TRATTATIVA ex BANCHE VENETE
Nella giornata odierna di trattativa si è approfondito l’esodo Intesa Sanpaolo iniziando a discutere le soluzioni applicative. L’azienda ha ribadito che l’operazione dovrà prevedere 3.000 uscite rimanendo nei limiti di spesa coperti dal finanziamento previsto dal Decreto.
A tale fine l’azienda prevede di scalettare le uscite al 31 dicembre 2017, 30 aprile 2018, 30 giugno 2018, 31 dicembre 2018, 30 giugno 2019.
Potrà aderire all’esodo chi matura il diritto a pensione entro il 31/12/2023.
La raccolta delle adesioni partirà immediatamente dopo la firma dell’accordo e dovrà avvenire entro il 13/11.
Non sono previsti incentivi economici, per quanto riguarda Assistenza Sanitaria e Previdenza complementare si adotteranno le medesime soluzioni previste nei precedenti accordi del Gruppo.
Nel caso di pervenimento di un numero di adesioni maggiore di 3.000 si darà precedenza alla maggiore prossimità al diritto e, in caso di pari data, alla maggiore età.
Stiamo negoziando previsioni di maggior favore per i destinatari di previsioni di legge 104 per sé.
La trattativa prosegue nei giorni 12 e 13 ottobre
MIGRAZIONE ex BANCHE VENETE
L’azienda ci consegnerà una ulteriore lista di 52 accorpamenti informatici di Filiali. Ci ha inoltre comunicato la creazione di un “network imprese” per adottare il modello di servizio del Gruppo nei territori in cui Intesa Sanpaolo non era presente, attraverso l’apertura di nuove filiali o distaccamenti, utilizzando i locali delle ex Banche.
Quello che vorrei capire è proprio come avviene la scaletta. quale data varrebbe? quella della richiesta del dipendente? o viene fatto un altro calcolo?
Le domande verranno accolte fino a concorrenza dei 3.000 sulla base della maggior prossimità al diritto pensionistico.
Invece la “scalettatura” delle uscite di coloro che effettivamente saranno stati ricomopresi nell’esodo (sulla base del criterio di cui sopra), avverrà sulla base delle esigenze organizzative aziendali.
Vorrei capire cosa comporta in termini economici la dicitura: ” per quanto riguarda Assistenza Sanitaria e Previdenza complementare si adotteranno le medesime soluzioni previste nei precedenti accordi del Gruppo”.
In cosa consistono queste soluzioni dei precedenti accordi del Gruppo?
Vi ringrazio.
Trattamento di assitenza sanitaria (Fondo Sanitario) come per il personale in servizio per l’intera durata della permanenza nel Fondo Esuberi.
Calcolo e versamento al collega dell’intero ammontare dei versamenti contributivi aziendali alla Previdenza Integrativa per l’intera durata della permanenza nel Fondo Esuberi.
Credo sia importante che all’atto della domanda si indichi la data di uscita perchè da quella potrebbe dipendere la convenienza o meno ad aderire all’esodo
Ha perfettamente ragione in quanto uno non puo’ firmare il 13/11/2017, avendo la finestra naturale il 01/09/2020, senza sapere se andra’ entro l’anno o nel 2019.
Vorrei venisse spiegata l’evidente discriminazione in partenza, rispetto al personale proveniente dalle banche Venete, per i quali e’ previsto l’inserimento di coloro che maturano il diritto al pensionamento entro il 31/12/2024
La questione è stata affrontata in vari comunicati e 134 domande/risposte in coda ai medesimi. Qui trovi il tutto: http://www.fisac.net/wpgisp/report-dalla-prima-sessione-di-trattativa-ex-banche-venete.html#comments
Si possono avere maggiori informazioni sulle effettive date di uscita dei dipendenti ex banche venete? Finora le uniche date pubbliche sono quelle apparse in un volantino FABI del 20 settembre 2017: “Le uscite avverranno a maggioranza al 31 ottobre con l’eccezione di coloro che hanno espressamente chiesto di uscire il 30 settembre e per un numero contenuto di Colleghi che raggiungeranno la maturazione del diritto tra novembre e dicembre.” E’ confermata tale affermazione?
Non abbiamo idea di cosa dica il comunicato FABI.
Noi abbiamo fornito i dati sulle uscite ex Venete nel nostro comunicato del 21 settembre che trovi qui http://www.fisac.net/wpgisp/wp-content/uploads/2017/09/incontro-20-sett-2017.pdf
e che comunque riprendiamo qui di seguito:
Per i colleghi che hanno aderito all’esodo, le uscite previste sono:
– 30 settembre per circa 40 colleghi,
– 31 ottobre per circa 700,
– 30 novembre e 31 dicembre per i rimanenti colleghi che maturano il requisito pensionistico al 1/12/2024 e 1/1/2025.
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È stato affrontato il problema di Lecoip ? Credo che l’uscita prevista per il 30/4/2018 sia stata decisa per permettertele la liquidazione dell’importo dovuto. Ma cosa succede a chi dovesse uscire il 31/12/2017?
Avevamo già posto all’azienda la richiesta di trovare una soluzione per questi colleghi, e la cosa verrà ripresa nell’ambito della trattativa.
chi ha già firmato per uscire alla finestra con l’incentivo può entrare nel fondo senza perdere l’incentivo ?
Chi ha già firmato per il pensionamento incentivato NON può aderire all’esodo.
Pensate alle 96 colleghe che hanno aderito all’accordo del 1 febbraio 2017 uscendo con Opzione Donna condizionate dalle molteplici dichiarazioni del Management di Intesa sull’assenza di esuberi.
Poi, magicamente, appena 45 giorni dopo la firma del 9 maggio, vengono annunciati 3000 esuberi in Intesa.
Le colleghe hanno lasciato all’azienda circa 50.000 euro per ogni anno che mancava alla propria prevista uscita pensionistica, in cambio del 0.75 di RAL.
Andate a leggere gli accordi di altre Banche come hanno incentivato la penalizzante Opzione Donna:
24 mesi di CheBanca (26 maggio 2017)
15 Mesi di CariChieti (13 aprile 2017)
24 mesi delle Banche Popolari (10 aprile 2017)
2 annualità di RAL di MPS (23 dicembre 2016)
L’opzione donna è fortemente penalizzante. Per questo come FISAC l’abbiamo sempre sconsigliata a tutte le colleghe che hanno voluto confrontarsi con noi. Peraltro l’accordo del febbraio 2017 è nato in una contesto completamente diverso da quello successivo (l’operazione salvataggio ex Venete era di là da venire e nessuno la ipotizzava: i documenti dell’epoca sono tutt’ora diponibili sul sito e consultabili tranquillamente da chiunque lo desideri). Non era in alcun modo ipotizzabile un incentivo maggiore di quello non piccolo individuato per la generalità dei colleghi in un contesto in cui non vi erano esuberi di sorta e nessuna necessità organizzativa di procedere con riduzioni di personale.
Grazie per la risposta.
L’imminente formazione di esuberi in Intesa SanPaolo non poteva ovviamente essere prevista dalle colleghe che hanno scelto Opzione Donna, non spettava a loro interpretare le vicende del mondo bancario.
Forse sono state solo sfortunate, perché il caso avrebbe potuto anche far emanare il decreto prima della firma dell’accordo da parte delle colleghe (allora sarebbe stata tutta un’altra storia), invece no!
Ora alle colleghe rimane il danno e la beffa mentre alla banca il vantaggio di non doversi più occupare del loro esodo.
Non credo che abbiano accettato una forte riduzione della pensione per tutta la vita con tanta leggerezza, saranno magari sopraggiunti problemi personali o famigliari che le hanno indotte a cercare una possibile uscita anticipata.
Avranno sperato di partecipare ad un esodo come le molte colleghe che ne hanno goduto negli anni precedenti, invece hanno dovuto sacrificare parte della loro pensione per guadagnare del tempo che fra pochi mesi, molte di loro, avrebbero comunque avuto senza alcuna penalizzazione.
Visto lo svantaggio della pensione contributiva non si poteva essere in balia del caso, andavano tutelate dai sindacati.
Sarebbe quindi apprezzabile che ora gli stessi riuscissero ad ottenere per le college con Opzione Donna un ulteriore riconoscimento, pari ad una parte del risparmio che l’istituto ha avuto, (così come sono riusciti ad estendere l’incentivo anche ai colleghi/colleghe già in pensione dal 30 novembre 2016 usciti prima dell’accordo del 1 febbraio 2017).
L’incentivo previsto nell’accordo del 1 febbraio 2017 andava differenziato tra chi ha scelto Opzione Donna facendo risparmiare l’Istituto per più anni (fino a 6 anni) subendo una consistente penalizzazione sulla pensione, dai colleghi/e con pensione piena (già in quiescenza o lavorando al massimo entro il 2018).
Incentivare uscite non necessarie in termini di esigenze organizzative è già una bella contraddizione in termini. Incentivarne una parte in misura maggiore semplicemente sarebbe stato impossibile. Tutte le colleghe che intendevano esercitare l’opzione donna dalla FISAC sono state informate e, (nel rispetto delle libere e sacrosante scelte individuali) dissuase dall’accedere a questa uscita. Riprendere ex post una ccordo che prevedeva una libera scelta è giuridicamente insostenibile.
L’Azienda ribadisce che le uscite dovranno avvenire rimanendo nei limiti di spesa coperti dal finanziamento previsto dal Decreto.
Per inciso sono 1.285 milioni di soldi pubblici.
Credo sia compito delle OO.SS. rivendicare che siano TUTTI effettivamente spesi “a sostegno di misure di ristrutturazione aziendale in conformità agli impegni assunti dal cessionario….” come recita il Decreto.
Anche per evitare che la sovvenzione statale si traduca in utile per l’Azienda, come ad esempio paventato nell’art. de Il Fatto Quotidiano di cui al seguente link:
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/venete-il-contratto-segreto-tra-il-tesoro-e-banca-intesa/
Penso che l’utilizzo di tali fondi andrebbe indirizzato a favore in primo luogo della stabilizzazione dei precari e di quelli che rischiano il posto di lavoro del gruppo ex Banche Venete, quindi per alleggerire il costo dell’inevitabile mobilità che comporterà la chiusura delle filiali, poi -se possibile- per nuove assunzioni (NORMALI, NON IBRIDE) nel Gruppo, ed in ultimo per aumentare il numero di esodi e/o anticiparne le uscite.
Le verifiche sui costi previsti dagli esodi sono complicate ma non impossibili, soprattutto conoscendo i dati degli effettivi esodanti; è pertanto già possibile chiedere di conoscere l’entità dei costi degli esodi delle ex Banche Venete, ed entro fine anno si dovrebbero poter conoscere anche quelli relativi agli esodi ISP, il tutto con buona approssimazione.
L’Azienda intende scalettare le uscite in 5 scadenze, in tal caso personalmente vedrei bene stabilire una quota, ad esempio di 1/5 del costo totale, per ogni scadenza -ovviamente con un minimo di elasticità- che impegni quindi l’Azienda, volta per volta, ad avviare all’esodo fino al raggiungimento della quota di costo per scadenza e quindi complessivamente all’esborso dell’intero contributo pubblico.
Ho capito bene ? L’azienda versa all’esodato anche i contributi al fondo integrativo per tutta la durata ?
Si, per il perimetro Gruppo Intesa Sanpaolo
Ma alla fine cosa si perde economicamente rispetto al rimanere in servizio a parte l’eventuale differenza fra stipendio e pensione ?
Il sistema incentivante, i buoni pasto, la possibilità delle deduzioni fiscali
Una domanda;
Mi spiegate perché hanno portato il fondo esuberi al 31 Dicembre 2023 (altre 1800 persone) quando già al 31 Dicembre 2022 il bacino era di 6500 persone????
Che senso ha questa cosa se più di 3000 non vanno in esodo?????
Forse c’è qualcosa che non ci avete detto??? Del tipo che i 3000 possono diventare 4000 oppure 5000 con il nuovo piano industriale?????
Cosa definirà il nuovo piano industriale sarà possibile saperlo sopo che sarà stato varato. Ad oggi l’ampliamento della platea delle possibili domande al 2023 è legata unicamente alla costituzione di un bacino sufficientemente ampio da non mettere in dubbio in nessun modo il raggiungimento delle 3.000 domande necessarie al raggiungimento dell’obiettivo dell’attuale esodo. L’ipotesi di non raggiungere tali numeri è ovviamente molto remota (quasi del tutto teorica), ma per quanto improbabile se dovesse verificarsi comporterebbe conseguenze potenzialmente molto preoccupanti e quindi si è deciso di non correre inutili rischi.
Detto questo, ovviamente le domande che non potranno essere accolte potranno costituire un bacino per EVENTUALI (e al momento non preventivate) successive iniziative di esodo.
Vorrei sapere se, per coloro che pur presentando i requisiti per l’esodo non dovessero tuttavia riuscire ad entrare nel novero dei 3.000 uscenti, sia concretamente ipotizzabile una ulteriore apertura con il nuovo piano industriale. Il rischio è infatti quello di creare in tanti decise aspettative di cambiamento di vita che i numeri effettivi finiscano per vanificare.
Vedi la risposta a Franco Bruschi
quali sono i tempi previsti per le risposte complessive alle domande pervenute?
Il termine ultimo per la presentazione della domanda è il 13 novembre. Seguiranno i tempi tecnici per le verifiche delle domande e a quel punto si avranno le rispsote
quello che non è chiaro è tutto l’iter.
Chiedo di aderire all’eso senza un minimo di chiarimento su cosa percepirò di pensione, non conoscendo tutte le condizioni.
Chi ha un muto come si ritrova in fatto di condizioni quando esce dal Fdo? Insomma chi aderisce se viene chiamato e comprende che qualcosa non conviene puo’ rinunciare al prepensionamento?
Il sindacato è a disposizione per fare i conteggi di quanto verrà pwercepito di assegno di sostegno, importo che è pari a quella che sarà la pensione. Le condizioni agevolate (mutuo, e tutte le altre) vengono mantenute inalterate anche durante l’esodo. La domanda di adesione sarà del tutto volontaria, ma irrevocabile.
Dite che l’assegno sarà pari all importo della pensione….Ma sul l’assegno non grava la detrazione dell11%?
Solo per coloro che hanno il calcolo pensionistico completamente retributivo. Per tutti coloro che hanno il sistema misto (praticamente la quasi totalità dei colleghi coinvolti in questo esodo) non c’è penalizzazione.
Io avendo iniziato nel 1976, me lo becco…..
…ma avrai un conteggio pensionistico decisamente più favorevole
buongiorno in merito alla dichiarazione a rinunciare al preavviso ,comporta la perdita economica di tale preavviso? e se si non è previso nulla a compensazione?
In merito alla scaletta di entrata nel fondo esuberi non è possibile ottenere un preavviso da parte della banca più anticipato dei 45 giorni del precedente esodo, dato che in altra banche gli esodati sono stati avvisati molti mesi prima? grazie
No, la reciproca rinuncia al preavviso non comporta alcun onere, né per il collega, nè per l’azienda.
Nell’ambito della trattativa cercheremo di ottenere i tempi di informazione al collega più ampi possibile, tenendo comunque conto che in caso di esodo VOLONTARIO, fanno premio le esigenze organizzative aziendali
Visto che l’azienda non spendera’ un centesimo per questo esodo (soldi arrivati dallo stato cioe’ da tutti i contribuenti noi compresi ) mi auguro che la delegazione trattante chieda un incentivo alla nostra uscita . Di regali ne abbiamo fatti abbastanza alla nostra ” amata ” banca . Confidando negli attributi del mio sindacato , un saluto .
IL contributo pubblico è servito a garantire l’assenza di licenziamenti (sul lato interno) e la ristrutturazione di aziende decotte che stavano per pregiudicare la tenuta del settore creditizio (sul lato sterno). Proprio a causa della natura pubblica del (co)finanziamento del salvataggio delle ex Banche Venete non è in alcun modo pipotizzabile un incentivo a un esodo VOLONTARIO.