Nell’incontro di conciliazione del 1° giugno presso l’ABI, l’Azienda ha mantenuto posizioni intransigenti e assolutamente insufficienti in merito alle nostre richieste, proponendo comunque la convocazione di un incontro entro il prossimo lunedì 18 giugno, per rappresentare ulteriori elementi rispetto alla questioni aperte.
Abbiamo dichiarato l’esito negativo della conciliazione, confermando la vertenza nel Gruppo Intesa Sanpaolo, e ci siamo riservati una ulteriore valutazione dopo la riunione prevista per il 18 giugno.
Nell’incontro ribadiremo le nostre richieste in tema di:
- Piano d’Impresa
- Accordi di armonizzazione
- Orari di filiale
- Esodi e Accordo 29 luglio 2011
- Applicazione Contratto Nazionale
L’incontro del 18 giugno sarà l’ultimo estremo tentativo di trattativa.
Qualora l’esito dell’incontro si confermasse negativo, saranno proclamate azioni di SCIOPERO per le tutele economiche e normative di tutte le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo e per le garanzie occupazionali.
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Sono un esodato dall’1 gennaio 2010 e nel documento che ho letto non vi è accenno al colpevole silenzio che l’azienda continua a mantenere circa le sorti di noi ex lavoratori ma ancora ex dipendenti. L’azienda non ha speso una parola a nostro favore chiedendo al governo di rispettare quelle tutele che aveva contrattato a suo tempo.
Perchè il sindacato non aggiunge anche questo alle rivendicazioni di questi giorni?
Sono migliaia i colleghi nelle mie condizioni che comunque hanno rinnovato la tessera del sindacato.
Onorateci con la vostre azioni che al momento appaiono troppo deboli per non dire inesistenti.
Per non parlare della sinistra…
Con amarezza
Giorgio Cerminara
Ex lavoratore presso Intesa Sanpaolo
Non è esattamente così.
Ci cono stati vari incontri tra le parti sociali e, per una volta congiuntamente, Sindacati e ABI hanno fatto varie pressioni sul ministro perché trovasse i fondi da destinare a coprire tali fattispecie.
In questo senso il pasticciatissimo decreto Fornero dovrebbe aver fornito una risposta. Il condizionale è d’obbligo visto il recente e inqualificabile scontro pubblico tra un ministo “tecnico” e un “tecnico” INPS su un dato “tecnico” (i numeri di coloro che devono essere salvaguarati) sulla base del quale avrebbe dovuto essere redatto un decreto attuativo, che come dice la parola stessa è un atto “tecnico” attuativo di scelte già prese (la riforma previdenziale). 🙁
Il condizionale si potrà trasformare in un presente indicativo (con la conseguente erogazione di assegni, arretrati compresi) solo nel momento in cui l’INPS fornirà i dati certi (e non veline giornalistiche) e varerà la circolare applicativa (“tecnica”, of course). In ogni caso la nostra posizione è chiara e ferma: i colleghi non possono restare senza continuità di reddito. Al momento la situazione è quanto sopra: il decreto con fondi sufficienti “al condizionale”. Quando il condizionale si trasformerà in indicativo, se i fondi saranno sufficienti davvero e per tutti avremo vinto, se non saranno sufficienti ritorneremo alla carica. Per trovare una soluzione per tutti. Magari un pezzo alla volta, ma per tutti…