non è solo per il futuro dei dipendenti del comparto npl ma per il futuro di tutti i dipendenti.
Cordialità
Giuseppe Pappadà
MANCA UN DATO.
IL CREDITO INESIGIBILE VENDUTO HA UNA DURATA DI QUANTO?
SI VENDE UNA Attività A TEMPO DETERMINATO.
UNA Attività CHE VA A DIMINUIRE NEL TEMPO.
NON è EQUO.
OCCORRE CONTRATTARE LA CESSIONE DI PARTE DEL PERSONALE NON DI TUTTO.
C’è UN ERRORE DI FONDO FONDAMENTALE ANCORA NON RILEVATO.
FTEI PRESENTE CHE IL CREDITO INESIGIBILE è A DIMINUIRE E LIMITATO NEL TEMPO.
NON SI Può FARE FINTA DI NON TENERNE CONTO