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La pandemia ha colpito duramente il nostro Paese, da un punto di vista economico e sociale.

Si sono persi un’enorme quantità di posti di lavoro, tante imprese sono state costrette a chiudere, sono cresciute precarietà e povertà, si sono approfondite vecchie e nuove disuguaglianze.

I dati ufficiali dicono che i più colpiti sono stati il lavoro dipendente e le pensioni.

Il Parlamento sta discutendo la Legge di Bilancio predisposta dal Governo.

Alcune proposte avanzate dal Sindacato confederale sono state recepite, ma l’intervento più importante – quello in materia fiscale – è pericoloso nell’impostazione e sbagliato nel merito e non coglie il profondo disagio che si vive nel Paese, in particolare da parte di chi è più debole e più fragile.

Infatti, mentre sono stati destinati a sostegno delle imprese 170 miliardi, vengono destinati alla riduzione delle tasse solo 8 miliardi di euro, secondo questa logica:

  • 1 miliardo va a diminuire l’IRAP a carico delle imprese (il che equivale a 1 miliardo in meno per il Sistema Sanitario Nazionale)
  • 7 miliardi sono destinati alla riduzione della pressione fiscale per le persone fisiche.

In tale ambito la manovra fiscale produce inoltre l’effetto di favorire notevolmente meno chi ha più bisogno infatti:

Con un reddito tra i 20 e i 35.000€ lordi annui, si avrà un beneficio fiscale medio di 115€ all’anno. Per i redditi più bassi poco o nulla.

Inoltre:

  • Vengono ridotte da cinque a quattro le aliquote IRPEF con l’effetto che si andrà a premiare chi dispone dei redditi più alti, indebolendo ulteriormente il criterio della progressività della tassazione;
  • nulla è previsto per la lotta all’evasione e all’elusione fiscale.

Questo vuol dire non dare risposta alle attese di gran parte del lavoro dipendente e delle pensioni, con la conseguenza di aggravare le disuguaglianze.

È una legge di bilancio che va cambiata, va resa più giusta.

Il Paese ha bisogno di un fisco giusto, di una lotta concreta all’evasione fiscale, di soluzioni che puntano all’inclusione e alla giustizia sociale e di supportare concretamente tutto il lavoro dipendente e le pensioni, che garantiscono da sempre il pagamento puntuale delle tasse e il sostegno ai consumi.

Dobbiamo uscire al più presto dalla pandemia e riprendere la via della crescita: lo dobbiamo fare unendo il Paese, riducendo precarietà e disuguaglianze, investendo sullo sviluppo dell’occupazione e su un lavoro dignitoso per tutte e tutti.

Per tutti questi motivi CGIL e UIL hanno deciso di proclamare lo sciopero generale nella giornata di giovedì 16 dicembre, e Fisac Cgil e Uilca sostengono la mobilitazione che riguarderà anche il settore del credito (Banche, BCC, Banca d’Italia, Authorities), tutto il comparto assicurativo e la riscossione.

Le iniquità delle misure fiscali previste e le incertezze che gravano sul futuro dei criteri pensionistici impattano in modo diretto anche sui nostri settori e serve un segnale chiaro di contrarietà a tale situazione.

Partecipiamo convinti portando le attese e le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori dei settori finanziari italiani.

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