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A cosa serve raccontare una storia? Serve a capire.
A capire come stanno le cose. E a capire se devono per forza continuare ad essere così, o se invece possono cambiare. Serve anche a capire quali strade percorrere per cambiarle.
Ecco: queste sono le storie “dal fronte” delle filiali. Le storie di chi in filiale continua a lavorarci tutti i giorni, ma ha deciso ostinatamente di provare a cambiare le cose. Insieme a voi.

Perché non vedo l’ora di andare in esodo?

Mi sembra talmente ovvio che il doverlo spiegare rientra tra i motivi per cui me ne andrei domani, invece mi mancano ancora anni.

Faccio finta di niente e quando, nelle riunioni o nei colloqui, sento parlare di “cambiamento”, del fatto che non bisogna subirlo ma comprenderlo e cavalcarlo cogliendone le opportunità, annuisco vistosamente attirandomi gli sguardi compiaciuti dei miei capi.

E certo, così va il mondo: veloce, implacabile, una corsa verso il successo per chi è capace di spostare l’asticella sempre più in alto.

Ma il successo di chi? E quale asticella?

Per fortuna non raccontano più la favoletta del premio annuale, né dell’azienda commerciale che mi paga lo stipendio e devo ringraziare.

In realtà ogni tanto qualcuno ci prova ancora.

Gestisco un portafoglio affluent di clienti che negli ultimi due anni hanno cambiato consulenti, scrivanie e addirittura filiali, cercando di recuperare la loro storia dalle interazioni di ABC spesso fasulle per buona pace di un metodo che sopravvive grazie al numero di appuntamenti, ovviamente significativi.

Offro il mio biglietto da visita che i clienti aggiungono ai tanti raccolti nel tempo. Non si sa mai, prima o poi qualcuno avrà modo di rispondere.

Se devono disinvestire li rimando al prossimo mese, quando mi verrà indicato di fare altrettanto per il successivo.

Incrocio le dita perché nessuno passi a miglior vita. Una pratica di successione è una gran perdita di tempo; con il rischio, poi, di sentirmi domandare:” ti sembra una priorità?”.

Cerco uno spazio nei prossimi giorni per inserire qualche incontro fittizio, se no chi li sente i clienti in attesa di una risposta sul bonus fiscale? Occupare l’agenda con “pratiche amministrative” non se ne parla neanche.

Ma spazio non ce n’è. Ci hanno già pensato i clienti stessi a prenotarsi appuntamenti (di mezz’ora perché così funziona il sistema) per ogni tipo di esigenza. Peccato che non abbiano ancora capito il concetto di valore aggiunto per la banca, così mi tocca velocemente modificare le loro richieste, arricchendole di potenziali vendite o collocamenti.

La beffa è che me ne devo ricordare quando il direttore mi chiede le previsioni per le prossime settimane (subito, le vuole il capo area!), il controllo dell’agenda è puntuale!

Devo poi inserire un appuntamento al giorno per la tutela.

E come dimenticarlo? 

Sarei bravissimo a vendere quella legale per proteggere il cliente dalle cause che potrei intentare contro le sue aggressioni, anche solo verbali, che ricevo quotidianamente. Ma poi ricordo che pesano poco in termini di risultato e passo oltre.

Ipocrisia su ipocrisia spendo le mie giornate a parare colpi, dimenticando la consulenza e cercando di adeguarmi al cambiamento.

Sorrido, dico sempre di sì, applico l’arte della finzione e ringrazio per le lezioni magistrali che ricevo da chi sa come gira il mondo e come devo starci dentro.

Non provo più a spiegare le mie ragioni, le difficoltà, i dubbi. Faccio passare i giorni contenendo il mal di stomaco, con il pensiero di aver compreso perfettamente quale sia il vero cambiamento e confidando nell’apertura di un esodo più ampio e massiccio, a conferma di quanto siamo importanti e pesiamo, se non altro come costo.  

Bonus track: se Shakespeare avesse lavorato in ISP

Fare o fare finta?

Questo è il dilemma.

Se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda delle “opportunità commerciali” e i dardi dell’oltraggiosa “previsione” o prendere le armi contro un mare di “priorità” e, contrastandole, porre loro fine?

Annuire, dormire…, nient’altro.

O magari fare finta di niente e con l’arte della sopravvivenza porre fine agli affanni del metodo…

 

la nostra inviata al fronte

Federica dopo una ormai lunga carriera aziendale ha scelto di impegnarsi in prima persona con la FISAC/CGIL.

Federica segue personalmente parecchie filiali di Torino e conosce molto bene il lavoro della rete in tutte le sue sfaccettature.

Vuoi condividere le tue esperienze, confrontarti sulle questioni professionali, chiedere un parere o dare un suggerimento? Contattala!

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Federica Morino – 348 000 0321 – federica.morino@fisac.net

 

qui il comunicato in pdf

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