Nell’incontro di oggi si è svolta la verifica delle adesioni al Fondo di Solidarietà previste dal Protocollo del 12/10/2017.
L’Azienda ha comunicato che sono pervenute 6.549 adesioni già verificate e 9 domande di pensionamento.
Poiché permangono ancora ulteriori 230 posizioni in corso di esame, l’Azienda non ha comunicato la data di riferimento per la definizione delle 3.000 uscite previste dall’accordo.
In considerazione del numero elevato di adesioni pervenute e delle forti aspettative dei colleghi, abbiamo richiesto l’accoglimento di tutte le domande, pur con tempi di uscita anche successivi a quanto attualmente previsto.
Abbiamo richiesto un congruo numero di assunzioni che consentano di dare risposte alle difficoltà che così tante uscite comporterebbero ad un territorio già in affanno, in particolare sulla rete, ribadendo gli impegni sulle aree più svantaggiate del Paese contenuti nel Protocollo Sviluppo Sostenibile.
L’Azienda ha dichiarato che valuterà le nostre richieste. Il confronto proseguirà il 20 dicembre..
CLICK QUI PER IL COMUNICATO IN PDF
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E’ proprio vero: le chiacchiere stanno a zero!
All’inizio si vociferava di circa 6.000 domande, ma si diceva che di queste molte erano doppioni per cui al netto dovevano essere circa 5.000 ed adesso esce fuori che in realtà ne sono oltre 6.500 e ce ne sono altre 230 da esaminare!
A questo punto la vedo difficile per noi che facciamo parte dei 3.549 esclusi.
E poi, allungare la data di uscita di quanto? Altri 12 mesi? Al 30/6/2020?
A quel punto resto dentro!
qualsiasi commento e’ ormai superfluo….
Ma il 20 ognuno di noi riuscirà finalmente a sapere qual è la propria finestra di uscita ?
Prend atto dell’altissima percentuale di adesioni che come primo risultato potrebbe portare l’azienda a non riproporre il mensile questionario “analisi del clima…”.. La proposta di allargare la platea degli esodandi allugando la data max di uscita comporta – secondo me – problematiche complesse. Prima problematica – molti hanno aderito presumendo come data max quella accettata nel modello di adesione non revocabile. Una uscita posteriore potrebbe non rendere piu’ appettibile tale adesione xche’ piu vicina. alla data di adesione pensione di anzianita’.
Seconda problematica. Togliere discrezionalita’ all’azienda per quanto riguarda i tempi di uscita dei colleghi creando criteri oggettivi non derogabili quali. – oltre discorso 104 prioritarie- confermate uscite in base alla data di piu vicinanza alla data della pensione. In tutti i casi primi ad uscire dovranno essere i primi 3000 della lista (nb. Con i numeri dati non penso di rientrarci in quanto 1/10/21. Terza problematica avere gia’ da subito la data max di probabile uscita per ognuno dando facolta’ all’azienda di anticiparla sempre rispettando i criteri sopra riportati. Quanto sopra riportato sono mie prime considerazioni alla luce della lettura del comunicato unitario che peraltro ritengo che gia’ siano state da Voi prese in considerazione e oggetto di vs analisi prima di eventuali sottoscrizione di accordi.
Certo che se il Sindacato ha chiesto che vengano accolte tutte le domande pervenute,eccedenti le 3000, per un puro e cristallino senso di imparzialita’, dovrebbe altrettanto chiedere fortemente che venga data la possibilita’ di presentare domanda di adesione all’esodo anche ai colleghi che maturano il diritto al pensionamento INPS entro il 31/12/2024.
Questo per sanare la evidente disparita’di trattamento fra colleghi ex banche Venete e colleghi gia’ Gruppo Intesa Sanpaolo.
E sarebbe un segnale molto importante di equita’
Buongiorno, visto lo scarno comunicato chiedo quali sono le posizioni dell’azienda e quali quelle dei sindacati e, dopo 2 giorni di incontri, quali sono i punti di disaccordo. Grazie
Risposta collettiva (e qualche spunto) a seguito degli interventi precedenti.
Il piano di uscite realizzato attraverso gli accordi sindacali (non attraverso un caso benevolo o iniziative filantropiche aziendali) ha già definito le seguenti uscite:
– 1.400 pensionamenti incentivati a vario titolo
– 1.000 esodati ex venete
– 3.000 esodati ISP
Queste 5.400 uscite sono certe e in parte già anche realizzate.
Poi il grande numero di adesioni all’ipotesi di esodo ISP ha visto pervenire circa 6.600 domande. Questo dato era preventivabile (banalmente sulla base dei livelli di adesione degli esodi precedenti), ma in ogni caso noi non abbiamo mai avallato il susseguirsi di proiezioni che giravano per l’azienda, proprio perché le chiacchiere stanno a zero, come dice un collega qui sopra, e quello che contano sono i dati reali. I dati reali sono ancora in via di definizione (le verifiche presso l’INPS dei casi più complessi richiedono tempo) e per questo non forniamo proiezioni su dove si collocherà la data ultima per i 3.000, cosa che creerebbe solo aspettative e/o frustrazioni basate su voci.
Per questo e perché il nostro obiettivo è quello di ottenere che l’azienda accolga tutte le domande pervenute e non solo le 3.000 con il diritto pensionistico più vicino, superando così tutte le questioni relative a graduatorie di chi è dentro e chi è fuori. Lo diciamo qui, ma è solo un ribadirlo, perché lo abbiamo già detto in molte risposte precedenti in coda alle news di pari oggetto.
Tuttavia se il nostro obiettivo va in porto, le uscite diventano oltre 9.000: un livello oggettivamente insostenibile per garantire la continuità operativa senza costringere chi resta a condizioni di lavoro inaccettabili. A meno che una parte di queste uscite non venga reintegrata con nuove assunzioni
Noi siamo il sindacato di tutti i lavoratori del Gruppo Intesa Sanpaolo: di quelli che vogliono uscire (facciamo accordi di esodo e cerchiamo di allargarli il più possibile, ben oltre il finanziamento pubblico disponibile), di quelli che non vogliono uscire (facciamo esodi volontari e non obbligatori) e di quelli che non possono scegliere e sono costretti a restare al lavoro per molti anni ancora (a cui dobbiamo garantire qualità di vita e di lavoro dignitose).
Il disaccordo con l’azienda è tutto qua. In tutte e in ciascuna di queste nostre richieste: allargamento delle uscite oltre il limite finanziato, riapertura dei termini di adesione per coloro che pur avendo il diritto entro il 2023 non hanno fatto domanda di adesione, scaglionamento delle uscite, assunzioni a copertura di parte delle uscite.
Tutte queste cose si tengono in una successione logica e concatenata. E il nostro obiettivo è quello di lavorare duramente per quanto sarà necessario per garantire a tutti la soddisfazione delle proprie aspettative.
scusate ma allora perchè avete allargato le finestre al 2023, per illudere? , se dite che lo sapevate che sarebbero usciti questi risultati, perchè in linea con altri esodi precedenti, ce ne era forse bisogno? ancora… ma non avevate detto che gli aderenti a questo esodo avrebbero avuto la precedenza con eventuali ripescaggi di coloro che la domanda non l’ha fatta? ricordo che chi non ha fatto la domanda è chi spera negli incentivi: non è giusto. e non è giusto nemmeno vedere colleghi delle ex banche venete uscire con 57 anni di età e senza graduatorie.
Abbiamo allargato le finestre al 2023 perché una cosa è presumere (anche ragionevolmente) un’altra cosa è verificare concretamente. E sopratutto perché tale estensione ci consente di tentare di negoziare l’estensione delle uscite di cui ci stiamo occupando, che diversamente (senza l’allargamento delle domande) non sarebbe nemmeno sul tavolo.
Sono molto contenta per tutti coloro c’è rientrano in esodo ma… Si… già così le condizioni di lavoro non sono affatto buone (e l’alta adesione all’esodo lo conferma) immaginate lo stato delle filiali dopo tutte queste uscite. .. quelli che rimangono devono morire? La mia collega va il 31 dicembre. Lei aveva un portafoglio misto Small e family. Al suo posto manderanno (forse) una collega part time che non ha la minima idea di cosa sia il lavoro del gestore small. Ma di tutto questo non si parla.
La tutela delle condizioni di chi resta è prioritaria. Lo abbiamo scritto chiaramente nel comunicato unitario che – anche se stringato e anzi forse proprio per questo – è assolutamente chiaro, trasparente e determinato nei punti che espone. Lo stiamo ripetendo nelle risposte ai commenti. E sopratutto è una delle condizioni che abbiamo posto come irrinunciabili all’azienda: le assunzioni per integrare le uscite.
Speriamo che questa condizione irrinunciabile si traduca in realtà perché come dicevamo le filiali già dal 1 gennaio avranno risorse in meno: infatti da noi la collega che va in esodo non avrà sostituzione numerica , almeno non per ora. Ma noi naturalmente dobbiamo continuare a fare i turni per tenere aperte la filiale flexi (ma i turni non dovevano servire proprio ad assorbire le eccedenze di personale ? Adesso eccedenze non credo ce ne saranno proprio più in filiale : quindi sarebbe opportuno finirla con questi turni dove 2 colleghi x volta si arrabattano a gestire il salone di una filiale che il mattino è composta di 16 retail e 7 personal !) Saluti
Per la FISAC è sicuramente irrinunciabile.
Buongiorno. Credo che non sia stata data completa risposta a quanto chiedeva Davide. si potrebbe sapere anche la posizione dell’ azienda? Grazie in anticipo
L’azienda non è stata disponibile a valutare l’insieme delle richieste sindacali come un tutto collegato e inscindibile, ma solo ad affrontarle pezzo per pezzo. Questa cosa ovviamente non è accettabile (salterebbe l’impianto della nostra proposta per come l’abbiamo descritta nella risposta collettiva) e quindi non abbiamo accettato questa modalità. Come dice il volantino, l’azienda si è presa del tempo per valutare l’insieme delle nostre richieste. Vedremo il 20 con quali determinazioni.
Complimenti, questa risposta e’ davvero completa e porta una visione ampiamente condivisibile di un cammino che valorizza la realta” e le aspettative di ognuno! Bravi!
Scusa, ma la risposta collettiva assolutamente apprezzabile, non tiene conto di quanto esposto nel mio precedente intervento.
La riapertura dei termini, da voi ipotizzata, non deve comprendere solo i colleghi che maturano il diritto entro il 2023, ma, e lo ribadisco, soprattutto coloro che maturano il diritto entro il 31/12/2024, come e’ stato fatto per i colleghi ex banche Venete, altrimenti viene perpetrata ed accettata una clamorosa ingiustizia.
Le uscite dei colleghi ex Venete sono la conseguenza delle ex Venete sono la conseguenza del piano di salvataggio delle ex Venete medesime. Tale piano ha imposto (da parte degli organismi di vigilanza) 4.000 uscite di almeno 1.000 nelle ex Venete, e questo come elemento non negoziabile. Per raggiungere le 1.000 uscite nelle ex Venete è stato necessario utilizzare la massima estensione del Fondo, cosa ovviamente non necessaria per le 3.000 residue in ISP. Questo concetto è stato sviscerato per decine di risposte a partire dal momento del salvataggio delle ex Venete in estate (e sono tutte reperibili sul sito). Riproporre come se nulla fosse la questione non la sposta di un millimetro.
Prova invece a spostarla (e in misura molto ampia, di fatto provando a raddoppiare le uscite in ISP) la trattativa che stiamo conducendo.
…che disperazione……per chi come me si e’ illuso di uscire prima del suo periodo 2019…e sa…di non avere una speranza…..con che spirito si lavora dopo 41 anni…con pressioni commerciali non dimostrabili…illudendosi..di far parte di un ambiente corretto…….e di parola……
Definirei l’organizzazione di ISP roba da peracottai. Che non si dica che non si aspettavano un flusso così massiccio….fatevi sentire con un pó di rudezza per favore. Abbiamo diritto di sapere entro breve i tempi di uscita. Loro quando vogliono collocare le polizze non si fanno tanti problemi con i colleghi… grazie
Scusate ma cerco di capire.
Se l’ultima uscita già definita è il 30/6/2019 e gli ultimi dei 3.000 da quello che mi sembra di aver capito hanno la finestra al 1/10/2021 la permanenza nel fondo esodo per la maggior parte non supera i 30 mesi e quindi finanziariamente dovrebbe esserci spazio, con uscite successive come 30/9/19 e 31/12/19, per arrivare almeno alla fine del 2022. Poi visto che gran parte di queste uscite sono a costo zero ci si aspetta che nel nuovo Piano Industriale si accolga la richiesta dei restanti.
In assenza di un nuovo accordo che allarghi le 3.000 uscite (che come noto al momento sono il numero massimo di uscite prefissato) ovviamente la data ultima della maturazione non la determina lo scaglionamento delle uscite, ma appunto il raggiungimento di 3.000 domande valide ordinate per maggior prossimità della propria maturazione del diritto a pensione.
In ogni caso nessun di queste uscite è a costo zero. Chi ha aderito al pensionamento incentivato percepisce il 70% della sua RAL. Chi va in esodo percepisce una cifra tra il 70 e l’80% del suo stipendio per tutta la durata dell’esodo + il 100% dei contributi all’INPS (i suoi più quelli dell’azienda) + il 100% dei contributi aziendali alla Previdenza Integrativa (se di provenienza ISP) + il 100% dei contributi aziendali al Fondo Sanitario (se di provenienza ISP). Insomma, tutto tranne che un costo zero.
ADRIANO
Con queste uscite e le carenze gia’ molto presenti sulla rete la vita per chi rimane sara’ durata perché sapete anche voi che pur assumendo e competenze e l’esperienza sta a zero. Assumo senza nessuna preparazione e formazione ( lo abbiamo sperimento in questo mese in filiale. Prima assumiamo formiamo e poi facciamo uscire la gente . Ritengo questo un obbligo dei sindacati che fino ad ora non AVETE portato avanti .
Per equita’ è giusto estendere a tutti ancora la possibilita’ di fare domande su finestre OLTRE IL 06/2019 in quanto tanti anche del 2023, che non hanno aderito nella prima fase , rivaluterebbero la richiesta , compreso lo scrivente .
Da sempre (dal 1999) gli esodi nel nostro settore sono stati utilizzati per gestire le tensioni occupazionali vere proprie (come il caso dei 4.000 a seguito salvataggio ex Venete), così come operazioni di “svecchiamento” e gestione dei cambiamenti imposti dalle riorganizzazioni aziendali (come quello che stiamo tentando di fare scambiando un allargamento delle uscire con nuovi ingressi).
Non c’è assolutamente nulla di nuovo, se non il fatto (peraltro decisivo) che nel corso del tempo gli utili operativi da attività tradizionale si vanno restringendo e l’azienda sta accelerando tantissimo su riorganizzazioni che prevedono un contrazione sempre più veloce e radicale della rete fisica. Il nostro obiettivo è quello di contrastare le ricadute di tale processo non a parole, ma con interventi concreti che prevedano la riaperture delle assunzioni anche per la rete. Ovvero quasi una bestemmia dal punto di vista aziendale, ma non certo dal nostro.
Quanto ai modi e ai termini della riapertura dei termini, abbiamo già detto più volte nelle risposte precedenti.
Lodando l’impegno del sindacato a richiedere all’azienda l’accoglimento di tutte le richieste pervenute oltre le 3000, quest’ultimo numero magico é possibile che non si possa aumentare anche parzialmente in questa fase senza attendere nuovo piano industriale o altro in considerazione di tutti quei fondi messi a disposizione per l’esodo dal governo? Penso che una cosa del genere gioverebbe a tutti gli esclusi .
Il governo ha stanziato per Intesa Sanpaolo 1.285 milioni per spesare gli esodi e gli oneri di integrazione (questi ultimi già di per sé in misura parziale poiché è del tutto evidente che i costi da migrazione informatica, riorganizzazione, mobilità, chiusure filiali saranno molto maggiori di quanto stanziato). Si tratta in ogni caso di una cifra indivisa senza ulteriori specificazioni. L’incontro di verifica dovrà prioritariamente definire qual è il costo effettivo delle 4.000 uscite. Immediatamente dopo, sempre nell’ambito dell’incontro, il nostro obiettivo sarà quello di ottenere che la maggior parte possibile della differenza tra i 1.285 milioni stanziati e quanto effettivamente verrà speso per le 4.000 uscite sia destinato a finanziare l’allargamento delle uscite anziché gli oneri di integrazione. Ne abbiamo già trattato in molte delle risposte in coda alle news precedenti di pari oggetto in cui ci siamo chiariti proprio su questo aspetto. Proprio per questo suggeriamo sempre di leggere le domande e risposte precedenti, prima di riproporre questioni già ampiamente dibattute. A noi alla fine basta fare copia e incolla, ma l’affastellarsi di questioni già chiarite e il riproporsi di impressioni sbagliate non aiuta e anzi confonde chi cerca risposte ai suoi dubbi…
Mi spiegate come mai una collega più giovane di me sia come età che come data di uscita in pensione se ne va il 1 gennaio 2018 e io non ancora quando???
ovviamente non rientra nella 104, anzi voleva rimanere un altranno….
L’accordo sugli esodi perimetro ISP indica nel 30 giugno 2019 la data di uscita di tutti coloro che sono tra i 3.000, con facoltà (e quindi discrezionalmente, proprio il contrario di un obbligo) in capo all’azienda di anticipare alcune uscite (senza indicare alcun criterio) in uno degli scaglioni precedenti. La lettera a latere dell’accordo indica dei criteri di prelazione rispetto all’inserimento negli scaglioni di uscita, ma in ogni caso contemperati con l’esigenza di mantenere la continuità operativa aziendale. L’accordo è molto chiaro in proposito, così come molte delle risposte in coda alle news precedenti di pari oggetto in cui ci siamo chiariti proprio su questo aspetto. Proprio per questo suggeriamo sempre di leggere le domande e risposte precedenti, prima di riproporre questioni già ampiamente dibattute. A noi alla fine basta fare copia e incolla, ma l’affastellarsi di questioni già chiarite e il riproporsi di impressioni sbagliate non aiuta e anzi confonde chi cerca risposte ai suoi dubbi…
In vista del prossimo piano industriale 2018-2021, con chiusura di almeno 1.000 filiali, esternalizzazione di lavorazioni e forse anche cessioni di ramo d’ azienda, ci sarebbe spazio per altri corposi esuberi.
L’ azienda, in questa fase, considererà quanto avverrà in futuro.
Che il piano 2018 prevederà la chiusura di centinaia di filiali è un fatto che tutti danno per scontato. Ma, come abbiamo specificato in alcune risposte precedenti, un conto sono le aspettative, un altro i fatti. Peraltro invece NON ci sono conferme di ipotesi di esternalizzazioni o cessioni di ramo d’azienda.
In ogni caso l’uscita di quasi 10.000 colleghi (la somma delle uscite già stabilite, più quelle di cui si sta discutendo) rappresenta una vera ecatombe per un’azienda di circa 70.000 persone (una riduzione di quasi il 15% dell’organico). Sinceramente non è ipotizzabile nessun ulteriore corposo esubero ed anzi chiediamo le doverose reintegrazioni di organico attraverso nuove assunzioni.
Senz’ altro concordo e lo auspico, questo era sotto inteso: un corposo fondo esuberi, usato anche come ringiovanimento del personale, assumendo molti giovani, piu’ motivati e con costi minori, beneficiando anche della decontribuzione.
Poi cio’ che accadrà col prossimo piano industriale, sarà solanente la realtà a rivelarlo.
BUONA SERA
SE UN COLLEGA HA FATTO DOMANDA PER ACCEDERE A FONDO ESUBERI, E SE PER SUOI MOTIVI PERSONALI , NON FIRMA VERBALE CONCILIAZIONE , COSA GLI SUCCEDE ? L’AZIENDA PUO’ UGUALMENTE INSERIRLO NEL FONDO ESUBERI/ FARLO DIMETTERE / LICENZIARLO, O PUO SOLAMENTE FARGLI PROVVEDIMENTO DISCIPLINARE E LUI MANTIENE POSTO DI LAVORO.,
Grazie
E’ un evento che non ha precedenti e quindi non c’è una “giurisprudenza” in merito. Da un punto di vista strettamente legale i colleghi hanno sottoscritto un’adesione esplicitamente irrevocabile e quindi l’azienda ha tecnicamente le più ampie facoltà in merito. Come gestire concretamente una tale vicenda (se dovesse realizzarsi) dovrà appunto essere visto nel caso concreto.
Comprendo le posizioni del sindacato ed e’, oltretutto encomiabile l’ impegno profuso non solo per mantenere delle accettabili condizioni di lavoro per chi resta ma anche per mantenere in efficienza la capacita’ lavorativa delle filiali (che dovrebbe essere invece preoccupazione primaria per l’azienda) ma non condivido assolutamente la situazione per cui non si accettino uscite gia’ sicuramente programmate in assenza di assunzioni. L’azienda stessa ha fornito l’ informazione al Sole24 ore (e chi altri?) da cui Mediobanca ha stimato un aumento del 2% del dividendo azionario. Le legittime aspettative di chi con 39, 40, 41 anni di contributi se ne vuole andare non possono essere sacrificate sull’ altare della contrattazione. Spero che questo sia ben chiaro dato che gli eventuali ulteriori esodi rappresentano comunque circa 3000 tessere sindacali. Grazie per l’attenzione
Infatti nessuno osteggia le uscite già programmate (cosa peraltro legalmente impossibile, visto che come sindacato abbiamo firmato un accordo collettivo per 4.000 esodi + 1.400 pensionamenti incentivati) che verranno tutte realizzate nei tempi previsti dell’accordo medesimo. Quello di cui stiamo discutendo è l’ampliamento di tali uscite di altre circa 3.600 che NON rientrano nei termini dell’accordo. Peraltro è fondamentale precisare che l’azienda ha sempre dichiarato di non avere esuberi e ha cambiato idea solo nel momento del salvataggio delle ex Venete: tutti i documenti ufficiali aziendali nonché le dichiarazioni aziendali agli organi di stampa sono tutt’ora reperibili e lo dimostrano senza alcun dubbio. Così, allo stesso modo, l’azienda non era disponibile ad allargare la platea delle domande e lo ha fatto per accogliere una nostra richiesta. Come abbiamo scritto più sopra, tale richiesta è stata fatta soprattutto perché tale estensione ci consente di tentare di negoziare l’estensione delle uscite di cui ci stiamo occupando, che diversamente (senza l’allargamento delle domande) non sarebbe nemmeno sul tavolo. La richiesta di allargamento delle uscite è una richiesta sindacale, ma tale richiesta NON può in alcun modo scaricarsi sui colleghi che resteranno al lavoro.
Incentivando il prepensionamento con opzione donna, avete fatto perdere a molte la possibilità di partecipare a questo esodo!
L’uscita incentivata era un fatto certo, il fondo è arrivato dopo e solo a causa del salvataggio ex Venete. E comunque noi abbiamo sempre fortemente ed esplicitamente sconsigliato le colleghe dall’aderire all’opzione Donne se non in casi individuali particolari
Non si sa ancora chi, e quando potrà uscire con questo esodo e già si parla di esodi biblici chiusure e drammi vari. Visto che non ci sono notizie sicure, direi di affrontare un fatto alla volta. Quando uscirà il nuovo piano industriale vedremo.
Occuparci dei numeri certi è esattamente quello che stiamo facendo: 4.000 esodi + 1.400 pensionamenti incentivati sono dati certi e non più in discussione; insieme fanno 5.400 uscite pari a oltre l’8% della forza lavoro.
Se a questi numeri certi dovessimo aggiungere i circa 3.600 che hanno fatto domanda e non rientrano nell’accordo (quelli per cui il sindacato sta cercando di ottenere l’accoglimento grazie a un nuovo accordo, che però non può scaricarsi su chi rimane) andremmo a 9.000 uscite pari a oltre il 13% della forza lavoro.
Non sappiamo se sia un esodo biblico o meno. Quel che è certo è che si tratterebbe di uscite non sostenibili senza un parziale turn over.
Comunque un dato è certo.
E cioè che il desiderio dei colleghi è uno solo: andarsene al più presto dal “posto più bello dove lavorare”.
Per cui, secondo me, il sindacato farebbe cosa buona, giusta ed assai apprezzata da tutti se riuscisse a “strappare” alla banca qualche passo indietro sulla assoluta discrezionalità nei tempi di uscita.
Che dovrebbero, esaurite le 104, essere collegati solo all’anzianità.
Ad evitare che – magari – qualcuno che pensa di “fare carriera” facendo considerare “indispensabile” il proprio ufficio, riesca a rovinare ulteriori mesi di vita ai propri collaboratori, creando ingiustizie, disparità e situazioni paradossali per cui magari uno va in esubero alle soglie del pensionamento INPS ed un altro sette anni prima.
L’anzianità (nel senso di maggio prossimità alla propria finestra pensionistica) è un criterio prevalente e – salvo le eccezioni operative che esistono e non sono “raccomandazioni al contrario” – verrà rispettato.
Quel che è certo è che nessuno del perimetro ISP starà in esodo per 7 anni. Le uscite di dicembre (salvo le uscite per 104 e o invalidità proprie o dei familiari) hanno coinvolto colleghi con la finestra entro il 2020, quindi con massimo 3 anni di permanenza nel fondo. E le uscite di aprile (quindi solo 4 mesi dopo) determineranno un fortissimo riequilibrio delle uscite in senso di prossimità alla propria finestra pensionistica.
Innanzitutto grazie per questo servizio offerto, veramente molto gradito.
Facendo rapidi “conti della serva” le dichiarati 4.500 eccedenze di risorse in questo puano industriake, sommati ai 4.000 esodi previsti dall’ accorpamento ex-banche venete, fa un totale di 8.500 esodi, se poi aggiungiano quello che dovrebbe succedere col nuovo piano industriale, potremmo arrivare alleggramente a 13.000 esodi.
Con almeno 3.000/ 4.000 assunzione i, la cosa sarebbe fattibile, in considerazione che la professionalità in molti ruoli si è ridimensionata con le nuove procedure.
I conti possono anche essere della “serva”, ma non possono partire da dati sbagliati.
Gli esuberi dichiarati in azienda al momento sono 4.000 e non uno di più. I 4.500 del precedente piano industriale erano eccesso di capacità produttiva in alcune mansioni con necessità di riconversione (effettuata, peraltro) e NON esuberi di personale. Peraltro alle riconversioni effettuate, si devono comunque aggiungere i 1.400 pensionamenti incentivati che hanno determinato una diminuzione di eccesso di capacità produttiva.
Questa è la situazione e in questa situazione noi stiamo cercando di estendere le uscite altre 3.6000, in parte chiedendo turn over e in parte “anticipando” le riorganizzazioni preventivabili nel prossimo piano industriale. I numeri sono questi e non altri.
Ribadisco , come altri colleghi, che sarebbe il caso di sapere la propria finestra di uscita … almeno per le date sicure che rientrano 2020-2021
E noi ribadiamo che è una delle richieste sul tavolo.
Se cambiano le regole del gioco, allora voglio giocare anch’io. Mi spiego:
il duplice fatto che (i) si possa prospettare l’uscita di 3.000 lavoratori in più e (ii) che l’uscita venga consentita più avanti (nei 12 mesi successivi) rispetto a quanto inizialmente previsto, ritengo debba dare l’opportunità di presentare domanda anche a chi non lo ha fatto in prima battuta.
Per quanto mi riguarda, infatti, sono stato scoraggiato dalla sicura prospettiva che la mia domanda non avrebbe avuto successo, essendo io – per epoca di maturazione dei requisiti di pensionamento – in coda alla vasta platea di colleghi interessati (mi tocca a sett. 2023).
Le regole del gioco non sono cambiate: la platea di coloro che potevano fare domanda è la stessa, nessuno poteva sapere concretamente quante domande sarebbero pervenute (come abbiamo detto più volte un conto sono le presunzioni, anche cedibili, un conto sono i fatti verificati) e fare comunque domanda (per chi interessato) era possibile e non comportava controindicazioni di sorta.
Tutto ciò detto, ribadiamo che la riapertura delle richieste per chi matura ebntro il 2023 è una delle richieste che stiamo portando avanti.
Confermate che gli esclusi da questo giro, saranno il bacino da cui attingere prioritariamente nel caso di un ulteriore fondo esubero. O con la riapertura dei giochi rischiano di essere esclusi. Io ho fatto domanda pur maturando i requisiti dicembre 2023. Ecco io vorrei sapere se proprio perché, ho comunque fatto domanda, ho più possibilità rispetto a chi farà domanda in un eventuale secondo giro
Si, è così. Nel caso di un allargamento delle uscite di questo esodo (poiché è di un allargamento dell’esodo esistente di cui stiamo discutendo), si prenderanno a riferimento le richieste già pervenute. Quella della riapertura dei termini di adesione è una richiesta aggiuntiva e non certo sotitutiva delle domande pervenute.
Quindi anche chi avesse i requisiti ago 2020, per esempio, se facesse richiesta in seconda battuta, andrebbe in coda anche ai 2023 della prima richiesta di adesione?
La senoda graduatoria seguire la prima……
Ma così sarebbero davvero in pochi a fare domanda in caso di riapertura: solo gli ago 2023.
Grazie.
Non è così. La successione logica e temporale degli eventi è:
1) Verifica definitiva e compiuta delle domande pervenute. Le prime 3.000 domande individuate secondo i criteri ormai noti usciranno certamente, con le scalettature definite secondo la dicrezionalità aziendale, temperata dai criteri di prossimità e situazioni personali / familiari.
2) Trattativa sulla possibilità di accogliere tutte le domande pervenute, anche quelle in eccedenza rispetto alle prime 3.000
3) Trattativa sulla possibilità di riaprire i termini di adesione all’esodo anche per coloro che maturano il diritto entro il 2023 e non hanno fatto domanda.
La trattativa sui punti 2) e 3) avviene il 20/12 e può concludersi in tre modi diversi:
– né accoglimento delle domande eccedenti, né riapertura dei termini
– accoglimento delle domande eccedenti, ma senza riapertura dei termini
– accoglimento delle domande eccedenti e riapertura dei termini.
Ora nel primo caso, non ci sono questioni. Nel secondo caso ovviamente usciranno solo le domande attualmente eccedenti. Nel terzo verrà definita una nuova lista che comprenderà tutte le domande eccedenti + le nuove adesioni: tutti coloro che entreranno in questa nuova lista avranno la certezza di uscire, secondo le scalettature previste dall’accordo generale.
E’quindi evidente che in nessun caso la possibilità di riaprire le adesioni escluderà chi ha già fatto domanda, e per contro (nel caso in cui si potessero riaprire le adesioni) tutti coloro che non avevano fatto domanda potrebbero presentarla adesso con la certezza di uscire.
Quindi ci sarebbe una graduatoria unica fra i 3600 eccedenti e le nuove richieste da eventuale riapertura delle domande di esubero?
Grazie.
Abbiamo cercato di spiegare in molte risposte, anche producendo i testi, che non c’è una “graduatoria” di uscite. Le uscite sono fissate tutte a giugno 2019 con una facoltà discrezionale aziendale di anticiparne alcune, secondo le sue esigenze organizzative. La “graduatoria” delll’accordo (con i suoi due criteri obbligatori ben esplicitati: prossimità del diritto pensionistico e legge 104 per sé) era quella che serviva per definire la composizione della lista dei 3.000. Se si dovesse superare il limite dei 3.000 ovviamente NON ci sarebbe più alcuna graduatoria: sarebbero accolte anche le domande eccedenti e non solo le prime 3.000. Ci sarebbe solo il bacino complessivo di coloro che possono uscire entro il 30 giugno 2019. Bacino che verrà scaglionato secondo quanto previsto dell’accordo (completa discrezionalità aziendale) temperato da quanto riportato nella lettera a latere (indicazione di tener conto della maggior prossimità del diritto pensionistico e delle eventuali situazioni di handicap dei lavoratori e del loro nucleo familiare). Tale bacino sarà composto certamente dalle prime 3.000 domande + le 3.6000 domande eccedenti (queste solo se sarà stato possibile definire un accordo per accoglierle) + le eventuali ulteriori domande a seguito di riapertura dei termini (queste solo se oltre ad essere stato definito un accordo per accogliere le domande eccedenti, sarà stato possibile definire un ulteriore accordo per la riapertura di nuove domande, che comunque devono prevedere la maturazione del diritto entro il 2023).
Nel caso che vengano accolte le domande eccedenti, varrà anche per quelli quanto stabilito nella lettera a latere? Grazie per la risposta.
Poiché la lettera a latere indica semplicemente dei criteri che temperano la discrezionalità aziendale nell’individuare gli eventuali scaglionamenti anticipati rispetto al momento di uscita definito come ultimativo nell’accordo, diventa diffcile imamginare qualcosa di diverso (sia in senso più stringente che in senso meno stringente) da applicare solo alle domande eccedenti.
A questo punto se si facesse un’infornata generale di 9000 persone, non vedo come potrebbe spostare il problema qualche centinaio in piu’, inserendo anche il 2024, giusto per non avere l’odiosa sensazione di colleghi di serie A e di colleghi di serie…(scrivete voi la lettera)
Perchè non è nemmeno detto che si riesca ad accogliere le domande eccedenti. Già solo questo accogliemento significherebbe incrementare le uscite del 90% (+3.600 rispetto base dei 4.000 esuberi da accordo), con necessità di turn over almeno parziale. E se si accogliessero le circa 2.0000 doamnde che potrebbero arrivare dal 2023 (non certo poche centinaia) allora avremmo un incemento del 140% (+2.000 + 3.600 rispetto base dei 4.000 esuberi da accordo).
Per non parlare dei costi da turn over totale di questo incremento.
E’ del tutto ovvio che lasciare a casa 5.600 persone (gli incrementi rispetto all’accordo) pagati all’80% per tot anni + contribuzione piena (generale e integrativa) più fondo sanitario e contestualmente assumere anche solo il 50% di loro per ricambio generazionale non potrebbe che vederci pienamente d’accordo. Ma temo che non siamo abbastanza in gamba per costringervi l’azienda…
Buongiorno, non mi oare abbiate ,considerato che la banca potrebbe decidere di accogliere un numero di domande superiori alle 3.000 (ma non tutte le 6.500). In questo caso sarebbe necessario un altro accordo?
L’abbiamo considerato. Ma non è quanto è emerso nelle sessioni di incontri.
Se lo scopo del tavolo sindacale è ottenere una certa soglia allargata di esuberi complessivi, per poi invocare giustamente nuove assunzioni, per me dovrebbe provare a chiedere di allargare il bacino al 2024, per l’eventuale riapertura delle richieste, altrimenti sarebbero davvero poche le nuove domande fra i circa 2.000 che hanno rinunciato alla prima richiesta.
La questione sul tavolo in ordine logico (come abbiamo spiegato) non può essere quella di allargare ulteriormente le domande prima di aver ottenuto di accogliere quelle eccedenti.
Alla luce delle risposte che sto leggendo or ora,
se fosse accettata l’accoglimento delle domande eccedenti e riapertura dei termini, sottopongo questa domanda:
se un collega, con diritto di uscita 2021, presentasse in questo secondo giro la domanda, avrebbe una priorità di uscita rispetto alla mia domanda presentata nei termini fissati e con diritto di uscita nel 2023.
La Verità questione è che se non Riusciamo prima a far accogliere le domande eccedenti chi ha il diritto nel 2023, alla luce delle domande pervenute, di fatto non possibilità di uscire
Secondo me sarebbe più corretto, in caso di accoglimento delle domande eccedenti le 3.000 previste nell’accordo, chiedere che innanzitutto vengano accolte le domande dei colleghi comunque titolari di Legge 104 anche non per se’.
Sapete cosa significa assistere un familiare portatore di handicap grave ?
Grazie
Certo è un grave problema. Per questo nella lettera a latere abbiamo inserito la 104 anche per i familiari come uno dei criteri prioritari rispetto allo scaglioni mento di uscita. Inserirlo come diritto prioritario rispetto alla List dei 3.000 non era nella disponibilità. Ma anche per questo stiamo chiedendo l’accoglimento di tutte le domande.
Ovviamente prendendo in considerazione prima quelli che hanno già fatto domanda nei termini in quanto decisi a presentarla.
Ovviamente definendo regole adeguate in sede di trattativa. È veramente impossibile dettagliare qui e ora le specificità del terzo livello subordinato (primo accogliere tutte le domande pervenute secondo riaprire le domande, terzo definire gli scaglioni di uscita) di una sessione di trattativa che deve ancora iniziare.
Vedo che il tema principale, fra gli “aventi diritto” ed i “desiderosi di averlo” è comunque la “graduatoria”.
Su cui pende l’enorme macigno della totale discrezionalità aziendale, come si è già visto nelle uscite al 30-12-2017 dove – al netto delle doverose 104 – vincono il terno al lotto colleghi con finestra fine 2020 mentre perdono la ruota della fortuna altri con finestra precedente o addirittura 2019.
Fortuna? Amici che contano? Potenza di qualche capo desideroso di emergere, che è riuscito a far considerare indispensabile la propria struttura? Mah?
Per questo mi fa molto piacere che la Fisac scriva che è sul tavolo una richiesta per la comunicazione delle finestre di uscita individuali e mi auguro davvero che riesca anche a limitare la discrezionalità assoluta della banca in materia di scaglionamento.
Se non si aumenta il numero dei potenziali esodandi, nei primi 3.000 a quale finestra pensionistica si arriva? Grazie mille.
Come abbiamo scritto nel comunicato e in alcune risposte qui sopra la verifica non era ancora completata.
Abbiamo sviscerato l’argomento nel più ampio dettaglio sulla base di tutti gli elementi a nostra conoscenza al momento.
La trattativa ricomincia tra poche ore e quindi sospendiamo i commenti in proposito fino al prossimo comunicato.