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Non sono bastati i sacrifici finora compiuti dai dipendenti di Banca Monte, come ad esempio il taglio del 30% del costo del lavoro realizzato dal 2011 ad oggi. Intesa San Paolo ha infatti subordinato l’equiparazione dei lavoratori dell’istituto parmigiano a quelli del gruppo ad ulteriori privazioni, decidendo quindi di prorogare l’accordo che era stato siglato il 14 gennaio del 2012. A conclusione dell’incontro che si è svolto il 24 gennaio a Milano, – incontro che doveva procedere alla verifica congiunta dell’intesa siglata due anni fa – la delegazione aziendale ha inoltre consegnato ai sindacati una lettera firmata dal direttore generale di Banca Monte in cui si chiede una nuova riduzione dei costi pari a 3 milioni di euro, con almeno 50 esuberi di personale. “Fare pare di un gruppo non può significare che vi si fa parte a corrente alternata: non possiamo essere considerati dentro un gruppo quando c’è da pagare – ribadisce Stefano Fornari, segretario della Fisac Cgil di Parma – ed essere considerati estranei quando devono essere loro a pagare”. Quella andata in scena è dunque, come si legge nel comunicato sindacale diramato al termine del vertice della scorsa settimana, “una presa in giro intollerabile, una richiesta insostenibile e impossibile da accettare”.

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