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I bancari che lavorano nelle filiali sono stati tra i pochi lavoratori – insieme a operatori sanitari e addetti del settore alimentare – che non hanno mai smesso di lavorare da quando la pandemia è comparsa anche nel nostro Paese.
Il mantenimento dell’apertura degli sportelli anche nei momenti più bui è stato motivata con l’esigenza di garantire al pubblico un servizio essenziale.
Il nostro Istituto ha profuso un grande sforzo per consentire alla clientela di avere garantita la possibilità di accedere agli sportelli ed alle forme di finanziamento ad aziende e privati che sono state varate dai provvedimenti governativi.
Non possiamo riconoscere a Intesa Sanpaolo lo stesso impegno nel tutelare la salute di noi lavoratori che siamo stati in prima linea ad affrontare la clientela.
La fornitura di mascherine e di prodotti igienizzanti è stata tardiva, le visiere sono arrivate ancora dopo, gli steward concessi con il contagocce, i plexiglass mai arrivati (o meglio, arrivati solo dove le ASL hanno pesantemente sanzionato la banca), le pulizie sono rimaste carenti (non certo per colpa delle addette, ma per taccagneria della banca che non ha aumentato il tempo di lavoro).
Esiste un problema di efficace e periodica igienizzazione degli impianti di climatizzazione e condizionamento.
In assenza di termoscanner i clienti non vengono sottoposti a verifica della temperatura.
Le regole di accesso alle filiali, nonostante le nostre ripetute richieste, non sono mai state chiarite, con il risultato che in filiali limitrofe i comportamenti sono diversi.
Infine, dopo un periodo nel quale si è incentivato lo smart working, individuato dal legislatore anche nel DPCM del 13/10/20 tra gli strumenti principali per combattere la pandemia, l’azienda ha bruscamente fatto marcia indietro anche su questo terreno.
Evidentemente la tanto sbandierata OAD (offerta a distanza) non sortisce gli stessi risultati commerciali della vendita in presenza.
E allora vai con filiali che riaprono la cassa al pomeriggio, con specialisti e capi area che tornano a vagabondare per le filiali e agende (solo incontri commerciali mi raccomando, niente fuffa) di nuovo piene zeppe di appuntamenti.
Non è un caso se il primo a parlare di ritorno alla normalità (anzitempo e fuori luogo) sia stato già a maggio il responsabile della Banca dei territori.
Non è un caso se oggi la rete Filiali ha una presenza media di lavoratori fra il 70 e l’80% (ossia mancano solo i lavoratori fragili), mentre gli uffici di direzione, ove non si concludono contratti commerciali con la clientela, sono al 30%.
Non è un caso se molte filiali cominciano a registrare casi di positività e di quarantene.
Paradossale e – oseremmo dire – offensivo, che la banca faccia discendere questi nuovi casi non tanto dalle sue inadempienze, ma dalla nostra scarsa attenzione nei comportamenti individuali, incitandoci ad andare a lavarci le mani dopo ogni incontro, ogni volta che facciamo fotocopie o ci rechiamo a prendere documenti , ad indietreggiare quando il cliente avanza, ad igienizzare la postazione e il tablet tra un cliente e l’altro e via di questo passo.
Suggerimenti di chi in Filiale, evidentemente, non c’è mai stato o, peggio, di chi conosce benissimo la situazione ma ne fa una narrazione fantasy.
A proposito, complimenti sinceri al genio del marketing che ha ideato, nel bel mezzo della peggior emergenza sanitaria dell’ultimo secolo, la campagna di sostituzione delle carte bancomat, che ha generato un pericolosissimo flusso spontaneo di clientela  anziana, disperata perchè “mi avete scritto che mi scade la carta”.
Siamo stanchi di non ricevere risposte, e con noi lo sono i colleghi, che ci hanno dato mandato di chiedere con forza un cambio di rotta.
Siamo stanchi del fatto che l’azienda, per l’ennesima volta, ci abbia negato un incontro, senza nemmeno formalizzare tale rifiuto, rimandando tutto all’incontro trimestrale che si svolgerà a Genova il prossimo 13 novembre Incontro trimestrale che rappresenta un istituto prezioso del confronto sindacale, ma che, per definizione stessa del Protocollo Relazioni Industriali, ha finalità prevalentemente informative e , ancora, rischia di arrivare fuori tempo massimo, visto che in quella data probabilmente saranno già stati emanati altri due o tre DPCM.
Ci siamo presi un impegno con voi ed intendiamo rispettarlo, pertanto valutiamo insufficiente quella che per ora è solo una promessa di dotare di plexiglass le sole postazioni di cassa e accoglienza (come se un gestore che parla per 30/40 minuti con un cliente non corresse rischi) e quest’oggi chiediamo la convocazione del comitato di consultazione, uno strumento a disposizione delle OOSS per discutere di tali richieste, in via preventiva rispetto a intraprendere forme di mobilitazione.
L’azienda è tenuta a convocarci entro 5 giorni da oggi.
Vi faremo sapere gli esiti dell’incontro e decideremo insieme come procedere.
fai click qui per leggere il comunicato delle rr.ss.aa. di Imperia

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