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Nei giorni scorsi si è tenuto l’incontro annuale con l’Azienda di Direzione Regionale Piemonte Nord, VdA e Sardegna.

Dobbiamo rilevare con un certo sconforto come l’Azienda si sia presentata con il solito elenco di risultati dell’anno precedente senza nemmeno accennare al drammatico mutamento di contesto in corso. Tutte le istituzioni pubbliche e private (FMI, BCE, Parlamento europeo, Standard & Poor’s, BlackRock, Confindustria, Confcommercio fino ai report della Direzione Studi e Ricerche ISP e persino le newsletter del nostro Fondo Pensione) si stanno preoccupando delle ripercussioni non solo umanitarie degli eventi in Ucraina, ma anche dei risvolti economici e dell’impatto sulle economie nazionali e internazionali. Possibile che solo nella nostra Direzione Regionale tutto sia business as usual? Questo atteggiamento ci ha preoccupati moltissimo e abbiamo denunciato con forza le storture quotidiane che sottende e avalla.

In questo quadro con ancora più sorpresa abbiamo letto l’intervista del nostro Direttore regionale su Repubblica del 19 aprile, dove invece vengono ammessi i pesanti impatti sul Piemonte dell’attuale congiuntura internazionale. Il titolo dell’intervista è: “La guerra paralizza il Piemonte consulenze e prestiti per le bollette”.

Che cosa pensano davvero i vertici aziendali del nostro territorio? Quello che ci raccontano nelle annuali o quello che dichiarano ai giornali? E quali indirizzi commerciali intendono dare concretamente nella situazione attuale?

Se le pressioni commerciali, i report quotidiani richiesti anche via WA, le surreali richieste di “previsioni di vendita”, fino alle tentazioni di considerare il panico diffuso come un’occasione di business nel campo della “protezione” sono comportamenti intollerabili in tempi normali, come possiamo definirli in tempi davvero drammatici come quelli che stiamo vivendo?

Come Organizzazioni Sindacali chiediamo che l’Azienda nel suo complesso riveda al più presto i suoi metodi, appoggiati formalmente o meno, di realizzazione commerciale del breve e medio periodo perché davvero appaiono ormai del tutto incongruenti con la realtà oggettiva che si è venuta a determinare. Ma in ogni caso non permetteremo che nella quotidianità dei nostri territori gli stessi obiettivi irrealistici o politiche commerciali scentrate si traducano in vessazioni e ulteriore aggravamento delle condizioni di vita e di lavoro dei colleghi.

Abbiamo fatto notare come nei nostri territori il clima peggiorato si stia traducendo in numerose uscite volontarie non più solo per adesione agli esodi, ma anche per passaggio ad altre banche o reti finanziarie. E’ un fenomeno che sta assumendo dimensioni più che rilevanti. Abbiamo chiesto un’inversione di rotta sulla gestione degli strumenti di conciliazione e perfino delle ferie, che sono tornate ad essere oggetto di forzature e atteggiamenti ricattatori.

Abbiamo sottolineato come la nostra presenza nelle filiali sarà ancora più intensa e che oltre a procedere con le necessarie segnalazioni formali dei comportamenti commerciali inadeguati, interverremo direttamente con chi li mette in atto, per una pronta e concreta repressione di tali fenomeni.

In conclusione l’invito è sempre lo stesso, ma è importante e non rituale: chiediamo ai colleghi di segnalarci tempestivamente ogni violazione formale o sostanziale delle regole connesse alle politiche commerciali, della deontologia professionale a cui dobbiamo sempre uniformarci e tanto più nel contesto attuale e in generale dei diritti di colleghe e colleghi. Ogni volta che siamo stati coinvolti, il nostro intervento è stato tempestivo e i risultati tangibili.

qui il documento in pdf

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