L’accordo sottoscritto in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro introduce alcuni importanti e innovativi strumenti volti a rispondere a situazioni di necessità che possono interessare il personale in particolari momenti della propria vita.
Le misure, che hanno carattere di sperimentalità, decorreranno dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2017.
Le misure riguardano tra l’altro:
- Banca del Tempo
- Sospensione volontaria dell’attività lavorativa
- Permessi per gravi patologie
- Tutela della maternità e della paternità
- Permessi assistenza figli affetti da DSA
- Ferie e permessi ex festività
- Congedo retribuito per lavoratori mutilati ed invalidi civili
quanta ipocrisia anche da parte sindacale. nelle filiali retail ad orario esteso, con meno personale di un anno fa, senza adeguati interventi (vedi accorpamenti o rinforzi) mi spiegate come si risolveranno queste iniziative, giuste e lodevoli, ma senza affrontare il vero nodo dell’organico, saranno un peso insostenibile per chi rimane al lavoro. Credo che ci sia veramente scarsa conoscenza della realtà in cui si trovano le Filiali.
Forse se noi continuiamo a coprire le falle nell’organizzazione del lavoro, riducendo i nostri diritti, procrastinando la fruizione di permessi e banca-ore, alimentando competizione e individualismo, non tuteliamo i nostri interessi, né favoriamo scelte diverse del management.
Certo il sindacato si deve assumere le proprie responsabilità, ma i lavoratori devono fare altrettanto.
Tanti sono i lavoratori che operano nelle filiali, ma il sindacato ha il compito ambizioso di negoziare per tutti.
Non credo ci sia stata ipocrisia da parte dei sindacati: personalmente ritengo che l’Accordo su “conciliazione tempi di vita e di lavoro” sia una delle parti più interessanti e più innovative del nostro contratto di secondo livello.
Per la prima volta (e finalmente!), parlare di conciliazione dei tempi di vita privati e lavoro non significare parlare solo di donne e di madri lavoratrici, significa parlare di tutti.
Tutti noi abbiamo bisogno di una maggiore flessibilità e di un modo “diverso” di gestire il nostro tempo: io lavoro in rete, sono assistente alla clientela in una filiale di Torino.
Sono d’accordo con Remo: abbiamo grossi problemi di organico, ma non possiamo e non dobbiamo sostituirci all’organizzazione aziendale o addirittura prevenire i problemi che potrebbe incontrare l’Azienda, altrimenti non ne usciamo vivi.
Anche se sotto organico (e imporre all’Azienda delle assunzioni non è nelle nostre facoltà, per quanto mi piacerebbe molto per tutti i giovani disoccupati là fuori), la vita nelle filiali continua e non può essere altrimenti: in filiale ci ammaliamo ancora, i corsi in aula li facciamo, dobbiamo fruire obbligatoriamente delle giornate di ferie.
Negli anni passati abbiamo anche utilizzato la solidarietà difensiva (le famose 4 giornate obbligatorie retribuite al 60%), e molti di noi (io sono fra quelli) hanno addirittura richiesto le giornate facoltative. In quella occasione, ad esempio, l’Azienda ad un certo punto ha dovuto bloccare le richieste, e non per tenere aperte le filiali, ma perché erano esauriti i fondi stanziati presso l’Inps per questa iniziativa.
Queste 15 giornate di sospensione dell’attività lavorativa (sperimentali per gli anni 2016 e 2017) pagate non più dal Fondo ma direttamente dall’Azienda (siamo pagati al 35%) verranno trattate e gestite esattamente come le giornate di ferie: ovviamente dovranno essere inserite in un piano ferie ed essere concordate e comunicate con anticipo, dopodiché l’Azienda le mette a disposizione perché possano essere fruite.
E se in alcune realtà incontreremo delle resistenze da parte dei responsabili allora, forti di un accordo firmato con la controparte, gestiremo le singole situazioni e troveremo delle soluzioni.
Ma se partiamo già noi stessi dicendo “tanto non me le concederanno mai” o ancora “ma poi in filiale come fanno senza di me”, allora non faremo mai emergere i problemi e saremo complici di questa situazione di stallo.
Riprendiamoci il nostro tempo!