L’8 Marzo non è solo un giorno sul calendario, ma un impegno collettivo per la Giustizia e l’Uguaglianza.
Finché ci sarà disuguaglianza l’8 Marzo sarà necessario!
Alcuni motivi che lo rendono necessario anche oggi:
– Art.3 della Costituzione: oggi non ci siamo ancora!
Comma 1
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Comma 2
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Il primo comma sancisce l’uguaglianza formale tra i cittadini e le cittadine, che è cosa ben diversa dall’uguaglianza sostanziale, infatti il secondo comma obbliga poi la Repubblica ad eliminare gli ostacoli che effettivamente si presentano alle donne, riconoscendo di fatto le ingiustizie della società.
La parola chiave contenuta nell’articolo è quel “di fatto”, voluta fortemente da una delle donne costituenti, la più giovane tra le 21 costituenti, Teresa Mattei.
E oggi non ci siamo ancora!
– La parità di carta: dal contratto alla realtà lavorativa delle donne!
Nonostante la direttiva europea n. 2023/970 vieti la discriminazione retributiva di genere ed i contratti nazionali e, ove presenti, quelli di secondo livello non prevedano alcuna disparità, nella realtà le donne nel 2024 hanno guadagnato mediamente, a parità di ruolo ed anzianità, il 13% in meno degli uomini: come se avessero smesso di percepire lo stipendio il 15 novembre 2024.
Una delle cause di questo gap è sicuramente legata alle cure parentali che quasi sempre gravano sulla donna. La cura dei figli, dei genitori anziani e purtroppo qualche volta dei propri cari disabili, portano la donna a scegliere la via del part time o dei congedi con una penalizzazione di fatto della retribuzione e della carriera.
– Piu’ povere anche in pensione!
L’INPS, nell’Analisi dei divari di genere del mercato del lavoro e nel sistema previdenziale del 2024, evidenzia che il divario in termini di reddito è significativo: le donne rappresentano il 52% dei pensionati, ma percepiscono il 44% dei redditi pensionistici, con un importo medio mensile inferiore del 36% rispetto agli uomini. Questo divario è costante anche nelle singole tipologie di pensioni.
Le riforme del sistema pensionistico susseguitesi negli anni, che hanno legato l’accesso al pensionamento all’anzianità contributiva e all’incremento della speranza di vita, hanno anche portato a partire dal 2020 ad un aumento dell’età media di pensionamento delle donne maggiore di quella degli uomini. Inoltre le donne più difficilmente maturano i requisiti contributivi per la pensione anticipata e devono attendere quella di vecchiaia.
LA FISAC CGIL E’ IMPEGNATA PER L’ELIMINAZIONE DI TUTTE LE DISUGUAGLIANZE CON LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA E LA TUTELA DEI DIRITTI INDIVIDUALI
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