Chiamatelo come volete: patto, trattato, punto d’intesa, compromesso, transazione… in italiano rappresenta semplicemente, per due fazioni con interessi diversi, l’incontro, il punto di equilibrio, una soluzione accettabile fra tutte le parti coinvolte. Ecco, questo sono stati (e sono), dopo quasi due anni di trattativa, gli accordi di armonizzazione sottoscritti nel 2009 all’interno del gruppo Intesa Sanpaolo.
Non sono pertanto accettabili le decurtazioni sulle indennità di cassa, gli interventi sul pendolarismo, il mancato riconoscimento dei percorsi professionali, il “taglio” dei buoni pasto.
Che questo sia anche il pensiero dei lavoratori è assolutamente evidente, dopo la massiccia partecipazione (intorno al 90%) allo sciopero del 2 luglio scorso, nonostante il pesante sacrificio economico che da quell’iniziativa sarebbe derivato.
Durante le assemblee preparatorie allo sciopero stesso di fine giugno tutte le lavoratrici/lavoratori hanno rimarcato l’importanza delle tutele che il mantenimento degli accordi di armoinizzazione consente. E tutti si sono dichiarati disponibili ad un percorso di contrasto alle politiche gestionali della banca che abbia come scopo la conservazione dei propri diritti.
D’accordissimo sul contenuto del comunicato… ma se questo è il risultato di uno sciopero che ha visto l’adesione del 90% dei lavoratori; se l’azienda continua ad avere un atteggiamento che definirei senza timore PROVOCATORIO (proprio oggi una collega tornata dalle ferie si è sentita confermare che lei i buoni pasto non li vedrà più… e io mi sono appena “cimentato” con lo splendido labirinto denominato “Conto sociale”, appositamente costruito per renderci difficilissimo l’accesso ai “rimborsi”) credo non resti altro da fare che… ribadire il concetto. Lo so che i tempi sono duri, lo so che un altro giorno senza stipendio fa male, ma tempo che non l’abbiano capito bene, che davvero non se ne può più…
Il concetto sarà certamente ribadito. Nella sessione di riapertura delle trattative che ci dovrà essere entro metà mese e, se le cose non prenderanno la giusta piega, con la ripresa della vertenza.