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Il contesto attuale del settore del credito è interessato da numerose operazioni di uscita degli NPL dai bilanci delle banche a seguito delle pressanti indicazioni degli organi di vigilanza europei.

Nel Piano d’Impresa del Gruppo Intesa Sanpaolo presentato lo scorso febbraio, di cui il derisking per 26 mld di euro è una delle principali previsioni, si prevede la costituzione di una nuova società, Tersia, di cui Intesa Sanpaolo manterrà il 49% del pacchetto azionario, in partnership con Intrum operatore europeo leader nel settore del recupero crediti. L’operazione prevede peraltro l’acquisto da parte di Intesa Sanpaolo del 49% delle società italiane di Intrum.

La forma dell’operazione decisa da ISP e Intrum è quella della cessione di ramo d’azienda che prevede il conferimento di attività e dipendenti.

Come Sindacato abbiamo espresso sin da subito la nostra contrarietà a questo tipo di operazione, anche per le ricadute su imprese e famiglie che potenzialmente ne potrebbero derivare.

Poiché l’operazione si sarebbe comunque realizzata anche senza accordo sindacale, abbiamo sviluppato una complessa trattativa, che ha reso necessario anche lo slittamento dei tempi concessi dalla legge e dal contratto, al fine di assicurare garanzie e tutele al personale coinvolto.

L’accordo raggiunto ha consentito la salvaguardia dell’applicazione del contratto del credito, l’invarianza dei trattamenti economico-normativi e una tutela occupazionale che è la più avanzata del settore.

Con l’accordo Intesa Sanpaolo, come ci ha ribadito ancora una volta oggi al tavolo negoziale, si è impegnata a riassumere le lavoratrici e i lavoratori, che in caso di tensioni occupazionali rimanessero in esubero, una volta esperite in Tersia, con le rappresentanze sindacali interne, le procedure di legge e di contratto. Ciò significa che la garanzia di assunzione opererà anche in caso di ricorso alle previsioni del Fondo di solidarietà sezione emergenziale.

Qui il calendario delle assemblee

 

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